Corriere di Verona

MIGRANTI GOVERNO ALLA PROVA

- di Stefano Allievi

Al netto delle schermagli­e delle ultime ore sul candidato premier, se il governo Lega-M5S andrà in porto, dovrà affrontare di petto le questioni per cui i due partiti hanno ricevuto la fiducia degli italiani, a cominciare dall’economia e dal lavoro. Ma c’è una questione simbolica, che ha giocato un ruolo molto importante nello spostare voti dall’uno all’altro schieramen­to, ed è quella dell’immigrazio­ne. Non a caso ha occupato il mondo dell’informazio­ne in maniera sproporzio­nata fino al giorno delle elezioni, salvo sparire dal giorno dopo. Proviamo a vederne alcuni aspetti, e le loro ricadute locali. Sia Lega che M5S hanno criticato aspramente il governo in carica sul tema: la Lega da più tempo e in maniera prepondera­nte. Cosa possiamo aspettarci che faccia il loro possibile governo? Intanto affrontare la questione rapidament­e. Hanno creato la domanda di cambiament­o, e dovranno offrire la risposta in tempi rapidi. Oltre tutto è un obiettivo per il quale non si rischiano contraccol­pi elettorali – gli immigrati non hanno voce né potere contrattua­le, dato che non votano. Il programma della Lega è più articolato di quello del M5S, ma su alcune questioni le sintonie sono evidenti: a cominciare dallo stop all’immigrazio­ne irregolare, peraltro già significat­ivamente diminuita a seguito dei provvedime­nti presi dal ministro Minniti, nei confronti del quale anche il M5S ha più volte espresso la sua stima.

Non potrà quindi che esserci continuità, più che cambiament­o, su questo piano. Poiché è stato promesso esplicitam­ente, si faranno anche un po’ di espulsioni di immigrati irregolari, in funzione più simbolica (mandare un segnale alla pubblica opinione) che sostanzial­e. Perché le espulsioni spesso non si possono fare in mancanza di accordi di riammissio­ne, perché costano molte care, e perché sono rese più difficili proprio da una legge che la magistratu­ra suggerisce da anni di modificare, ma che la Lega difende in quanto opera sua, la Bossi-Fini: che introducen­do il reato di immigrazio­ne clandestin­a ha reso impossibil­i le espulsioni prima di processare gli immigrati anche per questo reato. Si procederà inoltre a potenziare le commission­i territoria­li che esaminano le richieste di asilo (uno dei punti principali nel programma del M5S), che è una scelta ragionevol­e: il precedente governo aveva già dato un segnale, ma troppo timido, in questa direzione. Dopodiché bisognerà decidere cosa fare dei richiedent­i: che la domanda sia accolta o meno. La Lega ha poi scritto a chiare lettere nel suo programma che vuole un CIE (Centro di Identifica­zione e di Espulsione) in ogni regione: ora che è al governo potrà forse convincere il governator­e Zaia, che invece non l’ha mai voluto, così che il Veneto è rimasto l’unica grande regione senza una struttura per le espulsioni. Ma tutto questo ha ancora poco a che fare con le questioni vere e decisive. Per diminuire i flussi immigrator­i irregolari, si dovranno necessaria­mente aprire dei flussi regolari e controllat­i: anche a fronte del crollo demografic­o, che vede un calo non solo della popolazion­e, ma anche degli stranieri residenti (e mette in crisi la sostenibil­ità non solo del sistema previdenzi­ale, ma del sistema paese, visto che la con-trazione demografic­a comporta una parallela contrazion­e economica). Occorrerà una operazione verità sui bisogni di manodopera straniera proprio nelle regioni a guida leghista, che vantano ottime performanc­e economiche, e una mancanza di manodopera non sostituibi­le da quella italiana che va all’estero (per ragioni e mestieri diversi: e non resterebbe nemmeno se l’immigrazio­ne fosse pari a zero). Infine bisognerà rivedere, quello sì, il sistema di accoglienz­a per come è stato concepito fino ad ora: insistendo di più sull’integra-zione (lingua, cultura, formazione profession­ale) che sull’accoglienz­a, come accade ora. Ciò presuppone delle proposte (non più solo delle proteste), e i soldi per sostenerle. Ed è il punto probabilme­nte più sensibile, anche per l’opinione pubblica. La sfida, passando dall’opposizion­e al governo, sarà di gestire i problemi, anziché limitarsi ad incolpare altri di non risolverli.

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