Fame di tecnici, il Veneto va al Sud Pool di Pmi fa le prime 9 assunzioni
Trovati tra Sardegna e Abruzzo: da lunedì in azienda dopo due mesi di formazione
Tecnici e ingegneri sono indispensabili per alimentare la ripresa, ma in Veneto sono introvabili. Ma c’è anche chi, oltre che ad attivare la lamentela sulle figure introvabili, ripresa in Veneto in parallelo all’uscita dalla crisi, cerca anche di muoversi per trovare soluzioni. Che i prossimi 9 assunti in 4 aziende meccaniche dell’Alta Padovana provengano perciò da Sardegna e Abruzzo non deve sorprendere. Da lunedì alle linee produttive di «Piovan», «La Meccanica», «Sariv» e «Vöstalpine», nel triangolo fra Cittadella, Borgoricco e Fontaniva, prenderanno servizio nove giovani ospitati a carico delle aziende per due mesi, hanno svolto 200 ore di formazione all’Enaip di Cittadella e ora sono pronti. Con un contratto iniziale di somministrazione di tre mesi mostreranno ai datori di lavoro «in pectore» cosa sanno fare. Le probabilità di un’assunzione a tempo indeterminato sono elevatissime e su questo, al netto delle capacità dei giovani selezionati su una rosa di 30 candidature poi ridotte a 15, gioca anche il fatto che alternative non ce ne sono.
«Trovare in altre parti d’Italia lavoratori idonei alle esigenze delle nostre aziende meccaniche – precisa Omer Vilnai, delegato di Confindustria per l’area di Cittadella – è uno dei quattro rami di un progetto attivato da un paio d’anni. Gli altri tre si concentrano su un aspetto che suona paradossale: chi frequenta una scuola tecnica ha un contratto di lavoro in tasca ancor prima di affrontare la maturità; ma ad iscriversi sono sempre in meno. Perciò continuiamo a portare in visita alle nostre aziende ragazzi di seconda media, per mostrare come una fabbrica oggi sia profondamente diversa da quella che probabilmente loro hanno in mente. E stiamo cercando anche di dialogare con le famiglie».
Pure Nicola Sartore, direttore generale di Sariv di Fontaniva, individua un limite culturale, un continuare a vedere nel metalmeccanico un «Cipputi» con la tuta blu macchiata d’olio: «Forse è anche un problema nostro, non siamo mai riusciti a ‘venderci’ bene e così, nell’immaginario collettivo, la collocazione percepita nella scala sociale dell’addetto meccanico resta agli ultimi posti. Se un ragazzo preferisce cercare impiego da commesso alla Decathlon, insomma, non deve stupirci».
Va tuttavia evidenziato che le figure specializzate oggi cercate dalle imprese hanno profili definiti. Di personale generico disponibile nelle nostre zone ce n’è. Quelli che mancano sono i ben formati, capaci di svolgere precise lavorazioni di livello superiore. Il modello concepito dalla delegazione confindustriale di Cittadella, dopo una prima esperienza-pilota lo scorso anno indirizzata ai saldatori, e non così fortunata, con le correzioni introdotte oggi ha comunque il vantaggio di essere replicabile rapidamente non appena se ne presenti la necessità. I rapporti con l’agenzia interinale che ha curato le selezioni in Sardegna, Marche, Abruzzo e Molise, la Tempor, sono rodati così come quelli con l’Enaip. Così per Mattia Pilloni, meccanico termico e manutentore di 25 anni di Cagliari, entrare da lunedì alla «Meccanica» è un’opportunità che in Sardegna non avrebbe avuto: «Il progetto veneto l’ho conosciuto cercando su Internet soluzioni alla disoccupazione. Sapevo che mi sarei dovuto trasferire, ma ho deciso di presentarmi anche per un’esperienza personale nuova. Naturale, lasciare la tua terra è un sacrificio – conclude – ma non è più come l’emigrazione del secolo scorso. Cagliari, alla fine, è a un’ora di volo».