Omicidio alla casa del clero «Don Rocco fu strangolato»
I medici legali: venne ucciso. Ma la difesa non ci sta
Delitto del seminario: udienza chiave, al processo per l’omicidio volontario di Don Giuseppe Rocco. A deporre in aula sono stati due consulenti della Procura, il medico legale Fulvio Costantinides e il collega Fabio Cavalli, esperto di radiologia forense, che hanno rimosso anche gli ultimi dubbi sul decesso 4 anni fa dell’anziano sacerdote triestino trovato morto nella sua stanza della Casa del Clero. Don Rocco, hanno infatti sostenuto, è stato soffocato e strozzato. Da chi? Al momento, le accuse si concentrano su un unico imputato, il sacerdote veronese don Paolo Piccoli, che con fermezza ha sempre negato ogni implicazione nel delitto. «Quanto sostenuto dai medici legali - ha commentato l’avvocato dell’imputato, Vincenzo Calderoni - non dimostra la colpevolezza del mio assistito. Dimostra l’azione di un soggetto, non di don Piccoli». In ogni caso, tramonta l’ipotesi che si sia trattato di un decesso per cause naturali: a parere dei due esperti, il fatto che il parroco 92enne soffrisse di problemi di respirazione, tanto da portarsi spesso le mani al collo, anche con forza (come testimoniato da numerose persone che conoscevano il sacerdote), non avrebbe nulla a che fare con il decesso. Non si sarebbe quindi trattato di decesso naturale, né tanto meno di una morte auto prodotta in modo involontario durante una crisi respiratoria. In base alla ricostruzione accusatoria, invece, don Rocco sarebbe stato aggredito nella sua stanza mentre era a letto. Qualcuno gli avrebbe tappato la bocca e gli avrebbe stretto il collo fino ad ammazzarlo.