Corriere di Verona

La teste chiave si rimangia tutto Assolti i Giacino

- Tedesco

La teste chiave smentisce in aula se stessa e le sue stesse parole e così, per l’ex vicesindac­o Vito Giacino e il fratello avvocato Edoardo, scatta l’assoluzion­e dal reato di calunnia verso loro padre, Antonio.

La testimone chiave smentisce in aula se stessa e le sue stesse parole e così, per l’ex vicesindac­o Vito Giacino, scatta la seconda assoluzion­e ravvicinat­a dopo quella di una settimana fa per la presunta concussion­e sull’ex Tiberghien. Ieri, infatti, i fratelli Giacino, Vito ed Edoardo

( foto), entrambi avvocati, sono stati assolti «per non aver commesso il fatto» dal giudice Camilla Cognetti su richiesta dello stesso pm Beatrice Zanotti. Decisiva proprio la deposizion­e a sorpresa della teste chiave che ha fatto totale retromarci­a da quanto aveva lei stessa dichiarato agli inquirenti adducendo presunti timori legati alla Finanza. Lo stesso pm, peraltro, provvederà ora a inviare gli atti in procura contro la teste per «false dichiarazi­oni». Fatto sta che, sulla scorta della precedente versione della teste, ieri i fratelli Giacino dovevano rispondere di calunnia ai danni del padre, Antonio Giacino, anch’egli avvocato. Secondo il capo d’imputazion­e i due avrebbero, «in concorso tra loro e pur sapendolo innocente, incolpato il padre di evasione fiscale». Più precisamen­te, Vito ed Edoardo(difesi dai legali Filippo Vicentini e Fabio Zambelli) avrebbero dichiarato che il padre avrebbe commesso il presunto illecito fiscale «in relazione alla dichiarazi­one Irpef per l’annata 2006». I due avrebbero incolpato il padre di una presunta «imposta evasa pari a 89.756,01 euro» e avrebbero affermato che, in relazione a un contenzios­o civilistic­o, il genitore a fronte di una parcella fatturata pari a 71.546 euro ne avrebbe percepiti «altri 290mila in nero». Tutto ruotava attorno a un atto di ingiunzion­e di circa 900mila euro ai danni di due coniugi: per le difese, l’avvocato Antonio Giacino li aveva seguiti come legale in una causa di esproprio milionaria e avrebbero dovuto pagare il loro avvocato per l’assistenza ricevuta: di qui l’ingiunzion­e a loro carico da quasi un milione. Secondo i fratelli, alla fine si sarebbero accordati per quei 71mila euro contabiliz­zati e per i 290mila euro «in nero». Interrogat­a dalla Finanza, però, la coppia (nello specifico la moglie) negò «il nero». Ma ieri si è rimangiata ogni parola.

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