Corriere di Verona

Tra choc e speranza: «E ora col mutuo?» «Remiamo insieme»

- (r.piv.)

«Ma c’è qualcosa in arrivo? Cartoni, bobine, semole?». Risposta: «Non so». «Qui ci mancano cartoni e bobine. Stanno fermando le linee. Non capisco perché hanno fatto partire la produzione senza il materiale». Breve scambio in chat tra due dipendenti di Pasta Zara, ieri mattina: dice molto sulle acque difficili in cui rema, oggi, l’azienda trevigiana. Il debito coi fornitori, 45 milioni, pesa: se il materiale in entrata è meno fluido rispetto al (ricco) passato, il motore produttivo batte in testa. A dir la verità, dentro la piccola Fiat dei produttori di pasta il morale non pare a terra. Certo, lo choc c’è stato. «Sono qui da 12 anni - racconta un’impiegata con orario ridotto, 44 anni, due figli - e mai avrei pensato di arrivare a questo punto. Solo a dire che lavorarvi in Pasta Zara lo sguardo della gente si illuminava». Il nome, fino a ieri, voleva dire solidità, sicurezza... «E spero torni così», accenta la nostra, che aggiunge: «Non ce l’ho con nessuno, sia chiaro. Qui mi hanno solo aiutato quando ho avuto bisogno. Spero solo che sia la soluzione giusta (il concordato,

ndr) e che sappiano quel che stanno facendo. Ho fiducia nelle capacità di Furio Bragagnolo e spero di non dovermi pentire. Mi ha deluso aver saputo dai giornali quanto spero ci verrà spiegato oggi (nell’assemblea convocata nel pomeriggio, ndr)».

Ai cancelli d’ingresso, fine o principio che sia del viale intitolato a Franco Bragagnolo, padre dell’attuale presidente, l’uomo della svolta internazio­nale di Zara, arriva qualche comprensib­ile «non so, ho fretta». Qualcuno, invece, si concede. Impiegato: «Niente nomi, grazie. Io la vedo in positivo. Non so bene cosa stia succedendo ma ho fiducia nei soci, Friulia e Simest, e nei Bragagnolo soprattutt­o». Un po’ di ansia tra voi circola? «Preoccupaz­ione c’è. C’è gente col mutuo a scadenza e se salta anche solo una rata sono problemi. Speremo ben...». Altro impiegato; «Non ne sappiamo granché, cadiamo un po’ dalle nuvole. Sono tutte voci di corridoio, per ora». Date le voci, come state? «Sto con le dita incrociate, scrivilo come ti pare. Ho sempre avuto fiducia, almeno fino all’altro giorno e sono qui da 14 anni...». Rate, mutui, bollette, figli da mandare a scuola: la scossa alle certezze rianima ansie del quotidiano. Altra voce, di donna: «Qui lavorano coppie sposate, padri e figli. Se mancano due stipendi è dura. Loro (i Bragagnolo, ndr) hanno buone scorte, noi no». Meno quotidiane le ansie dei fornitori. Un camionista ci passa il padroncino al telefono: «Lavoro per Pasta Zara da 28 anni, avrei ancora fiducia ma vorrei capire...». Tre camion più due a contratto, 95% delle commesse con l’azienda di Riese, quattro fatture non pagate per 120 mila euro: «Se mi dicessero, che so, che perdo il 30%, potrei dire: ci sta. La vita è questa e la si affronta ma...». Se perde tutto chiude? «Eh sì». Ha i soldi per il gasolio il prossimo mese? «No». Alle 14, Furio Bragagnolo ha parlato ai dipendenti: «Un bell’intervento - spiega Luca Faganello, rsu per Uila Uil -. Vista la situazione di difficoltà, ha chiesto a tutti noi di restare uniti, fare squadra e continuare a considerar­ci parte di una famiglia. Ci è stato spiegato che il piano di rientro sarà elaborato dopo il via libera al concordato; quanto allo stipendio di aprile, l’azienda ci ha detto che non va considerat­o perso. Sarà erogato più avanti, quando il quadro sarà migliore. Da parte nostra c’è l’impegno a remare tutti nella stessa direzione. Lo sentiamo dentro e non c’è, per altro, altra strada possibile». C’è da fare: molto.

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