E sulle opere Lega e imprese contro i grillini: «Non si toccano»
«Di Maio non provi neanche a mettere le mani sulla Pedemontana. Altrimenti gli portiamo gli imprenditori a Roma». Il presidente di Confartigianato Veneto Agostino Bonomo s’indigna al pensiero che le grandi opere che la regione attende da decenni potrebbero subire una frenata in virtù del contratto di governo tra Salvini e Di Maio. Pedemontana, Mose, Tav Verona-Brescia: nel contratto non sono neanche menzionate. La lettura incrociata dei capitoli dedicati all’ambiente e alle infrastrutture dice che il M5s passerà al setaccio fine le opere care alla Lega, prima di metterci altri soldi. E i parlamentari 5s sono ancora più chiari. «La Tav è inutile anche in Veneto — fa lapidario Mattia Fantinati — Lo dice anche il governo uscente: non ci sono più i numeri di un tempo».
D’altra parte, Mose e Pedemontana hanno come minimo bisogno di fare un tagliando, fa eco Alvise Maniero: «Sono stati spesi sei miliardi per il Mose e quel danno è ormai fatto; se andassimo a completarlo, avremmo costi fissi di manutenzione dai 25 ai 50 milioni l’anno. A fronte di che benefici? Ci sono fior di esperti che espongono da anni seri dubbi sulle dighe mobili: è tempo di ascoltarli. Idem per la Pedemontana: abbiamo bisogno di un Mose in terraferma, un serpente di chilometri di asfalto? Ci interessa capire se ci sarà un beneficio e a quali costi», spiega. Insomma, gli investimenti del Cipe devono valere davvero la pena. Keep
calm e prendiamoci tutto il tempo necessario per decidere. Va da sé che la Lega di tempo sulle opere a lei care non ne vuole perdere e manda il primo avvertimento all’alleato. «Giù le mani dalla Pedemontana: è nostra — scandisce Nicola Finco, capogruppo in Regione — Deve andare avanti punto e basta: ce ne facciamo portavoce nei confronti dei futuri ministri e dei colleghi a Roma. Lo Stato pensi alla Salerno-Reggio Calabria, piuttosto. Sul Mose, sulla Tav, può decidere. Sulla Pedemontana, no». Il problema sarebbe una superstrada Montecchio-Spresiano senza opere complementari, spiega Stefano Marcon, sindaco leghista di Castelfranco. «Gli impegni assunti bisogna rispettarli. La Pedemontana è strategica quanto il Mose ed è impensabile una battuta d’arresto: deve proseguire ai ritmi attuali e bisogna anche realizzare le opere complementari». «Vorrei tranquillizzare le categorie — ribatte l’onorevole Fantinati — Se un’opera è fatta in maniera trasparente, senza odore di corruzione e se serve ed è funzionale, perché no? La Tav, invece, non serve». E invece serve moltissimo, secondo il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas. «Il mancato completamento in tempi certi e rapidi delle linee di Alta Velocità ed Alta Capacità andrebbe ad incidere in maniera consistente sulla consecutiva congiunzione da Milano fino a Venezia, rischiando di mettere le imprese venete al margine dei principali corridoi europei — avverte, aggiungendo che la Tav è in un pacchetto unico con altre infrastrutture — La Pedemontana, la Valdastico Nord e il superamento di alcuni nodi nevralgici per il trasporto eccezionale: fermare
queste opere vorrebbe dire mettere a repentaglio la ripresa appena iniziata». Non si tratta solo di far viaggiare merci, sull’alta velocità Verona-Brescia. «Milano è l’unica metropoli internazionale italiana e il Veneto deve poterla raggiungere velocemente: essere a Milano in un’ora, non in tre — argomenta Bonomo —. Noi di queste opere avevamo bisogno già trent’anni fa. Invito Di Maio ad andare il lunedì mattina in A4, ad andare in macchina da Montebello a Montebelluna e cronometrare quanto ci mette. Stiamo attenti a lanciare slogan: il Mose è già finito e sarebbe una follia buttare i danari spesi. E smettiamola pure di chiamarlo contratto di governo: non è una compravendita. I governi hanno programmi e progetti. Che ce li facciano vedere».