Filippini, l’ex difensore Hellas nel centrodestra
«A oggi non mi sento un politico, la mia è solo curiosità, c’è stata una richiesta da parte delle persone e ho accettato perché interessato a capire problematiche, progetti, spunti per il futuro». Giusto per dire che Giancarlo Filippini non scalpita certo per entrare nell’ampio club dei calciatori migrati in politica, ramo della famiglia del pallone cui appartengono foglie famose quali Weah, Kaladze, Shevchenko, e prima di loro Rivera, Tacconi, Romario. «Il mio ambiente resta il calcio ma nulla vieta di affacciarsi alla politica per dare un’occhiata». Così Filippini, classe ‘68, ex stopper dell’Hellas ai tempi di Cesare Prandelli ed ex responsabile del vivaio, volto noto e caro alla Verona del pallone. Volto che oggi campeggia a Villafranca nella lista di Roberto Dall’Oca, candidato del centrodestra e assessore uscente allo sport e urbanistica, in previsione delle elezioni comunali del prossimo 10 giugno. «Come idee, bene o male, mi colloco in quell’area lì», racconta Filippini: «Vivo a Villafranca da tre anni (Filippini è uno dei 33mila abitanti del comune, ndr) e parliamo di una cittadina ch’è cresciuta tanto, vivendo un’evoluzione nelle strutture, vedi anche il palazzetto se pensiamo allo sport». Chiaro, uomo di sport è Filippini. E allora viene da chiedergli se un eventuale assessorato, in caso di vittoria e di ulteriore proposta da parte di Dall’Oca, se l’accollerebbe: «No, non miro a quello. Non voglio giudicare, ma semplicemente osservare e ascoltare. E nel caso, se richiesto, posso dire la mia in base all’esperienza». Quell’esperienza, nel calcio, dove c’è tanto Hellas, prima da calciatore (fra ‘98 e 2003) poi da dirigente, col ruolo di n.1 del settore giovanile ricoperto per un anno, dal giugno 2016 al giugno 2017: «Dopodiché mi sono preso un sabbatico, dando una mano alla Figc provinciale e regionale». Detto che «dal 2019 inizierò una nuova avventura nel calcio», Filippini guarda da Villafranca all’Hellas appena retrocesso e, lasciando da parte la politica, riflette: «Mi spiace perché si poteva fare di più, giocarsela sino alla fine. Ora servono le scelte giuste. Se il club investe in una squadra competitiva, allenatore d’esperienza. Se si pensa a lungo termine, allora ben venga un emergente tipo Brocchi o Grosso».