Soldi da negozi per «proteggerli»: condannato carabiniere
Castagnaro, dovrà scontare tre anni e sei mesi di reclusione per estorsione. Ma il pm ne chiedeva 5
Ricatti a negozianti in cambio di soldi. Estorsioni ai danni di privati da cui avrebbe ottenuto denaro. Nonostante il ruolo di carabiniere che ricopriva, avrebbe violato in più di una circostanza la legge che avrebbe invece dovuto tutelare e far rispettare ogni giorno. E adesso, in base alle contestazioni di cui ieri mattina è stato ritenuto responsabile dal giudice per l’udienza preliminare Livia Magri, il militare dell’Arma (tale risultava la veste che ricopriva all’epoca delle accuse di cui è stato riconosciuto colpevole dal gup) Roberto Mongelli dovrà scontare la pena di tre anni e sei mesi di reclusione.
L’ipotesi di reato che gli era già costata l’iscrizione sul registro degli indagati e che ieri si è tramutata per lui in condanna di primo grado,risultava quella di estorsione: secondo la ricostruzione accusatoria delineata al termine dell’inchiesta dalla procura scaligera, infatti, il carabiniere (che, stando al quadro rappresentato nel capo d’imputazione operava allora come vicecomandante in servizio presso la stazione di Castagnaro) avrebbe chiesto e ottenuto alcune somme di denaro da privati (nella fattispecie si sarebbe trattato di negozianti) in cambio di «protezione».
Di qui, da parte degli inquirenti, la contestazione dek reato di estorsione: stando al quadro tracciato dal pubblico ministero, il carabiniere avrebbe reiterato il ricatto estorsivo in almeno quattro diversi episodi e nei confronti di altrettanti parti lese (di cui nessuna, però, risultava ieri in aula all’ex Mastino costituita parte civile per ottenere dall’imputato la refusione del danno subito). Delle quattro circostanze ipotizzate a suo carico nel corso della requisitoria accusatoria, ieri il militare dell’Arma è stato ritenuto responsabile unicamente di due episodi: si spiega così la condanna alla pena finale di tre anni e sei mesi di reclusione a fronte dei cinque anni sollecitati dal pubblico ministero a coronamento della requisitoria pronunciata in udienza. Da precisare, comunque, che quello giunto ieri a conclusione con la sentenza del gup Magri, risultava un giudizio con il rito abbreviato: significa che l’imputato ha comunque beneficiato dello sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale. Adesso per la difesa bisognerà attendere il deposito delle motivazioni, dopodiché risulta praticamente già certo il ricorso in appello per impugnare il verdetto.