Corriere di Verona

Ermanno Olmi e il Veneto, una lunga amicizia

La storia di un lungo legame: il film sui recuperant­i, la scuola di Bassano, la Mostra del Cinema

- D’Ascenzo

Quando nel 2008 la Biennale gli assegnò il leone d’Oro alla carriera, Ermanno Olmi aveva già vinto la Palma d’Oro a Cannes per

L’albero degli zoccoli nel ‘78, il leone d’Argento a Venezia per Lunga vita alla signora! nell’ ‘87 e il leone d’Oro per La leggenda del santo bevitore l’anno dopo, oltre a numerosi premi sparsi in una carriera lunga una vita. Eppure nell’accettarlo - il regista nato a Bergamo il 24 luglio del ‘31 e morto ieri ad Asiago - se ne uscì con una delle frasi semplici che poteva benissimo aver scritto per qualche personaggi­o dei suoi film: «Mi sento disse - come quando alla fine dell’anno la maestra ti faceva un sorriso e ti diceva: Olmi, promosso».

Lui, che aveva smesso di andare a scuola in terza media perché la trovava «mortalment­e noiosa» come raccontò a Daniela Padovan nel libro intervista Il sentimento della

realtà e che una scuola (di cinema) anni dopo l’avrebbe fondata proprio in quel Veneto che lo accolse a 28 anni, nel ‘59, quando per la prima volta si inerpicò fino ad Asiago per andare a parlare con Mario Rigoni Stern del progetto che aveva in testa: fare un film dal suo romanzo Sergente nella

neve. Il film non si fece mai, ma nei due mesi che i due trascorser­o sull’Altopiano fianco a fianco tutti i pomeriggi («la mattina io dormivo, lui lavorava», raccontava il maestro), nacque una comunanza con lo scrittore veneto e un amore mai tradito per la terra che lo ha adottato e che lui ha scelto come luogo del cuore. Quell’Asiago racchiusa nella Val Giardini, la valle che sale in direzione monte Zebio, dove ricostruì una delle trincee della Prima guerra mondiale per il suo ultimo film, quel Torneranno i prati girato interament­e sull’Altopiano nel 2014, protagonis­ta, tra gli altri, Claudio Santamaria.

Asiago era il luogo dove ritirarsi, vicino a Rigoni Stern ma anche all’amico Adriano Celentano, che gli consegnò il Leone d’oro alla carriera chiedendog­li se fosse vero, come andava ripetendo, che non aveva più niente da dare al cinema: «Ho paura - disse col suo sorriso candido - che ci sia ancora qualcosa che ho voglia di dire». E di cose, sul Veneto, Olmi ne aveva raccontate parecchie e alcune ne raccontò anche dopo quel dorato 2008. Aveva iniziato nel ‘57 col documentar­io Venezia città

moderna sul contrasto tra la città d’acqua e la velocità di Porto Marghera commission­ato dall’Edison, che in lui credette fin dall’inizio, investendo in macchinari per fargli realizzare una serie di film industrial­i. Nel ‘70 Olmi tornò in Veneto con I recuperant­i, film per la television­e girato ad Asiago e ambientato nel secondo Dopoguerra. «Un’indagine su tutti gli aspetti del territorio - dice Antonio Costa, saggista, storico del cinema e profondo conoscitor­e dell’opera di Olmi -. In questo film il regista è riuscito a rendere il paesaggio al di fuori dell’oleografia». Poi venne il documentar­io Gli artigiani veneti dell’86 e nel ‘92, quando la fama del leone d’Oro a Venezia ancora lo seguiva, se ne uscì con Lungo il fiume, un film girato sul Delta del Po su ispirazion­e di un amico di Rovigo che riuscì a fargli cogliere «nell’andamento del fiume un paradigma del modello cristiano».

L’anno dopo Olmi affrontò il Comelico per girare Il segreto del bosco vecchio tratto dal romanzo del bellunese Dino Buzzati con Paolo Villaggio, girato tra Auronzo di Cadore, il passo Tre Croci, e il Comelico Superiore. Un film per il quale raccontò: «Il primo giorno di riprese realizzai che Villaggio non riusciva a esprimere la parte. In quel momento capii che avrei sudato sangue per tutte le riprese». Nel 2009, a Roncade, riprese l’eremo di Un uomo senza desideri per il documentar­io

Terra madre con Slow Food. Per ultimo ancora Asiago: nel 2014 in Torneranno i prati Olmi filma un inverno nevoso per restituire l’Odissea di un gruppo di soldati alla vigilia di Caporetto.

Ma perché dalla Lombardia scelse come dimora Asiago? Per Costa «tutti quegli elementi che contribuis­cono a creare una cultura contadina di montagna, qui forse trovano un legame con la terra d’origine anagrafica di Olmi: la provincia di Bergamo ha molte affinità con questo territorio». Ma Olmi e il Veneto oltre ai premi, dal Dodici Apostoli al premio Masi - è anche l’idea di una scuola di cinema in provincia, fondata nell’82 a Bassano del Grappa. Da lì passarono talenti come Francesca Archibugi, Giorgio Diritti e Maurizio Zaccaro. «Il problema è aiutare i ragazzi a trovare dentro di sé le motivazion­i per intraprend­ere un percorso così difficile», ripeteva. Ecco la sua eredità.

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(Errebi) Ciak A sinistra, Rutger Hauer nella «Leggenda del Santo Bevitore» (1988). Sopra, Paolo Villaggio nel «Segreto del bosco vecchio» (1993). Sotto, Olmi cerca attori a Mestre nel 1986
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