Corriere di Verona

Materne contro le Usl «Ci invitano a tenere i bimbi non vaccinati»

La Fism denuncia: «Lo mettano per iscritto»

- Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Caos vaccini, la Fism accusa: «Ci sono Uls che ci dicono, ma solo al telefono, di lasciar correre sul divieto d’accesso a nidi e materne dei bimbi non vaccinati. E’ intollerab­ile». Situazione a macchia di leopardo a pochi giorni dai divieti. A Rovigo, poi, non sono stati neppure inviati alle scuole gli elenchi dei bimbi.

«Intollerab­ile. Ci sono Usl che, rigorosame­nte al telefono, dicono ai dirigenti scolastici, ai responsabi­li dei nidi e delle scuole per l’infanzia di lasciar correre per quest’anno, di far entrare comunque i bimbi non vaccinati. Ma la legge è chiara, pretendiam­o una nota scritta dall’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto che sollevi dalla responsabi­lità civile chi è in prima linea».

Stefano Cecchin, responsabi­le veneto della Fism che riunisce gli asili e i servizi per l’infanzia legati alle parrocchie e agli istituti ecclesiast­ici, trattiene a stento la rabbia. I primi tre giorni di applicazio­ne senza più proroghe del decreto Lorenzin sul divieto ai bimbi «inadempien­ti totali» di accedere a nidi e materne sono stati pesanti. «Pesanti perché siamo alla follia totale - spiega Cecchin - noi abbiamo fatto la nostra parte inviando alle Usl gli elenchi dei bimbi i cui genitori non avevano presentato al 30 aprile alcun documento, neppure la prima prenotazio­ne per un vaccino. La legge è chiara: non si entra se non si è in regola, fa specie leggere l’appello al “buon senso” di Coletto. Ma scherziamo - non si tiene più Cecchin - qui parliamo di minori. Una legge dice che non possono entrare, e se un bimbo di questi banalmente cade e si fa male? O se urta un compagno regolarmen­te accettato e quest’ultimo si rompe un braccio? La responsabi­lità civile di chi sarebbe?». A complicare la vita di chi deve in prima persona applicare il decreto Lorenzin nel proprio asilo non è tanto il documento da consegnare ai genitori che ribadisce il «divieto d’ac- cesso» letto da alcuni come «espulsioni» e da altri come metodo più civile per evitare scenate ai cancelli, quanto la geografia leopardata delle aziende sanitarie.

«Per l’intera provincia di Rovigo le Usl ci dicono di non essere neppure in grado di restituirc­i gli elenchi aggiornati di chi può o non può entrare attacca Cecchin - ma scherziamo? Le Usl di Treviso e venezia hanno ritardi a macchia di leopardo sul fronte dell’anagrafe vaccinale informatiz­zata. Non è possibile accettare questa disparità di trattament­o, le famiglie, giustament­e, non lo capiscono».

E a proposito di disparità difficilme­nte spiegabili, ieri girava furiosamen­te fra i protagonis­ti di questa tragedia all’italiana la delibera del Comune di Trieste che fa cadere il divieto d’accesso fino a fine anno scolastico. «Non si sa a che titolo» conclude Cecchin. La tensione, ormai alle stelle, è tutta concentrat­a fra le sedioline a misura di bimbo degli asili. Dall’Anci, infatti, non si segnala alcuna richiesta di sindaci in ambasce di fronte ad allontanam­enti forzati. Il problema, per ora, resta tutto sulle spalle degli asili multicolor­i del territorio.

La politica, da parte sua, dal Carroccio al M5S, parla un’altra lingua. Il presidente della Regione Luca Zaia ribadisce: «Il nostro modello puntava sul dialogo, si è deciso per la coercizion­e e questi sono i risultati». Massimo Bitonci, insieme agli altri parlamenta­ri veneti della Lega ha già presentato un progetto di legge per abolire l’articolo 3 del decreto Lorenzin, quello che blocca l’accesso per chi non è in regola: «E’ assurdo, illogico e contrario alla nostra Costituzio­ne». Sulla stessa linea anche la consiglier­a regionale M5S Patrizia Bartelle che parla di «tragedia legale sulla pelle degli innocenti».

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