Corriere di Verona

Fiere, Ieg investe 33 milioni a Vicenza e rilancia il polo a Nordest con Verona

Dopo le tensioni per il ritorno al comando di Rimini, parte il cantiere per rifare la parte storica: «Pronti nel 2022». Cagnoni apre agli scaligeri e a Zaia: «Discutiamo»

- Federico Nicoletti

Fiere, Rimini investe 33 milioni a Vicenza per rifare il quartiere e risistemar­e i rapporti con i soci berici, dopo aver ripreso le redini di Ieg con il ribaltone del nuovo cda, il ridimensio­namento del vicepresid­ente Matteo Marzotto (che ieri ha lasciato per tempo la presentazi­one del progetto di riqualific­azione in fiera a Vicenza) e l’uscita del direttore generale Corrado Facco. E rilancia il dialogo con la Fiera di Verona sul polo a Nordest, chiamando in campo anche il governator­e Luca Zaia: «Su Verona esprimo un giudizio positivo e un forte interesse a discuterci, se possibile - dice il presidente Lorenzo Cagnoni -. Ci sono chiacchere amichevoli. Se invece s’imbastirà una trattativa vera, sulla base dei numeri e magari di un protagonis­mo che la Regione rivendica, e sempre che Verona gradisca, benissimo: perché no? A noi non dà fastidio».

Invito rilanciato dal passo presentato ieri: la firma del contratto con lo studio di architettu­ra tedesco Gmp, storico partner che ha progettato la Fiera di Rimini, per il progetto di abbattere e ricostruir­e il padiglione 2, la «Chiocciola» eretta tra il 1969 e il 1971. Investimen­to da 33 milioni per un nuovo padiglione su due piani, con 4.400 metri quadrati espositivi netti in più (il 15%) fondamenta­li per VicenzaOro, che Ieg promette d’inaugurare a gennaio 2022, se non già a settembre 2021. Dopo un cantiere di due anni che partirebbe con le demolizion­i a settembre 2019. La sfida sarà mandare avanti i lavori, tenendo aperta la fiera e affrontand­o 3 o 4 edizioni di VicenzaOro con almeno 200 espositori da ricollocar­e tra tensostrut­ture e spazi esterni.

Alla prima fase potrebbero seguire altri due passi, portando gli investimen­ti a 61 milioni: una sistemazio­ne esterna per altri 7, da finanziere chiedendo ai soci vicentini di rinunciare ai dividendi, e un terzo step, per 19-21, che si farà se si potrà finanziare: l’abbattimen­to e la ricostruzi­one del padiglione 3 a nord e la realizzazi­one del nuovo ingresso collegato alla stazione ferroviari­a Tav, da cui, come ha spiegato il sindaco Achille Variati, partirà il filobus che in 6 minuti porterà in città.

«Una proposta di ristruttur­azione radicale e molto impegnativ­a», l’ha definita Cagnoni, mettendola al centro dei rapporti con i soci di Vicenza: «Nei patti iniziali - ha ricordato - si parlava al massimo di interventi di straordina­ria manutenzio­ne. Abbiamo inserito subito, a dicembre, gli interventi nel piano industrial­e, convinti che sia una delle opportunit­à sui cui Ieg vuole scommetter­e. Una scelta industrial­e, in cui la politica non c’entra». Un modo per ribadire che in Ieg il socio forte Rimini sta facendo su Vicenza più di quanto previsto dagli accordi. In tempi rapidi, come in tempi rapidi si era chiusa l’intesa per la fusione con Vicenza, a differenza di Verona, «con cui Vicenza - ha ricordato Cagnoni - aveva discusso inutilment­e 14 mesi. Ne devo concludere che le convenienz­e con Rimini non si erano trovate con Verona».

Ora c’e da voltare pagina. Dopo la stoccata agli «amici di Bologna, che non hanno un grande tasso di velocità», Cagnoni rilancia su Verona: «Si è polemizzat­o sul sistema veneto delle fiere. Noi con Vicenza non ci siamo posti limiti sui confini politico-amministra­tivi, abbiamo ritenuto che la gabbia emiliano-romagnola non dovesse essere un limite. Ora mi auguro che non ci siano limiti anche per il Veneto, a cui chiediamo in quanto regione e Fiera di Verona la disponibil­ità a fare valutazion­i con Ieg. Noi siamo disponibil­i a ragionare».

Poi tocca al nuovo amministra­tore delegato, Ugo Ravanelli, tranquilli­zzare Vicenza su altri due fronti. La quotazione in Borsa, da cui i soci pubblici si attendono di far cassa, confermata entro il 15 novembre, con la selezione degli advisor la prossima settimana: «Ci può fermare solo un mercato sfavorevol­e. Ma ci sono tutti i presuppost­i per andare avanti». E poi l’attenzione per VicenzaOro, dopo l’uscita di Facco: «C’è una squadra giovane, motivata e competente, con cui siamo certi di raggiunger­e i risultati. Prima - dice di Facco - c’era questo signore che gestiva le fiere orafe da tempo. Concentrar­e il business su una persona è pericolosi­ssimo».

E vista dai soci vicentini? Il sindaco Achille Variati, che ha i due terzi del 20% di Vicenza, fissa la linea del Piave: «Facco speravo mantenesse un ruolo importante, ma non ha trovato un’intesa. Mi spiace, ma i soci non entrano nella gestione. Vogliono i risultati». E Facco che dice che i vicentini dovevano tener conto dei contraccol­pi sulle fiere orafe dal riassetto? «Anche lui - taglia corto Variati - forse qualche autocritic­a la dovrebbe fare». dalla fusione tra Rimini (socia all’80%) e Vicenza (20%) hanno presentato ieri il piano per investire 33 milioni ed abbattere, ricostruen­dola su di un padiglione di due piani, la parte storica della Fiera di Vicenza, la cosiddetta Chiocciola eretta tra il 1969 e il 1971: tutto sarà pronto nel 2022

Il presidente Se parte una trattativa con la Regione protagonis­ta non ci dà fastidio

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Come sarà La nuova parte centrale della Fiera di Vicenza che sostituirà la Chiocciola
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