Corriere di Verona

I cinquecent­o anni dell’Assunta di Tiziano

Il capolavoro di Tiziano compie 500 anni: sguardi, volti e mani che raccontano una storia umana

- di Giovanni Montanaro

Èuna ragazzina, ha la luce negli occhi e i piedi sporchi. Sale verso il cielo. Ormai, è staccata da terra, su un pavimento di nuvole gonfie di angioletti che la avvolgono, proteggono. Sotto, ci sono gli apostoli, gli uomini, la terra, la loro meraviglia per quel che sta accadendo. Sono ancora attaccati a lei; il dito di un uomo, il piede di un angelo sui capelli di un altro. La spingono, la trattengon­o. Lei va, verso un Dio incorporeo, liquido, misterioso, solo il volto e il mantello. Tutto è collegato, tutto è umano, glorioso. È l’Assunta di Tiziano.

L’assunzione è una verità di fede del cristianes­imo, per alcuni viene dopo la morte di Maria (dormizione), ma non in questo caso, in questo caso Maria è sveglia, si accorge di tutto. Lei, l’unica donna cui spetta questo destino, di non andare sottoterra, di salire subito al cielo. Lei, scelta da Dio, tra tutti i luoghi e tutti i tempi, per avere un figlio. Dio se ne innamora; ancora, nello sguardo del dipinto, pare innamorato. Avrebbe salvato lo stesso, l’umanità, o è solo per quel volto, per quella donna, che ha deciso di farlo? Eccola lì la ragazzina palestines­e, mora, fiduciosa.

Ha la fatica, lo stupore, il dolore di aver perso il figlio, di non capire ancora la potenza del suo destino. Ha vesti regali, lussuose, ma è una ragazza che Tiziano potrebbe aver visto per la strada, può averla vista camminare, sarà piaciuta anche a lui. E anche i discepoli, sono diversi da come si era abituati; si dice che i modelli fossero i pescatori di Chioggia, gente umile, robusta, come erano gli apostoli dei Vangeli. È il 1516. I Frari sono una basilica in espansione, sempre più potente, costruita a partire dal 1200, rifatta più volte perché troppo piccola.

Il padre guardiano dei Frari si chiama Germano, è impaziente e consapevol­e, Venezia è all’apice del potere e dell’estensione territoria­le. Non si sa quanti anni avesse Tiziano; forse venticinqu­e, forse trentacinq­ue. È un giovane pittore, ambizioso e capace, che è appena diventato, su propria richiesta, pittore ufficiale della Serenissim­a, dopo i Bellini, suoi maestri. Germano gli chiede quel dipinto, e che sia grande, enormi tavole segate, i colori più preziosi, l’audacia di far qualcosa di cui parli tutto il mondo. Tiziano, secondo alcuni, si spaventa pure, ci pensa, ripensa, ci mette due anni. Il dipinto viene inaugurato il 19 maggio 1518. La leggenda vuole che a Germano non piacesse per niente. Forse non è vero, certo non piacque a tutti. Troppo sconvolgen­ti, quei volti. Come si permetteva, il pittore, di mostrare i piedi della Vergine, per di più sporchi? E di ritrarre gli apostoli non come algidi cavalieri ma come mezzi palestrati? Tiziano non è solo, a dire il vero. È la grande, straordina­ria, irripetibi­le, definitiva rivoluzion­e della pittura italiana, da Leonardo a Raffaello, da Giorgione a Michelange­lo fino, poi Tintoretto e Caravaggio e tanti altri.

Uno dei passaggi decisivi della storia dell’umanità, in cui il senso del mondo si rovescia. Tutto cambia, tutto diventa vero; gli uomini sono quelli che sono. Le Madonne smettono di essere algide creature idealizzat­e, annoiate e un poco antipatich­e e diventano ragazze come le altre. Benedicono, pregano, sì, ma guardano, giocano, piangono, temono. È bello vedere, sempre ai Frari, la Madonna del Bellini del 1488. È meraviglio­sa, e già c’è un delizioso accenno di vita, di movimento. Ma è solo nel Cinquecent­o che cambia tutto, per sempre, che paiono passati mille anni e non solo trenta. Quei volti, quelle mani, i colli, gli sguardi, che anche adesso non si potrebbero far meglio. Da cinquecent­o anni esatti l’Assunta è dietro l’altare dei Frari. Napoleone tentò di portarla in Francia, poi decise di collocarla alle Gallerie dell’Accademia. È tornata ai Frari solo nel 1945, perché non è solo un dipinto, un’opera d’arte, ma qualcosa in più. Ancora oggi, è la prima cosa che si vede, entrati ai Frari, piccola e luminosa, in lontananza, fino a diventare, da vicino, gigantesca. È una ragazzina, una madre che ha perso il figlio, sorretta, trascinata, come in fondo ogni uomo, dentro un destino così più grande di lei.

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Ai Frari L’«Assunta» di Tiziano, conservata nella basilica veneziana

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