Calcioscommesse, Pellissier tra i 31 rinviati a giudizio
Tra i 31 imputati che dovranno affrontare il processo anche Conteh (ex del Chievo) e gli ex dell’Hellas Bellavista e Turati
C’è anche Sergio Pellissier, lo storico capitano del club della Diga, tra i 31 imputati rinviati ieri a giudizio dal gup del Tribunale di Bologna Francesca Zavaglia nell’ambito del processo sul calcioscommesse. Si dovrà difendere a processo dall’accusa di associazione a delinquere pluriaggravata finalizzata alla frode sportiva.
Quando, tra gli oltre 130 indagati iniziali, spuntò anche il suo nome, Sergio Pellissier scosse senza esitazioni il capo: «Sono assolutamente tranquillo ed estraneo ai fatti: sono stato tirato in ballo ingiustamente». A due anni di distanza, però, compare anche lo storico capitano del club della Diga tra i 31 imputati rinviati ieri a giudizio dal gup del Tribunale di Bologna Francesca Zavaglia nell’ambito del processo sul calcioscommesse. Non è comunque l’unico calciatore veneto (d’origine e/o d’adozione) che si dovrà difendere a processo dall’accusa di associazione a delinquere pluriaggravata finalizzata alla frode sportiva: accanto a ex azzurri del calibro di Beppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Mauri, spiccano infatti anche l’ex giocatore dell’Hellas Antonio Bellavista, il trevigiano di Valdobbiadene Mauro Bressan, l’ex del Chievo Kewullay Conteh, l’altro trevigiano Luigi Sartor, l’ex dell’Hellas Marco Turati. Da notare che lo stesso Doni ha, nel suo passato, diversi anni trascorsi a Verona prima di approdare al grande calcio. Discorso a parte invece per un altro veronese (di Cerea), Enrico Sganzerla (vedi
articolo a fianco): si tratta dell’unico non calciatore (infatti è un commercialista) e dell’unico, tra i 32 imputati ieri sotto accusa in udienza preliminare, che è stato prosciolto dalle accuse per non aver commesso il fatto e che dunque non andrà a processo.
Per tutti gli altri 31, veneti compresi, invece, la prima udienza dibattimentale davanti al Tribunale collegiale di Bologna è stata calendarizzata al prossimo 19 giugno. Si tratta di un processo che affonda le radici nel 2011 da un’inchiesta della procura di Cremona, che aveva portato anche ad alcuni arresti e poi venne trasferito ad aprile 2017 in Emilia per motivi di competenza territoriale. Poi all’inizio del mese, nell’udienza del 5 aprile, il pm Roberto Ceroni ha sollevato un conflitto negativo di competenza, indicando nuovamente Cremona come sede per celebrare il processo, e il gup Zavaglia ha deciso di inviare tutti gli atti alla Corte di Cassazione per dirimere la questione. In attesa del pronunciamento della Suprema Corte, però, il processo proseguirà a Bologna.
L’accusa da cui si dovrà difendere Pellissier è di aver fornito, quantomeno dal 2009 al 2011, notizie «certe» circa l’andamento di alcune partite del Chievo, anche per averle lui stesso «condizionate» assieme ad alcuni compagni di squadra che non sono stati identificati, il tutto per ottenere «lauti guadagni» con le scommesse. Le informazioni sarebbero state girate ai due
dominus dell’organizzazione, il tabaccaio Massimo Erodiani e l’ex calciatore Antonio Bellavista, direttamente o per il tramite degli ex calciatori Massimiliano Longhi (già suo compagno alla Spal) e Gianfranco Parlato. Diverse le gare del Chievo finite sotto la lente degli inquirenti. A partire da Napoli- Chievo del 31 maggio 2009, finita 3-0, di cui Pellissier avrebbe informato Bellavista e su cui anche alcuni giocatori del Chievo avrebbero puntato soldi sulla loro stessa sconfitta. Ci sono poi ChievoCatania 1-1 del 21 marzo 2010, che già quando fu disputata aveva attirato sospetti per il volume anomalo di puntate, e Inter-Chievo 4-3 del 9 maggio 2010: Pellissier avrebbe informato per tempo Bellavista, tramite Longhi e Parlato, rispettivamente del pareggio e dell’«over 3,5», in gergo una gara con più di quattro gol. E poi ancora: il giorno prima di Parma-Chievo del 6 marzo 2011, Pellissier avrebbe comunicato a Bellavista la volontà di chiuderla con un pareggio (finirà 0-0), mentre con Parlato avrebbe discusso della gara successiva, con la Fiorentina, del 13 marzo (vinta dai Viola 1-0). C’è poi un riferimento Chievo-Livorno, del 17 aprile 2010, finita 2-0. Il giorno prima, il commercialista Manlio Bruni (altro personaggio chiave dell’inchiesta) commenta con il direttore sportivo del Perugia Roberto Goretti il fatto che la Snai non prendesse puntate per l’incontro. «Conoscendo i soggetti… Spinelli, Pelliss(ier)», dice Bruni: per il pm un «evidente riferimento alle scommesse esorbitanti che prevedibilmente i due, il primo presidente del Livorno e il secondo calciatore del Chievo, avevano come di consueto effettuato, facendo crollare le quote». Bellavista avrebbe tentato di truccare anche Chievo-Bari del 2011, coinvolgendo come investitori gli «zingari», e PalermoChievo, ma senza riuscirci. Di Cagliari- Chievo del 13 febbraio 2011, finita 4-1, parla invece Signori con Bruni, per dirgli che è stato concluso l’«over».
Per tutti i veneti, l’accusachiave è di essersi «associati» per «commettere una pluralità di frodi e truffe ai danni delle società di calcio e degli scommettitori leali con cadenza almeno settimanale e in stretto contatto con il gruppo criminale degli “zingari”, attivo in Croazia e Ungheria».