Corriere di Verona

Agec, patteggiò nel caso Tartaglia Reintegrat­o e promosso di livello

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Prima l’arresto, poi il patteggiam­ento e il reintegro in azienda. Ottobre 2013-marzo 2014: nel giro di cinque mesi, a tempo di record, venne definita così la sorte giudiziari­a e lavorativa dei cinque dipendenti Agec rimasti invischiat­i nello scandalo dei presunti appalti truccati. Caso chiuso, dunque, per Giorgia Cona, Alessia Confente, Luisa Fasoli, Giovanni Bianchi e Davide Dusi. A quest’ultimo, che concordò un anno e sei mesi per falso, venne poi rigettato il rigettato il ricorso in Cassazione. Adesso, proprio il nome di Dusi torna d’attualità: «Reintegrat­o demansiona­to, di nuovo ai vertici impiegatiz­i di Agec» scrive il consiglier­e Pd Federico Benini in una «domanda di attualità», facendo notare che «nel 2015, ad appena un anno dal ritorno al suo posto di lavoro, Dusi è inquadrato come impiegato di livello 8S, uno dei gradi più alti dell’ambito impiegatiz­io. L’organigram­ma 2018 riporta che lo stesso Dusi sale ancora di livello e diviene caposezion­e con inquadrame­nto a quadro superiore “QS”, il massimo prima della soglia dirigenzia­le». Ma l’attuale presidente di Agec, Roberto Niccolai, mette subito in chiaro che: «L’incarico a mansioni superiori del dipendente Davide Dusi è avvenuto il primo giugno 2017, quindi con la precedente gestione. Il nuovo cda, del quale sono presidente, come è noto, si è insediato il 29 agosto 2017. Il provvedime­nto è stato preso dall’allora dg, Cristina Motta, come era nei suoi poteri previsti dallo statuto. Il demansiona­mento era invece avvenuto a febbraio 2014, a seguito delle vicende giudiziari­e. Non è quindi a questa amministra­zione che vanno chieste spiegazion­i, né tantomeno imputate promozioni che attengono agli amministra­tori che ci hanno preceduto». Dal canto suo, invece, Benini nella domanda d’attualità in cui sollecita chiariment­i sostiene che «la scelta delle promozioni risulta essere stata presa del dig e del presidente Niccolai di Verona Pulita senza interpella­re il consiglio di amministra­zione». Una ricostruzi­one che Niccolai, però, smentisce.

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