Da Melegatti a Glaxo, chi teme per il posto
Maggio sarà il mese delle decisioni. I sindacati: «La politica e Confindustria trovino le soluzioni»
Ieri, l’ultimo tavolo istituzionale in Regione; lunedì prossimo la scadenza più importante per Melegatti, chiamata a depositare in tribunale il piano di concordato. Se i giudici non dovessero valutare sostenibile il piano presentato dai soci Melegatti, per la storica azienda dolciaria la fine sarebbe vicina. Per il salvataggio, rimane aperta la soluzione Hausbrandt (oltre all’ipotesi dell’interesse di nuovi fondi d’investimento) ma va compreso chi avrà la forza di sostenere un debito che sembra superare i 50 milioni di euro. Dall’incontro di ieri con l’assessore al Lavoro Elena Donazzan non sono emerse grandi novità, a parte la mancata presenza dell’azienda, determinata dalla convocazione di un «importante cda». Per questo l’assessore si è premurato di convocare nuovamente la proprietà domani, per comprendere le decisioni assunte nel corso del cda. La Regione ha comunque garantito il proprio supporto, anche in sede ministeriale se fosse necessario.Ma la complessa crisi Melegatti non è l’unico conflitto lavorativo aperto, nella nostra provincia.
Lo stabilimento Unilever di Sanguinetto ha già avviato la procedura di licenziamento collettivo per 42 dei suo dipendenti. La multinazionale ha deciso un taglio drastico dei posti di lavoro (quasi un quarto degli attuali 204 dipendenti) a seguito di una crisi dei consumi che ha investito l’Europa, soprattutto per quanto riguarda i prodotti a marchio Knorr. A Sanguinetto, infatti, viene realizzato il brodo Knorr nelle sue varie forme (dado, granulare, in gelatina) cosa che ha fatto propendere i vertici della multinazionale per un sostanziale ridimensionamento della capacità produttiva. Decisione contro la quale le organizzazioni sindacali unite hanno dichiarato assoluta indisponibilità. Per questo, dopo due incontri nella sede di Confindustria Verona andati a vuoto, domani i lavoratori dello stabilimento si riuniranno in assemblea per decidere quali forme di protesta attuare.
E sempre nel settore agroalimentare, anche Dal Colle sta vivendo momenti di turbolenza. L’azienda dolciaria ha deciso di esternalizzare la parte finale del processo produttivo dei suo dolci. Lavoratori e sindacati dichiarano l’impossibilità, da contratto nazionale, all’utilizzo di cooperative all’interno dell’azienda e questo sta portando più di qualche tensione, oltre che assemblee già fissate per le prossime settimane. L’ultima grande vertenza aperta è quella che riguarda il colosso farmaceutico Glaxo Smith Kline. In questo caso, la multinazionale sta trattando la vendita di Glaxo Manufacturing, cioè la parte di azienda che si occupa di produzione di cefalosporine, business da cui la capogruppo è intenzionata a uscire. Il fatto è che lavoratori e sindacati chiedono certezze su livelli occupazionali, prospettive industriali e permanenza a Verona dello stabilimento, senza aver fino ad oggi ottenuto alcuna risposta. Il nodo, non di poco conto, è che sono occupati in Glaxo Manufacturing circa 250 persone. Per questo giovedì, l’intera azienda si bloccherà per un primo sciopero di 8 ore cui, in mancanza di informazioni, seguiranno altri. «Queste quattro vertenze – analizza Michele Corso, segretario generale Cgil Verona – pur diverse nella loro origine, hanno un minimo comune denominatore: Verona non è riuscita ad agganciare la ripresa. Dei temi del passaggio generazionale nelle aziende, della ricerca di condizioni di lavoro sempre più precarie da parte della multinazionali, se ne discute da 20 anni eppure Verona e il suo tessuto imprenditoriale non li hanno affrontati». Sono questioni, quindi, che i sindacati chiedono tornino al centro dell’agenda, anche politica. «La tutela dei lavoratori precari – chiarisce Lucia Perina, segretario generale Uil Verona – è una chiamata alla responsabilità dell’attuale politica, ma anche Confindustria deve lavorare per trovare soluzioni perché i segnali di queste crisi vengono da lontano».