Corriere di Verona

TRA VINO E CAMPO, LA VITA DEL «VIGNERON»

Cugino di Sante, ex colonna dell’Hellas negli anni ‘50, è uno dei più apprezzati produttori veronesi: 16 diplomi da Tre Bicchieri. «Il successo della Valpolicel­la? Merito di Carlin Petrini e Gigi Piumatti»

- di Lorenzo Fabiano

Giù il sipario, il Vinitaly spegne le luci, la città torna alla sua naturale bellezza dopo lo sfarzo del gran ballo dei tannini. Tra gli addetti ai lavori c’è chi si se ne rallegra: «Sì, perché a

dìr la verità mì stò bèn nel mè campo». Parola di un vigneron puro come Lorenzo Begali. Una vita in vigna: lui e il «campo», il «campo» e lui. Senza l’uno non c’è l’altro. Magro, i solchi del vento sul volto ruvido, mani segnate dal lavoro, occhi che sopra quei baffetti ti trasmetton­o vita: «Fò poche robe, ma quèle poche vòi farle bèn».

Giù il sipario, il Vinitaly spegne le luci, la città torna alla sua naturale bellezza dopo lo sfarzo del gran ballo dei tannini. Tra gli addetti ai lavori c’è chi si se ne rallegra: «Sì, perché a dìr la verità mì stò bèn nel mè campo». Parola di un vigneron puro come Lorenzo Begali. Una vita in vigna: lui e il «campo», il «campo» e lui. Senza l’uno non c’è l’altro. Magro, i solchi del vento sul volto ruvido, mani segnate dal lavoro, occhi che sopra quei baffetti ti trasmetton­o vita: «Fò poche robe, ma

quèle poche vòi farle bèn»; abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo parecchi anni fa quando andavamo a trovarlo nella sua casa di Cengia, poche ma buone anime a ridosso di Pedemonte, a degustare i suoi vini e finendo inevitabil­mente per arguire di cose di pallone tra un fetta di genuina soppressa, un tozzo di pane, e un generoso calice di Valpolicel­la con lui e suo cugino Sante Begali, gentiluomo e indimentic­ata bandiera dell’Hellas Verona degli anni ‘50: «Sante era per me il fratello che non avevo mai avuto. Sono dieci anni che non c’è più e mi manca tantissimo. Era qui tutti i giorni a farmi compagnia e mi dava pure una mano in cantina». Classe 1943, Lorenzo cresce nella contrada di Mazzano, sopra Negrar, dove è la nonna Delfina ad allevarlo. Mamma Attilia si è spenta quando lui aveva appena cinque anni. Suo padre Giordano, uno che si è fatto il fronte sul Carso nel ‘15, cura i suoi due ettari di terreno. Nel vigneto il piccolo Lorenzo ci va di pomeriggio al ritorno da scuola: «Altro che stàr a casa a far i compiti. A quei anni lì, a siè o otto anni té eri xà omo, e ghèra da laoràr ore e ore. Altri tempi. Adesso vedo che i mè neòdi i ghà da studiar, da far sport, da andar via con gli scout: i ghà più impegni lòri de Trump...!».

All’inizio gli affari sono imperniati sulla vendita dell’uva, per passare poi alla vinificazi­one e alla vendita del vino sfuso: «Allora l’uva valeva 200 lire al kg. Pian piano il valore cominciò a crescere, finché decisi di puntare

Nel campo 2+2 non fa 4: una gelata, una tempesta, e addio. I giovani studiano e pensano di sapere, ma nel campo non basta

tutto sul vino. Nel 1960 comprai il mio primo campo per un milione di lire». Passa qualche anno, a una festicciol­a Lorenzo incontra Adriana, deliziosa fanciulla della zona: nel 1969 la porta all’altare, ventisei anni lui, radiosa ventenne lei. Le darà due figli, Tiliana e Giordano, entrambi oggi a fianco del padre in azienda. Per le prime bottiglie bisogna attendere gli anni ‘80: la prima etichetta è datata 1985: «Allora il vino più richiesto era il Recioto, ne producevo 80 ettolitri l’anno». Il decennio seguente fa registrare il grande boom della Valpolicel­la e dei gioielli che escono dalle sue cantine: «Fu merito del fondatore di Slow Food Carlin Petrini e di Gigi Piumatti, allora curatore

della celebre Guida ai Vini d’Italia. S’innamoraro­no della Valpolicel­la. Il responsabi­le per il Veneto, Sandro Sangiorgi, portò noi piccoli produttori a visitare le cantine in Piemonte: da noaltri girava le galìne, da lòri parèa de

stàr dentro una sala operatoria. Capimmo come si doveva lavorare. Fu la svolta. Allora l’Amarone valeva 3.000 lire al litro; oggi si quota a 10/11 euro». Arrivano i successi: nel 1999 Lorenzo si aggiudica a Negrar il prestigios­o Palio del Recioto. Da lì è una lunga scia di soddisfazi­oni: dal 2002 a quest’anno la cantina Begali ha fatto un filotto di sedici diplomi da Tre Bicchieri sulla guida del Gambero Rosso. Nemmeno l’America è da meno, con i riconoscim­enti dall’evangelico Wine Spectator.

Oggi da 12 ettari di vigneto si ricavano 100.000 bottiglie, il 70% delle quali vanno oltre confine e oltre oceano. Da Cengia agli Usa, fino al Giappone, la strada è lunga ma tutto sommato il passo è stato pure breve: «Negli ultimi 20/30 anni la Valpolicel­la ha subito una vera trasformaz­ione. Il cemento è a dir la verità un po’ troppo per i miei gusti, ma su queste colline ci sono vigneti stupendi e curati come giardini. Il vino ha di fatto attratto gli stranieri». E la vita nel «campo», è cambiata? «No, perché nel campo 2+2 non fa mai 4. Una gelata, una tempesta, e addio. I giovani i pensa de savèr tutto perché i ha studià. Ma nel campo nò basta mìa...!» Ecco che al tavolo si unisce il nipote Alberto, 13 anni, la «cantèra» della quarta generazion­e, idee chiare: «Vorrei fare il Liceo Scientific­o e poi Enologia per venire qui a lavorare con il nonno. Lui mi ripete sempre una cosa...». «E cioè?» chiedo. «Il contadino lavora tantissimo e guadagna pochissimo». Risate in tavola. Caro Alberto, quella era la dura legge del «campo». Fanne tesoro. Ti sarà di grande aiuto. Il «campo» è vita.

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Lorenzo Begali nel suo vigneto controlla la qualità del raccolto da cui nascerà il suo vino pregiato «Non riesco a stare lontano dal mio campo», spiega il vignaiolo della Valpolicel­la
Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di...
La sua uva Lorenzo Begali nel suo vigneto controlla la qualità del raccolto da cui nascerà il suo vino pregiato «Non riesco a stare lontano dal mio campo», spiega il vignaiolo della Valpolicel­la Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di...
 ??  ?? In cantina Lorenzo Begali nella sua cantina di Pedemonte. Cominciò a lavorare in un vigneto già quando andava a scuola
In cantina Lorenzo Begali nella sua cantina di Pedemonte. Cominciò a lavorare in un vigneto già quando andava a scuola

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