Orgoglio Sboarina: «Verona da serie A, guarda all’Europa»
Il sindaco: così facciamo squadra per crescere Il Comune e la crisi dei due club scaligeri
Grande tifoso gialloblù, sportivamente Federico Sboarina è «deluso» dal suo Hellas, ma anche da un Chievo che «a Natale prometteva ben altro». Ma le due squadre di calcio cittadine che scivolano verso la serie B, secondo Sboarina, non sono rappresentative di una città che «è in serie A a prescindere da chi la amministra. L’Arena ce l’abbiamo solo noi, la nostra posizione è invidiabile, ci sono tante cose che abbiamo ereditato, non ultima la capacità imprenditoriale dei veronesi». Semmai - aggiunge - «sta a noi portarla ai vertici, fargli fare la Champions».
Grande tifoso gialloblù, sportivamente Federico Sboarina è «deluso» dal suo Hellas, ma anche da un Chievo che «a Natale prometteva ben altro». Alla Virtus promossa in serie C, invece, «complimenti». Il pallone è spesso metafora della vita e della politica - lo stesso Sboarina, in campagna elettorale, si era definito «il capitano di una squadra» ma, in questo caso, secondo il sindaco, le due squadre di calcio cittadine che scivolano verso la serie B non sono rappresentative di una città che «è in serie A a prescindere da chi la amministra. L’Arena ce l’abbiamo solo noi, la nostra posizione è invidiabile, ci sono tante cose che abbiamo ereditato, non ultima la capacità imprenditoriale dei veronesi». Semmai - aggiunge «sta a noi portarla ai vertici, fargli fare la Champions». Con quale strategia, sindaco?
«Due binari, che devono procedere paralleli. Da una parte, la continua attenzione alle cose di tutti i giorni: le buche sulle strade, i marciapiedi, per cui abbiamo stanziato i primi 3,5 milioni di euro. La città deve essere pulita, ordinata, sicura. Su questa base, vanno costruiti i grandi progetti,
su cui stiamo lavorando con molti fronti aperti. Da Verona capitale della cultura, al rilancio della Fondazione Arena, al Central Park all’Arsenale, tenendo presente che c’è una presenza turistica che è esplosa: a noi l’onere di alzare quell’asticella». Quale tipo di percorso immagina, in concreto?
«Pensiamo al festival del diritto Lex and the City, che abbiamo presentato negli scorsi giorni: è l’indice di un’offerta culturale, magari di nicchia, ma altamente qualificata. Allo stesso tempo, con una serie di rapporti internazionali con Cina, Russia e altri che sto coltivando, bisogna cogliere tutte le occasioni che una città come Verona naturalmente attrae».
Intanto però cresce la preoccupazione di chi teme un centro che diventa invivibile, come Venezia. Come prevenirlo?
«Non certo con i tornelli, per noi impensabili. Per prima cosa, va delocalizzato il flusso turistico, troppo concentrato sull’asse piazza Bra e piazza Erbe. Per questo vogliamo alleggerire sempre più la Bra da eventi, valorizzare luoghi come lungadige San Giorgio, piazza San Zeno, la sinistra Adige. E poi costruendo un nuovo tipo di mobilità: l’Alta velocità, un servizio pubblico a basso impatto ambientale, il grande parcheggio scambiatore a Verona Sud: in quel modo avremo migliaia di macchine che in città nemmeno ci entrano».
Sulla mobilità non si può dire, ad oggi, che Verona sia da serie A, non trova?
«È vero. Paghiamo una serie di scelte urbanistiche scellerate, in particolare a Verona Sud. Bisognerà mettere mano allo sviluppo urbano in modo deciso».
Una delle sue grandi scommesse è il Central Park, per cui c’è una trattativa con le Ferrovie per l’ex Scalo merci. Una sua promessa elettorale: è oggi più ottimista? «Sì, sono più fiducioso, anche
se è una partita complicata, difficile, legata all’arrivo dell’Alta capacità ferroviaria con il tunnel di base del Brennero, operativo nel 2026. Ma pensiamo a come sarà più semplice, ad esempio, venire alla nostra fiera in treno: scendendo dal treno, attraversando un parco, a piedi»
Rispetto al recente passato, con lei il Comune pare essere meno protagonista, si ritaglia più un ruolo di regista, talvolta dietro le quinte. È così?
«Io ho sempre parlato di fare squadra, e così mi comporto. I miei contatti con i rappresentanti delle varie istituzioni sono costanti, quasi quotidiani. Pensiamo alla Fondazione Arena, con il coinvolgimento di Camera di Commercio e Cattolica: il rilancio arriverà, ma intanto si vede già un meccanismo che si è messo in moto. Ma pensiamo anche all’aeroporto Catullo: non voglio fare polemiche, ma mi vien detto che il Comune in passato non se ne sia interessato un granché forse perché non ha una grande partecipazione societaria. Ma la città di Verona, se vuole crescere, non può prescindere dall’aeroporto».