Il «tempo» di Pesce e le polemiche sull’«Italia in croce»
Levata di scudi per L’Italia in croce l’opera monumentale di Gaetano Pesce che da due giorni è allunata sul plateatico di Palazzo Moroni a Padova. Una croce in legno nera sulla quale viene crocifissa un’Italia grondante sangue, la Sardegna caduta a terra, assieme a un cumulo di macerie. Alla vigilia della grande antologica dedicata all’architetto e designer (padovano di adozione) - inaugurata ieri a Palazzo della Ragione e realizzata con l’aiuto della Fondazione Cariparo e di Morellato - la polemica partita dal senatore leghista Andrea Ostellari, il quale definisce l’opera «orrenda e di cattivo gusto», ritenendola offensiva del sentimento religioso dei fedeli. «Ho finito l’opera nel 1978 – spiega Gaetano Pesce – quello era il periodo del terrorismo, quando c’erano le Brigate Rosse e l’Italia stava soffrendo. Personalmente sono contento che quest’opera faccia ancora discutere a distanza di 40 anni. Significa che provoca». Il critico Vittorio Sgarbi, curatore del padiglione Italia del 2011, ironizza: «Per Pesce è un bene che Ostellari abbia sollevato la polemica, tutta pubblicità». Polemiche, e crocifissioni, a parte, «Gaetano Pesce. Il tempo multidisciplinare» apre oggi con un corpus di oltre 200 opere che attraversano 60 anni di carriera dell’architetto, scultore, designer. Un percorso privo di vincoli temporali questo, che Gaetano Pesce ha disegnato come un elogio alla curiosità, per lui vero, unico motore di conoscenza.