Atv, operai e artigiani in coda in Fiera per diventare autisti
Atv, circa 180 candidati in Fiera per la preselezione e veronesi in aumento
Il giardiniere trentunenne che ci prova. «Ho investito circa 1.700 euro partendo da zero, per la patente E». L’ex socio di un’azienda di arredamento che si rimette in gioco a 50 anni. «Ai giovani un mobile d’artigianato non interessa più». Il pittore edile che prepara il piano B. «Siccome non so se riuscirò a fare questo lavoro sino a 70 anni...». Tutti e tre veronesi. Di una Verona leggermente aumentata rispetto all’ultima volta, per rappresentanza di iscritti, circa il 30 per cento sulle 279 domande d’ammissione accettate (per metà dal Veneto e per l’altra metà dal resto d’Italia, specie il sud). Tutti e tre, Francesco, Roberto e Fabio, provenienti da un altro mondo rispetto alla porta cui bussano adesso, cioè quella degli autisti Atv di città e provincia, mani sul volante dell’autobus, guida, vendita biglietti, svolgimento di un’ordinaria amministrazione che contempla anche la gestione dello stress e degli incontri ravvicinati del terzo tipo con la fetta maleducata dell’universo passeggeri. Parliamo della prova preselettiva di ieri, dunque, in Fiera, per quel nuovo concorso che porterà all’assunzione in Atv di una trentina di autisti subito e in tutto una cinquantina entro fine 2018 («contratti a tempo determinato con l’idea di trasformarli poi in indeterminati», dice l’azienda). Iscritti alla prova, come detto, in 279. Presenti in circa 170, al centro congressi, 60 per cento degli ammessi, di cui cinque donne (in Atv sono una ventina su 700 conducenti).
Tutti in fila, intorno alle 16, per rispondere ai 30 quiz a risposta multipla su tecnica di guida, codice della strada e nozioni di meccanica. Ossia lo step cui seguiranno, per chi passa (risultato entro un paio di giorni sul sito internet di Atv) la prova di guida e conoscenza del veicolo e il test psicologico-attitudinale. Tutte storie che camminano, di fatto. Racconta Francesco, 34 anni, da Isola della Scala: «Faccio l’autista privato, lavoro soprattutto con scolaresche in gita e turisti. Una valanga di ore ma scarso guadagno: c’è tanta concorrenza». Dice Roberto, 50 anni, della Bassa anche lui, sponda Bovolone: «Ho lavorato in proprio per trent’anni. Azienda nel settore dell’arredamento. L’azienda c’è ancora ma su scelta personale ne sono uscito. È cambiato lo stile, è cambiata la mentalità, spendere per un mobile d’arte è considerato spreco: il flusso va verso luoghi e culture dell’arredamento come Mercatone o Ikea». Risponde Fabio, 47 anni, di San Martino Buon Albergo: «Faccio il pittore edile. Due figli da tirare su. Non credo potrò fare l’artigiano sino a 70 anni». È l’idea del piano B, come per Andrea, giardiniere di Cerea, 31 anni: «Ormai certi conti, guardando al futuro, devi farli anche alla mia età». I conti li fa anche chi arriva dal sud. Come Diego, 40 anni, siciliano di Messina: «Autista privato. Si lavora. Ma tra alti e bassi. Chiaro che il “pubblico” dà più garanzie. Per essere qui sono partito in mattinata dall’aeroporto di Catania, rientrerò in serata,poi domani (oggi, ndr) attacco alle sei...». Anche Basilio, italiano del sud trapiantato a Bassano del Grappa, è, come tanti altri, autista privato, e conferma che «si lavora tanto ma guadagnando poco». Allora il tentativo con Atv. Pur consapevoli, come testimonia Vincenzo, 39 anni, di Cosenza, autista in Trentino, che «questo è un lavoro in cui paghi il malcostume sempre più diffuso tra i passeggeri e il fatto che si dura 20 anni poi comincia l’usura legata a turni e fatica fisica: diciamo che ci vuole passione, anche se la passione te la fanno passare...». Passeranno un paio di giorni, dunque, poi i risultati della preselezione. Spiega il direttore generale di Atv, Stefano Zaninelli: «Compileremo una graduatoria da cui potremo attingere per i prossimi due, tre anni. Dobbiamo coprire il turnover fisiologico dei pensionamenti. E sostenere la domanda crescente di servizio di trasporto: sul 2017 registriamo 60 mila abbonati di cui 40 mila in città e 67 milioni di utenti trasportati».
Fabio Ho due figli e non penso potrò fare il pittore edile fino a 70 anni
Roberto Vengo dai mobili d’arte, settore messo in crisi da Ikea