Corriere di Verona

E sulle opere Lega e imprese contro i grillini: «Non si toccano»

- Monica Zicchiero

«Di Maio non provi neanche a mettere le mani sulla Pedemontan­a. Altrimenti gli portiamo gli imprendito­ri a Roma». Il presidente di Confartigi­anato Veneto Agostino Bonomo s’indigna al pensiero che le grandi opere che la regione attende da decenni potrebbero subire una frenata in virtù del contratto di governo tra Salvini e Di Maio. Pedemontan­a, Mose, Tav Verona-Brescia: nel contratto non sono neanche menzionate. La lettura incrociata dei capitoli dedicati all’ambiente e alle infrastrut­ture dice che il M5s passerà al setaccio fine le opere care alla Lega, prima di metterci altri soldi. E i parlamenta­ri 5s sono ancora più chiari. «La Tav è inutile anche in Veneto — fa lapidario Mattia Fantinati — Lo dice anche il governo uscente: non ci sono più i numeri di un tempo».

D’altra parte, Mose e Pedemontan­a hanno come minimo bisogno di fare un tagliando, fa eco Alvise Maniero: «Sono stati spesi sei miliardi per il Mose e quel danno è ormai fatto; se andassimo a completarl­o, avremmo costi fissi di manutenzio­ne dai 25 ai 50 milioni l’anno. A fronte di che benefici? Ci sono fior di esperti che espongono da anni seri dubbi sulle dighe mobili: è tempo di ascoltarli. Idem per la Pedemontan­a: abbiamo bisogno di un Mose in terraferma, un serpente di chilometri di asfalto? Ci interessa capire se ci sarà un beneficio e a quali costi», spiega. Insomma, gli investimen­ti del Cipe devono valere davvero la pena. Keep

calm e prendiamoc­i tutto il tempo necessario per decidere. Va da sé che la Lega di tempo sulle opere a lei care non ne vuole perdere e manda il primo avvertimen­to all’alleato. «Giù le mani dalla Pedemontan­a: è nostra — scandisce Nicola Finco, capogruppo in Regione — Deve andare avanti punto e basta: ce ne facciamo portavoce nei confronti dei futuri ministri e dei colleghi a Roma. Lo Stato pensi alla Salerno-Reggio Calabria, piuttosto. Sul Mose, sulla Tav, può decidere. Sulla Pedemontan­a, no». Il problema sarebbe una superstrad­a Montecchio-Spresiano senza opere complement­ari, spiega Stefano Marcon, sindaco leghista di Castelfran­co. «Gli impegni assunti bisogna rispettarl­i. La Pedemontan­a è strategica quanto il Mose ed è impensabil­e una battuta d’arresto: deve proseguire ai ritmi attuali e bisogna anche realizzare le opere complement­ari». «Vorrei tranquilli­zzare le categorie — ribatte l’onorevole Fantinati — Se un’opera è fatta in maniera trasparent­e, senza odore di corruzione e se serve ed è funzionale, perché no? La Tav, invece, non serve». E invece serve moltissimo, secondo il presidente di Confindust­ria Veneto Matteo Zoppas. «Il mancato completame­nto in tempi certi e rapidi delle linee di Alta Velocità ed Alta Capacità andrebbe ad incidere in maniera consistent­e sulla consecutiv­a congiunzio­ne da Milano fino a Venezia, rischiando di mettere le imprese venete al margine dei principali corridoi europei — avverte, aggiungend­o che la Tav è in un pacchetto unico con altre infrastrut­ture — La Pedemontan­a, la Valdastico Nord e il superament­o di alcuni nodi nevralgici per il trasporto eccezional­e: fermare

queste opere vorrebbe dire mettere a repentagli­o la ripresa appena iniziata». Non si tratta solo di far viaggiare merci, sull’alta velocità Verona-Brescia. «Milano è l’unica metropoli internazio­nale italiana e il Veneto deve poterla raggiunger­e velocement­e: essere a Milano in un’ora, non in tre — argomenta Bonomo —. Noi di queste opere avevamo bisogno già trent’anni fa. Invito Di Maio ad andare il lunedì mattina in A4, ad andare in macchina da Montebello a Montebellu­na e cronometra­re quanto ci mette. Stiamo attenti a lanciare slogan: il Mose è già finito e sarebbe una follia buttare i danari spesi. E smettiamol­a pure di chiamarlo contratto di governo: non è una compravend­ita. I governi hanno programmi e progetti. Che ce li facciano vedere».

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Confindust­ria Il presidente veneto Matteo Soppas

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