Meno tasse ai locali senza slot machine
Mozione della maggioranza. «Un bollino per identificare i virtuosi». I numeri del fenomeno
«Riduciamo le tasse ai bar che accettino di togliere le slot machine dai loro locali». La nuova proposta per arginare il crescente (e pesante) fenomeno della ludopatia, la dipendenza dal gioco d’azzardo, è stata presentata ieri dai consiglieri comunali del centrodestra, capitanati da Marco Zandomeneghi (capogruppo di Battiti-Verona Domani).
I numeri sono noti: la ludopatia colpisce una percentuale sempre più alta di italiani (tra lo 0,5 e il 2,2 per cento), spesso portando alla povertà ed alla disperazione intere famiglie. A Verona, secondo i dati forniti dall’Ufficio Antiusura del Comune, esistono 251 bar dotati delle macchinette mangiasoldi, oltre a 63 tabaccherie, 27 sale giochi e 31 sale interamente ed esclusivamente dedicate alle videolottery.
Oltre che dal capogruppo, la mozione è firmata anche da Maria Fiore Adami e Andrea Bacciga (Battiti), Vito Comencini, Laura Bocchi, Mauro Bonato, e Alberto Zelger (Lega), Stefano Bianchini (Forza Italia) e Gianmarco Padovani (Verona Pulita). Zandomeneghi, pur prendendo atto che «le slot machine sono assolutamente previste dalla legge ed autorizzate», ha spiegato che la mozione si propone due obiettivi: incentivare economicamente gli esercenti a rinunciarvi, riducendo loro le tasse comunali (quella sui rifiuti ed altre), e valorizzare chi lo fa, anche con apposite segnalazioni.
Lo stesso Zandomeneghi ammette che «l’eventuale incentivo economico, sotto forma di sgravi fiscali che può decidere l’amministrazione comunale, non sarà mai sostitutivo degli incassi forniti agli esercenti dall’installazione degli slot», ma subito aggiunge che questa iniziativa può evidenziare anche simbolicamente come il Comune sia impegnato a contrastare questo grave problema.
Ciò premesso, il testo della mozione «impegna il sindaco e la giunta comunale, coadiuvati dall’Ufficio Antiusura, a realizzare e a distribuire degli adesivi con il simbolo delle slot “barrato” e con lo stemma del Comune di Verona, con l’indicazione che quello è un locale che non ha al proprio interno delle macchinette Awp (le cosiddette new slot,
ndr), adesivi da apporre all’ingresso degli esercizi commerciali che certificheranno di non avere al proprio interno quelle macchinette». La mozione impegna, appunto, «a valutare degli sgravi fiscali per gli esercizi che decidono di rimuovere le slot che avevano al proprio interno»
Ricordiamo che nel febbraio scorso l’Ufficio Antiusura di Palazzo Barbieri, non a caso citato nel testo della mozione, aveva ricordato i suoi «quasi 700 incontri-dibattito promossi nelle scuole medie e superiori, ma anche in enti e istituzioni, supportati dalla distribuzione di una guida sui rischi del gioco d’azzardo». Secondo lo stesso Ufficio, guidato da Damiano D’Angelo (l’ispettore di polizia in pensione che lo ha creato nel 2007, ultimo anno della giunta Zanotto) «buona parte delle difficoltà economiche delle famiglie veronesi è causata dal gioco d’azzardo negli apparecchi di bar, tabaccherie e sale slot ma anche con il gratta e vinci. Nel 2016, a Verona, sono stati venduti 5.507.105 ‘gratta e vinci’, per oltre 29 milioni di euro.
Restando alla cruda realtà delle cifre, nel 2016 è stato calcolato che i veronesi si siano bruciati (nel solo capoluogo) oltre 272 milioni di euro nel gioco d’azzardo, con una media di 1.059 euro l’anno per ciascun cittadino.