Fiere, Ieg investe 33 milioni a Vicenza e rilancia il polo a Nordest con Verona
Dopo le tensioni per il ritorno al comando di Rimini, parte il cantiere per rifare la parte storica: «Pronti nel 2022». Cagnoni apre agli scaligeri e a Zaia: «Discutiamo»
Fiere, Rimini investe 33 milioni a Vicenza per rifare il quartiere e risistemare i rapporti con i soci berici, dopo aver ripreso le redini di Ieg con il ribaltone del nuovo cda, il ridimensionamento del vicepresidente Matteo Marzotto (che ieri ha lasciato per tempo la presentazione del progetto di riqualificazione in fiera a Vicenza) e l’uscita del direttore generale Corrado Facco. E rilancia il dialogo con la Fiera di Verona sul polo a Nordest, chiamando in campo anche il governatore Luca Zaia: «Su Verona esprimo un giudizio positivo e un forte interesse a discuterci, se possibile - dice il presidente Lorenzo Cagnoni -. Ci sono chiacchere amichevoli. Se invece s’imbastirà una trattativa vera, sulla base dei numeri e magari di un protagonismo che la Regione rivendica, e sempre che Verona gradisca, benissimo: perché no? A noi non dà fastidio».
Invito rilanciato dal passo presentato ieri: la firma del contratto con lo studio di architettura tedesco Gmp, storico partner che ha progettato la Fiera di Rimini, per il progetto di abbattere e ricostruire il padiglione 2, la «Chiocciola» eretta tra il 1969 e il 1971. Investimento da 33 milioni per un nuovo padiglione su due piani, con 4.400 metri quadrati espositivi netti in più (il 15%) fondamentali per VicenzaOro, che Ieg promette d’inaugurare a gennaio 2022, se non già a settembre 2021. Dopo un cantiere di due anni che partirebbe con le demolizioni a settembre 2019. La sfida sarà mandare avanti i lavori, tenendo aperta la fiera e affrontando 3 o 4 edizioni di VicenzaOro con almeno 200 espositori da ricollocare tra tensostrutture e spazi esterni.
Alla prima fase potrebbero seguire altri due passi, portando gli investimenti a 61 milioni: una sistemazione esterna per altri 7, da finanziere chiedendo ai soci vicentini di rinunciare ai dividendi, e un terzo step, per 19-21, che si farà se si potrà finanziare: l’abbattimento e la ricostruzione del padiglione 3 a nord e la realizzazione del nuovo ingresso collegato alla stazione ferroviaria Tav, da cui, come ha spiegato il sindaco Achille Variati, partirà il filobus che in 6 minuti porterà in città.
«Una proposta di ristrutturazione radicale e molto impegnativa», l’ha definita Cagnoni, mettendola al centro dei rapporti con i soci di Vicenza: «Nei patti iniziali - ha ricordato - si parlava al massimo di interventi di straordinaria manutenzione. Abbiamo inserito subito, a dicembre, gli interventi nel piano industriale, convinti che sia una delle opportunità sui cui Ieg vuole scommettere. Una scelta industriale, in cui la politica non c’entra». Un modo per ribadire che in Ieg il socio forte Rimini sta facendo su Vicenza più di quanto previsto dagli accordi. In tempi rapidi, come in tempi rapidi si era chiusa l’intesa per la fusione con Vicenza, a differenza di Verona, «con cui Vicenza - ha ricordato Cagnoni - aveva discusso inutilmente 14 mesi. Ne devo concludere che le convenienze con Rimini non si erano trovate con Verona».
Ora c’e da voltare pagina. Dopo la stoccata agli «amici di Bologna, che non hanno un grande tasso di velocità», Cagnoni rilancia su Verona: «Si è polemizzato sul sistema veneto delle fiere. Noi con Vicenza non ci siamo posti limiti sui confini politico-amministrativi, abbiamo ritenuto che la gabbia emiliano-romagnola non dovesse essere un limite. Ora mi auguro che non ci siano limiti anche per il Veneto, a cui chiediamo in quanto regione e Fiera di Verona la disponibilità a fare valutazioni con Ieg. Noi siamo disponibili a ragionare».
Poi tocca al nuovo amministratore delegato, Ugo Ravanelli, tranquillizzare Vicenza su altri due fronti. La quotazione in Borsa, da cui i soci pubblici si attendono di far cassa, confermata entro il 15 novembre, con la selezione degli advisor la prossima settimana: «Ci può fermare solo un mercato sfavorevole. Ma ci sono tutti i presupposti per andare avanti». E poi l’attenzione per VicenzaOro, dopo l’uscita di Facco: «C’è una squadra giovane, motivata e competente, con cui siamo certi di raggiungere i risultati. Prima - dice di Facco - c’era questo signore che gestiva le fiere orafe da tempo. Concentrare il business su una persona è pericolosissimo».
E vista dai soci vicentini? Il sindaco Achille Variati, che ha i due terzi del 20% di Vicenza, fissa la linea del Piave: «Facco speravo mantenesse un ruolo importante, ma non ha trovato un’intesa. Mi spiace, ma i soci non entrano nella gestione. Vogliono i risultati». E Facco che dice che i vicentini dovevano tener conto dei contraccolpi sulle fiere orafe dal riassetto? «Anche lui - taglia corto Variati - forse qualche autocritica la dovrebbe fare». dalla fusione tra Rimini (socia all’80%) e Vicenza (20%) hanno presentato ieri il piano per investire 33 milioni ed abbattere, ricostruendola su di un padiglione di due piani, la parte storica della Fiera di Vicenza, la cosiddetta Chiocciola eretta tra il 1969 e il 1971: tutto sarà pronto nel 2022
Il presidente Se parte una trattativa con la Regione protagonista non ci dà fastidio