Corriere di Verona

Prodi: «Partiti tradiziona­li in crisi, solo un’Europa più forte può salvarci»

- di Andrea Alba

Cinquecent­o battimani, un applauso prolungato e insistente per accogliere l’ex presidente del Consiglio, ex numero uno europeo, l’uomo della Democrazia Cristiana di sinistra che, nell’immaginari­o collettivo di tanti, evidenteme­nte resta ancora un rassicuran­te punto di riferiment­o. Romano Prodi ieri sera è stato accolto a Vicenza calorosame­nte da centinaia di persone che, in un quadro politico del tutto inedito, forse lo vedono come uno dei pochi punti di riferiment­o rimasti.

«Vorrei poter dire che l’Europa sta dando una risposta all’euroscetti­cismo, ma non è così». Il professore bolognese, nell’incontro organizzat­o nell’ambito del Festival Biblico (il titolo era «Presente e futuro dell’Europa»), partecipat­o dal sociologo Ilvo Diamanti e dal direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello, non ha lasciato spazio a facili ottimismi. L’ex premier ha parlato soprattutt­o della politica dell’Unione Europea, rimanendo fuori dai confini nazionali. «Abbiamo ancora di fronte i due “pistoni” Germania e Francia che battono per conto loro, l’una leader nella politica economica e l’altra leader nella politica estera. Io spero veramente che arrivi di nuovo l’ora di un’Europa unita: ma non la vedo nel presente».

Al direttore Russello, che ha incalzato il professore sulla moneta unica europea «da cui qualcuno oggi, compreso il governo nella prima bozza del “contratto”, propone l’uscita», l’ex presidente dell’Unione ha replicato ricordando quelli che anticament­e erano considerat­i i due pilastri dello Stato nazionale: il battere moneta e l’avere un esercito. «Se noi europei non li mettiamo insieme non esistiamo più. L’euro era il grande passo in avanti per arrivare a un’unione: poi gli europei hanno bocciato la proposta di costituzio­ne e sono tornati agli stati nazionali. Se torniamo indietro – ha sottolinea­to Prodi – rimaniamo schiavi delle grandi potenze. Se andiamo avanti possiamo avere un grande ruolo nel mondo: l’Europa è numero uno nel Pil, più degli Usa, e numero uno nelle esportazio­ni, eppure non contiamo nulla. Se vogliamo contare dobbiamo stare assieme, non a metà. Avevamo sperato nel presidente francese Emmanuelle Macron, arrivato cantando l’inno europeo, invece ha bombardato la Siria senza nemmeno parlare con la Germania. Se andiamo avanti così ci autodistru­ggiamo».

Ilvo Diamanti ha evidenziat­o l’estraneità dai modelli tradiziona­li della nuova situazione politica. «E’ la rivolta delle periferie. Prima che in Italia è stata anticipata ovunque, dagli Usa di Donald Trump alla Francia di Marine Le Pen. E’ in crisi il modello di democrazia rappresent­ativa: non è più considerat­a tale, c’è il desiderio di saltarla». A tratti, il professore ed ex campione del centrosini­stra non è riuscito a non parlare di politica italiana. «L’Italia è in grande tempesta. Vedremo cosa succederà, la democrazia deve rinnovarsi per sopravvive­re – ha avvertito - ma la crisi dei partiti tradiziona­li è fortissima: la gente vota per chi propone la flat tax, cioè il grande guadagno di chi ha i soldi, è un assurdo. Ai Paesi europei, persino alla Germania, servono leggi elettorali che garantisca­no maggioranz­e stabili».

Prodi Moneta ed esercito unici, solo così l’Ue può esistere

Diamanti Assistiamo alla rivolta delle periferie, la democrazia è in crisi

 ??  ?? Il Festival biblico Da sinistra Romano Prodi, Alessandro Russello e Ilvo Diamanti
Il Festival biblico Da sinistra Romano Prodi, Alessandro Russello e Ilvo Diamanti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy