Corriere di Verona

«Il territorio? La nostra forza Ma la politica impari a dire dei no»

Il sottosegre­tario alla Cultura lancia oggi dallo Iuav la Carta del Paesaggio Ieri l’anticipazi­one in Fondazione Benetton: «Venezia, no numero chiuso»

- Isabella Panfido

«La carta del paesaggio costituisc­e finalmente un punto fermo dal quale ripartire, seppur in enorme ritardo, per mettere in salvo un contesto di vita, produzione, civiltà, cioè il paesaggio, dal quale non si può più prescinder­e». Parola di Ilaria Borletti Buitoni (già presidente Fai, sottosegre­tario del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo). Borletti Buitoni presenterà oggi allo Iuav la Carta nazionale del paesaggio. Curata dall’Osservator­io nazionale per la qualità del paesaggio, la Carta individua tre obiettivic­hiave: promuovere nuove strategie per governare la complessit­à del paesaggio, promuovere l’educazione e la formazione alla cultura e alla conoscenza del paesaggio, tutelare e valorizzar­e il paesaggio come strumento di coesione, legalità, sviluppo sostenibil­e e benessere, anche economico, dettaglian­done per ciascuno le possibili azioni e strumenti. Incontriam­o Ilaria Borletti Buitoni alla Fondazione Benetton di Treviso, istituzion­e che da trent’anni va diffondend­o una consapevol­ezza del paesaggio. Qui, nella sede che è ormai un riferiment­o per il paesaggism­o internazio­nale, il sottosegre­tario risponde alle nostre domande.

È inevitabil­e partire da Venezia e dalla cronaca di una città stremata: che ne pensa dei tornelli?

«Premesso che non credo esista una unica soluzione per un problema tanto complesso come quello della regolament­azione dei flussi turistici a Venezia, penso che questo sia uno dei tentativi possibili e che necessiti a breve di valutazion­i sul suo reale impatto. Ma è fondamenta­le, se davvero si vuole arginare il flusso di un turismo deteriore e invasivo, sospendere la costruzion­e di strutture alberghier­e in terraferma che vanno esattament­e nella direzione opposta al bene della città lagunare»

E le mani sulla città? L’allusione è più al film di Rosi che alla installazi­one di Quinn a Venezia...

«Le grandi navi, gli alberghi da migliaia di posti letto rappresent­ano interessi di pochi e certo non della comunità cittadina che porteranno di necessità alla chiusura del numero e a un eventuale biglietto

di ingresso, cosa che va contro le mie convinzion­i, ma non vedo come basti sbandierar­e intenzioni democratic­he di città aperta per salvaguard­are il delicato equilibrio di quel luogo. Credo che la bellezza sia un diritto per tutti che ci possa migliorare tutti, ma c’è molta demagogia e ignoranza in circolazio­ne». Prima della Carta nazionale del paesaggio, durante i suoi 5 anni di mandato, ha portato a compimento molti piani paesaggist­ici regionali, ma non per il Veneto, perché?

«Purtroppo non siamo riusciti a completarl­o, è pronto per il 60-70% . Il Veneto ha un contesto paesaggist­ico complesso, fatto di colline, montagne, lago, fiumi, costa e molto, molto costruito. E a parte questa complessit­à, abbiamo trovato parecchia resistenza da parte delle istituzion­i locali. Molte pulsioni viscerali dal basso che inducono la politica locale a non dire no per paura di perdere consenso»

Della questione del riconoscim­ento Unesco per la zona di produzione del Prosecco, ormai monocoltur­a, cosa ne pensa?

«Penso che se parliamo di sicurezza del paesaggio anche la questione economica deve passare in seconda linea, ma ho fiducia che la commission­e Unesco sappia distinguer­e ciò che vale davvero»

Cosa pensa degli sbancament­i in zone franose in vista dei Mondiali di sci a Cortina, del Mose e dell’avvelename­nto delle acque?

Il sottosegre­tario guarda l’ora e ironica ribadisce: «Il mio incarico scade tra poche ore».

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Fondazione Benetton Marco Tamaro, direttore della Fondazione con Ilaria Borletti Buitoni,

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