Corriere di Verona

Il pm: «In A4 barriere di protezione inadeguate»

Chiesto il giudizio per autista, funzionari A4, tecnici. «È omicidio colposo plurimo»

- Tedesco

Sei imputati per quei 17 morti, 4 feriti gravi (con ustioni di secondo grado, traumi alla testa, lesioni multiple) e altri 25 più lievi, con prognosi massima 30 giorni. Soltanto in 12 sopravviss­ero alla strage del bus ungherese in A4 senza riportare danni, perlomeno fisici.Il 20 gennaio 2017, da Budapest,toccò al ministro degli esteri Peter Szijjarto enumerare nel dettaglio le cifre di quel bollettino di sangue. E dopo lo strazio, il clamore e le polemiche, era scattato anche il tempo delle indagini, delle testimonia­nze, della ricostruzi­one. Un anno e 4 mesi di inchiesta sfociata adesso, su iniziativa del pm Paolo Sachar, in 6 richieste di rinvio a giudizio.

Coinvolti oltre all’autista del mezzo distrutto anche funzionari dell’A4 e dell’Anas: per tutti, l’appuntamen­to con l'udienza preliminar­e davanti al giudice Luciano Gorra è stato calendariz­zato a fine ottobre. Sarà lui a decidere se sfocerà in un processo quell’incidente spaventoso che causò la morte di 17 passeggeri: studenti, per la maggior parte minorenni di età compresa tra i 14 e i 18 anni, e accompagna­tori, che viaggiavan­o a bordo del pullman che poco prima della mezzanotte era andato a sbattere contro il pilone di un ponte sull’auto- strada A4 all’altezza del casello di Verona Est, incendiand­osi. Uno schianto che risultò fatale anche per il secondo autista. Stavano tutti rientrando a casa, dalle rispettive famiglie,dopo una gita scolastica sulle montagne francesi. Persero la vita in modo orribile: alcuni vennero sbalzati fuori dal bus a causa dell’impatto violentiss­imo, altri invece rimasero intrappola­ti all’interno mentre divampavan­o le fiamme.

Per la procura scaligera, sussistere­bbero a vario titolo e con diversi profili di responsabi­lità profili di colpa a carico di Jànos Varga, di 53 anni, il primo autista dell’autobus; Alberto Brentegani, responsabi­le della tratta A4 Brescia-Padova; Giovanni Luigi Da Rios, capo dell’Ufficio tecnico e autore del progetto per i lavori di sistemazio­ne dello spartitraf­fico centrale e delle barriere di sicurezza (a tripla onda), risalente al 1992. Con loro,a rischiare il processo sono inoltre Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli, componenti della Commission­e nominata dall’Anas (nel 1993) con il compito di collaudare i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. Tutti e sei, dovranno rispondere di omicidio stradale plurimo. Il conducente avrebbe «perso il controllo del mezzo, per un colpo di sonno»; Da Rios si trova nei guai per il progetto delle barriere di sicurezza; Di Giesi, Guli e Samarelli, avrebbero omologato quelle barriere stradali a tripla onda «del tutto inadeguate per la protezione dagli effetti dello svio veicolare in presenza di ostacoli fissi». Da ultimo, Brentegani non avrebbe verificato lungo la rete stradale di propria competenza «le condizioni di efficienza e di adeguatezz­a delle pertinenze stradali».

17 morti Le vittime furono 17, per la maggior parte studenti ungheresi

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Sangue in A4 Soltanto in 12 sopravviss­ero alla strage del bus ungherese in A4 senza riportare danni, perlomeno fisici. Era Il 20 gennaio 2017

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