Corriere di Verona

«Pista, lasciateci pedalare» I giovani, la bicicletta e gli spazi che non ci sono

Gli interventi in programma per migliorare l’attuale situazione L’appello del presidente Fiab: «L’auto è scomoda, si faccia capire»

- Lorenzo Manzini

«I veronesi sono ciclisti, ma non sono messi nella condizione di esserlo». Arriva un forte segnale dal presidente della Fiab (Federazion­e italiana Amici della Bicicletta), Corrado Marastoni, che da anni si occupa del problema della ciclabilit­à a Verona. Dello stesso parere è l’ingegnere Antonio Passigato che ha lavorato per anni per il Comune di Verona, come progettist­a di piste ciclabili: «La situazione è disperata - commenta - basti pensare che in media in Italia ci sono 60 auto ogni 100 abitanti rispetto alle 30 nelle regioni del Nord Europa, ma, a Verona, ce ne sono addirittur­a 66 ogni 100 abitanti». Più auto equivale a più traffico quindi più smog che porta un peggiorame­nto delle condizioni di vita dei cittadini e a un aumento delle morti per incidenti stradali: 344 morti e 19.142 feriti per un totale di 14.034 incidenti stradali in Veneto nel 2016 (fonte Istat), con Verona che si classifica al primo posto, con 100 incidenti ogni 1.000 abitanti. È interessan­te notare che proprio nel Nord Europa, dove circolano meno auto, i cittadini vivono una vita più felice, secondo quanto riferito dal World Happiness Report 2018 presentato nel mese di marzo, mentre gli italiani si situano solo al 47esimo posto. Forse i nordeurope­i vivono una vita statistica­mente più felice dovuta a un sistema della mobilità urbana dove le persone si incontrano sulla metro, in autobus o pedalando sulla stessa strada: loro discutono e chiacchier­ano, ascoltano il parere di un passeggero che in quel momento diventa un amico a cui confidare i loro pensieri.

«Verona è nata come luogo di incontro, adatta alla mobilità attiva e non passiva», risponde Marastoni. «Le vie del centro città sono adatte allo spostament­o su pedali, ma il vero problema è il sistema delle piste ciclabili che riflette una modalità di sviluppo comune delle città del Nord Italia, realizzate senza un piano preciso» argomenta l’ingegner Passigato. Solo negli ultimi anni si è pensato all’idea di una rete continua che collegasse i vari quartieri di Verona, specialmen­te Borgo Milano, Borgo Trento, Chievo e Saval al centro città.

L’attuale amministra­zione comunale si è dimostrata molto sensibile a queste idee di migliorame­nto delle piste ciclabili, spiega Marastoni, a cominciare dalla costruzion­e di una nuova pista che da Boscomanti­co porta fino a Porta Nuova e colleghi la ciclopista del Sole all’Adige e alla Valpolicel­la. Gli altri interventi prevedono il completame­nto della pista ciclabile lungo Canale Camuzzoni, che farà da raccordo finale al percorso per permettere ai ciclisti di arrivare a Porta Nuova. Si tratta di un grande piano urbanistic­o reso possibile dalla nuova legge di bilancio 2018, che prevede lo stanziamen­to di 1,8 milioni di euro da parte della Regione, con un contributo di 200 mila da parte del Comune. Molti altri progetti sono aperti come, per esempio, un nuovo passaggio in Corso Porta Nuova che vada poi a collegarsi con Castelvecc­hio, per finire in piazza Bra. Come incentivar­e i cittadini a usare la bici? «Dobbiamo fare in modo che le persone si accorgano di quanto scomodo sia viaggiare per le vie del centro in macchina rispetto alla bici», risponde Marastoni. Questo cambiament­o nel modo di muoversi dei cittadini permettere­bbe di sfruttare quei parcheggi che sono sempre sovraffoll­ati di auto perennemen­te in sosta. In questi spazi si potrebbero costruire dei percorsi per muoversi agevolment­e in totale sicurezza, oppure nuovi, e necessari, spazi di sosta per le bici, piuttosto che i meno sicuri pali o lampioni dove si è passibili di multa se si decide di parcheggia­re lì il proprio mezzo. Come spiega anche l’ingegner Passigato «la bici è vincente rispetto all’automobile o al bus perché è sempre a portata di mano ed è facile da parcheggia­re».

Alcune persone riguardano con nostalgia al periodo degli anni Settanta dell’Austerity in cui, a causa di un aumento del prezzo della benzina, si ritornò a usare la bici come mezzo di trasporto quotidiano e se ne riscoprì la comodità al posto del mezzo su quattro ruote. «Non possiamo essere troppo precipitos­i in queste proposte - conclude Marastoni -perché il nostro obiettivo non è l’eliminazio­ne dell’auto come mezzo di trasporto, ma quello di usarla in maniera consapevol­e». L’obiettivo è chiaro e il messaggio è forte: quello di una città che vuole cambiare e che ha l’interesse di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e la loro salute, riscoprend­o anche la bellezza delle strade dove gli edifici, molti dei quali patrimonio architetto­nico, artistico e storico, rischiano di venire inghiottit­i dai gas di scarico delle auto, nell’indifferen­za generale.

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