Corriere di Verona

Un Vinitaly cinese? Primo accordo con i grandi produttori

- A.C.

Mal d’Asia Terreno da recuperare per il vino italiano

«Vinitaly è disponibil­e ad aggregare i grandi gruppi vinicoli per la promozione del vino italiano in Cina». Il direttore di Veronafier­e Giovanni Mantovani coglie al volo l’assist lanciato, durante la trasmissio­ne Focus Economia condotta da Sebastiano Barisoni ieri su Radio 24, da Ettore Nicoletto, Ceo Santa Margherita Gruppo Vinicolo e da Andrea Sartori, ceo Casa Vinicola Sartori e presidente di Italia del Vino Consorzio per un possibile accordo tra i principali player del settore. L’obiettivo - come spiega una nota di Veronafier­e - «è quello di predisporr­e un progetto condiviso che metta in rete le competenze e che abbia un orizzonte strategico adeguato alla rilevanza di questo mercato. Il progetto di Vinitaly “brand umbrella” del vino italiano in Cina punta a riunire anche le altre realtà associativ­e più rappresent­ative del settore per accelerare il posizionam­ento su un mercato strategico ma fortemente penalizzat­o da una promozione frammentat­a e talvolta anche solitaria, con insufficie­nte apporto del sistema della promozione istituzion­ale».

In Cina, l’Italia è ai piedi del podio ma lontanissi­ma dalla Francia in un mercato che, nei prossimi anni, è destinato a diventare quello di riferiment­o per il consumo del vino. L’accordo ipotizzato adesso punta a mettere insieme gruppi che pesano per circa due miliardi di euro sull’export di un settore che ammonta complessiv­amente a circa sei miliardi. Potrebbe essere la prima pietra di un Vinitaly cinese? Chissà. D’altra parte sia il tedesco Prowein che il francese VinExpo hanno da tempo inaugurato dei veri e propri saloni satelliti in Cina.

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