Legge speciale per le città d’arte Tutti d’accordo in parlamento
Lega, Pd, M5S: coro di sì per la proposta di Venezia e Firenze
Peccato non ci sia un governo, perché se ci fosse, par di capire che i «poteri speciali» per i sindaci delle città d’arte sarebbero cosa fatta. Sono infatti tutti d’accordo, dalla Lega al Pd, passando per i Cinque Stelle. Forza Italia ha già una legge pronta, basterebbe solo ritoccarla e (ri) presentarla. Ma fino a quando non diventerà operativo il parlamento, in stand-by oramai da un mese, con i ministri in carica soltanto per il disbrigo dell’ordinaria amministrazione (Viminale compreso), difficilmente si andrà oltre la solidarietà, l’adesione ideale alle richieste avanzate in coro da Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia, Federico Sboarina (Verona) e Dario Nardella (Firenze).
I tre sindaci, alle prese nelle loro città con l’assedio dei turisti, chiedono una legge speciale, pensata e scritta ad hoc per le città d’arte, che preveda la possibilità di istituire il numero chiuso negli accessi, di programmare le locazioni turistiche e gli alberghi diffusi (in una parola: Airbnb), di imporre norme stringenti per le case tramutate in mini-hotel, dalle fosse biologiche alla sanificazione degli ambienti, dal rispetto di standard minimi di metratura all’osservanza di rigidi regolamenti per la convivenza con gli altri condomini, di finanziare incentivi per i residenti e il ripopolamento dei centri storici. E poi c’è la sicurezza: misure contro l’accattonaggio e l’ubriachezza molesta, la possibilità per la polizia municipale di procedere con il fermo in cella per chi si macchia di episodi di degrado. E ancora, sul fronte del commercio, giri di vite contro abusivi, take-away e cibo etnico, per fare spazio alla ristorazione e all’artigianato locale. Infine, forse la più ovvia delle proposte: la creazione di un’Albo per sapere chi affitta e cosa e poter stangare chi piglia i soldi in nero.
«Condivido in pieno l’idea di Brugnaro e devo dire che Nardella, pur essendo del Pd, in passato si è sempre contraddistinto per scelte pragmatiche e di buonsenso in controtendenza con la demagogia del suo partito, penso al regolamento anti kebab - dice il deputato della Lega ed ex sindaco di Padova Massimo Bitonci, che ancora non sapeva della nuova proposta del sindaco fiorentino, dare agli italiani punteggi più alti nell’assegnazione degli alloggi pubblici -. Il turismo è una manna sul piano economico ma non può diventare la piaga che distrugge i nostri centri storici costringendo i residenti alla fuga». D’accordo Mattia Fantinati, deputato Cinque Stelle di Verona: «Prima della legge, però, occorre uno studio a livello nazionale che permetta di individuare misure valide per Venezia e per Roma, per Firenze e per Napoli, sennò, lasciando eccessiva autonomia ai sindaci, si rischia un pericoloso faida-te e il caos. La legge può nascere dal confronto tra il parlamento e i sindaci, fermo restando che questi ultimi, specie sul commercio, hanno già oggi ampi poteri non sempre sfruttati a pieno, ad esempio sul fronte dei controlli anti abusivismo».
Non si deve cominciare da zero, spiegano Andrea Causin e Andrea Ferrazzi, senatori di Forza Italia e del Pd. Il primo già nella scorsa legislatura aveva presentato una legge per la sicurezza urbana che
Andrea Causin (Fi) Si potrebbe partire dalla mia proposta di legge sulla sicurezza urbana
rendeva penalmente rilevanti comportamenti oggi classificati come «anti sociali» o meramente maleducati (c’era, tra le altre misure, il fermo fino a 15 giorni in cella di sicurezza chiesto a gran voce da Brugnaro): «Sono convinto vada riconosciuta la specialità delle città che vivono impattanti flussi turistici e per questo sono costrette a fronteggiare non soltanto difficoltà sul piano gestionale ma anche finanziario, basti pensare alla spesa che i Comuni devono sopportare per lo smaltimento dei rifiuti o l’impiego di un numero straordinario di agenti della polizia locale. È sufficiente una legge ordinaria, non occorrono chissà quali riforme, se il parlamento verrà messo nelle condizioni di fare il suo mestiere penso la si potrà approvare rapidamente».
Il dem Ferrazzi ricorda invece la proposta di legge della senatrice De Giorgi, poi parzialmente assorbita dal decreto Franceschini, «che ha permesso alle città d’arte di fare alcuni passi in avanti sul fronte della regolazione del commercio. Ora quei principi e quelle intuizioni vanno estese alla ricettività, perché non tutti possono ospitare tutti dovunque, indiscriminatamente, e all’artigianato, che a Venezia, ad esempio, sta scomparendo lasciando il campo ad un parco commerciale di infima qualità. Servono poteri speciali perché queste città sono speciali: pretendere di applicare la stessa legge su tutto il territorio nazionale, che uniforme non è, fa soltanto danni».