Parla Battistini «Hellas, riparti da giovani forti e un grande ds»
C’è l’Udinese: «Match per il futuro»
Un modello da seguire, «ma non soltanto per il Verona, bensì per qualunque altro club». Graziano Battistini parla dell’Udinese. Lui, ex dei bianconeri come pure dell’Hellas, ora agente, non si fa trarre in inganno dalla stagione turbolenta della squadra friulana, di scena al Bentegodi domani: «Hanno bisogno di punti per avvicinarsi alla salvezza e motivazioni evidentemente più marcate, ma il Verona deve giocare al meglio per dare segnali utili per la programmazione futura, c’è chi deve dimostrare di meritarsi di far parte della squadra che verrà allestita in estate».
Battistini, se per l’Udinese l’annata è stata difficile, per l’Hellas è stata disastrosa.
«Troppe cose non hanno funzionato. Per questo occorre guardare avanti da subito, collocando le persone giuste nei posti giusti. Inoltre è determinante ridurre la distanza che si è venuta a creare con la tifoseria. Basta poco per recuperare la fiducia perduta».
Cosa c’è de da imputare a Fabio Pecchia?
«Gli errori si commettono, li fanno tutti, ma la responsabilità è di ogni componente di una società, non di uno solo. Quello principale, per lui, è stato non trovare una quadratura chiara: i cambiamenti di formazione sono stati continui, eccessivi. Il Verona non ha mai avuto un’identità definita. D’altro canto la rosa aveva dei limiti e tante decisioni sono state obbligate: un cane che si morde la coda, insomma. Non è semplice, d’altro canto, dare giudizi dall’esterno. E per Pecchia io provo rispetto».
Tutto da gettare in questo Hellas?
«Non penso. Faccio un esempio del passato: nel 1998 ero il portiere del Verona, la nostra stagione in B fu deludente, la gente era arrabbiata. Poi arrivò Cesare Prandelli, senza stravolgere la rosa furono inseriti dei giovani di valore, si creò una splendida alchimia e nacque una grande squadra sostenuta con un entusiasmo travolgente. Può essere così anche adesso».
Il Prandelli del prossimo Verona chi dovrebbe essere?
«Non è detto che per vincere ci sia bisogno di un uomo d’esperienza, uno che abbia già avuto successo in B. Il caso di Prandelli fu l’esatto contrario, ma si parla ancora di quel Verona come uno dei più belli di sempre: promosso in A, ci rimase dando spettacolo».
Parlava di giovani, Battistini. Tra di loro spicca, nell’Hellas, Andrea Danzi, un suo assistito.
«Ha debuttato con personalità in una fase della stagione in cui il Verona era franato, è uno che gioca tra i “grandi” con la stessa naturalezza di quando è con la Primavera. Andrea ha le qualità per affermarsi nel prossimo Hellas, ma non mi fermo a lui: ci sono parecchi ragazzi di talento nel vivaio gialloblù».
Poi, però, serve altro per tornare in Serie A…
«Non possono mancare uomini di categoria, abituati a un campionato tra i più complessi, com’è quello di B, ma questo non può e non deve essere un problema. Verona è una realtà ambita, dire di no all’Hellas non è immaginabile. Ovvio che ci sia la necessità di investire bene, ma prima di tutto a contare è la competenza e l’equilibrio di chi sarà individuato dalla proprietà per compiere la ricostruzione».
In che modo l’Udinese deve rappresentare un riferimento per il Verona?
«Proprio per questi aspetti: l’abilità manageriale di Gino Pozzo ha cambiato la storia societaria. La figura di suo padre, Giampaolo, è stata e rimane straordinaria, ma è Gino ad aver portato l’Udinese a stabilizzarsi in A, con risultati eccezionali dal lato sportivo ed economico. Poi si parla di un club che ha grande forza nei rapporti istituzionali con il territorio in cui opera. Non ho la misura di quanto questo valga per l’Hellas, ma sarebbe fondamentale che fosse così anche per il Verona».
L’ex portiere gialloblù A contare saranno la competenza e l’equilibrio di chi sarà chiamato a rifondare la squadra