Gli ex tecnici e le crisi gialloblù Fascetti: «Verona, rosa non all’altezza» Delneri: «Chievo, ti sentivi già salvo»
Il parterre è regale a Bardolino, dove Raffaele Tomelleri ospita sul palco della sua «Palla Lunga e Pedalare» Osvaldo Bagnoli, Gigi Delneri, Eugenio Fascetti, e Gigi Maifredi per una serata dedicata al mestiere dell’allenatore. In un paese da 60 milioni di commissari tecnici, non è roba da poco. «Bisogna vedere se la squadra, la fa lui o la società. Poi uno fa con quello che ha» apre Eugenio Fascetti. «L’allenatore, o entra o sta al di fuori della squadra. Io entravo» prosegue Gigi Maifredi. Per Gigi Delneri «devi essere credibile per i tuoi calciatori. Si dà rispetto per riceverlo». La forza del gruppo fu la ricetta vincente di Osvaldo Bagnoli: «Il mio principio era quello che fossero i giocatori a crearlo seguendo il modo di giocare che davo io. Nelle loro vite private non entravo». Fascetti torna sui suoi trascorsi al Verona, una promozione eroica in A seguita da un esonero: «Ottenemmo la promozione nonostante il fallimento. Eravamo soli, io, Claudio Calvetti, e Franco Landri. I soldi per pagare i viaggi per le trasferte erano un problema. Quella era una squadra di bravissimi ragazzi. L’anno successivo fu indebolita: avevamo addirittura due presidenti. Stojkovic rimane il giocatore più forte che io abbia mai allenato. Purtroppo, quando stava per ritrovare la condizione giusta, tornò rotto da una partita in Germania col Resto del Mondo. Raducioiu, fu invece una sciagura. Avesse segnato solo il 20 per cento dei gol che sbagliò, avremmo chiuso a metà classifica. Il mio esonero fu ingiusto ed è una ferita che brucia ancora».
Maifredi racconta della sua esperienza alla Juve, «non ero pronto», e delle rituali telefonate dell’Avvocato sul far del mattino: «Michel di qua, Michel di là. Era affascinato da Platini. Poi cominciò a tessere le lodi di un tal “Basten”. “Avvocato, è Van Basten” lo corressi io».
Bagnoli torna sul sipario che scese sulla sua carriera di allenatore: «L’armonia del gruppo è la prima cosa: le motivazioni le devono avere i giocatori. Al mio secondo anno all’Inter ebbi a che fare con dei lavativi nello spogliatoio. Mi fecero passare la voglia di allenare. “Cosa sto a fare qui, se questi non mi seguono?” mi chiesi. E infatti da allora non allenai più». Quello di Antonio Cassano è un nome che va dritto al cuore di Eugenio Fascetti: «Lo vidi per la prima volta giocare a 16 anni con la Primavera del Bari. Pensai subito che giocatori così si contavano sulle dita di una mano. Antonio si porta dietro un’infanzia difficile, è vissuto allo stato brado tra le vie di Bari Vecchia. Pensavo che col tempo migliorasse, ma quando gli si chiude la vena non lo tieni più». Col genietto di Bari Vecchia il tema si sposta sulle dolenti note del Verona attuale: «La storia col Verona? Secondo me - prosegue il tecnico viareggino - ha visto la squadra e se ne è andato. E ha avuto ragione. Il cammino dell’Hellas è stato brutto. La rosa non era all’altezza della categoria. Ora non resta che far tesoro degli errori e ripartire». Non si scosta molto Bagnoli: «Tanti giocatori nuovi, ma se quelli che dovrebbero rendere, non rendono, allora son problemi seri. Al Verona serviva un centravanti. Si pensava potesse arrivare a gennaio e invece sono arrivati giocatori con altre caratteristiche». Gigi Delneri analizza invece la posizione del Chievo: «È da anni che sta lì a lottare. Questa è stata un’annata particolare. La flessione è arrivata, quando la squadra si è sentita tranquilla. Secondo me riuscirà a salvarsi. Lorenzo D’Anna è carismatico, è un lottatore, e ha grande temperamento. Ha sviluppato le sue idee di calcio, ed è soprattutto un uomo-Chievo. Credo possa dare la svolta, senza dimenticare quanto di buono ha fatto Rolando Maran. Mi spiace per lui. Detto questo, faccio un grande in bocca al lupo a Lorenzo». La chiusura al Mago della Bovisa: «Dite che ho fatto la storia? Boh...in campo si va per vincere, mica per perdere». Applausi e risate in sala.
Fascetti In estate Cassano aveva visto la squadra e se n’è andato
Delneri / 1
La flessione del Chievo di Maran è nata da un eccesso di tranquillità
Delneri / 2
Con D’Anna sarà salvezza, lui è un grande lottatore