Corriere di Verona

Chiara non ce l’ha fatta Donati i suoi organi

Morta la ragazza caduta dalla tettoia della funicolare. Lunedì i funerali. Il dolore del padre

- di Enrico Presazzi

Il salto dalla tettoia della funicolare, il trauma cranico e il coma: Chiara Pajola, diciottenn­e originaria di Borgo Santa Croce, è morta due sere fa. Il padre, Paolo, dice: «Doneremo gli organi, è la cosa più giusta da fare. Almeno Chiara potrà aiutare qualcun altro. Forse anche qualche bambino».

«Se possiamo fare del bene, è giusto così». Gli occhi si inumidisco­no un po’, ma papà Paolo è lucido dietro al bancone da calzolaio nel suo negozio di Borgo Santa Croce. Dentro ha lo strazio di un padre che solo poche ore prima ha dovuto salutare per l’ultima volta la propria figlia e la forza data dalla consapevol­ezza di «aver fatto la cosa giusta». Perché insieme alla moglie e all’altro figlio Federico, hanno scelto di donare gli organi della loro Chiara. «Almeno potrà aiutare qualcun altro - ha confidato agli amici che in questi giorni gli sono stati vicino -. Forse anche qualche bambino». Perché, nonostante i suoi 18 anni, Chiara aveva ancora il fisico di una ragazzina. «I medici hanno dichiarato il decesso mercoledì sera - racconta il padre -. Purtroppo non c’è stato nulla da fare». Troppo grave il trauma cranico riportato in quel volo nel vuoto da un’altezza di almeno quattro metri, la sera dello scorso 15 maggio: dopo 10 giorni di agonia in coma nel reparto di Terapia Intensiva Neurochiru­rgica del Polo Confortini, la giovane si è arresa. E lunedì, alle 16, saranno celebrati i funerali nella parrocchia di Santa Croce.

Chiara Pajola, originaria del quartiere cittadino ma residente da anni a Lavagno insieme ai familiari, aveva terminato il turno di lavoro in un bar della città e insieme all’amica del cuore e al fidanzato di quest’ultima era salita sulla collina di Castel San Pie- tro per ammirare il panorama. I tre, come avevano poi ricostruit­o i carabinier­i, erano saliti nel parco visconteo, alle spalle del castello e dopo aver superato la recinzione di un cantiere, si erano affacciati sul parapetto, proprio sopra la stazione «di monte» della funicolare. Chiara, come ha poi raccontato l’amica, aveva notato alcune scritte sulle tegole del tetto della stazione e aveva detto ai due amici che sarebbe stata in grado anche lei di raggiunger­e quel punto, saltando dal parapetto della torre. Un salto in lungo di poco più di un metro. I due compagni avevano tentato in ogni modo di dissuaderl­a. «Ma lei è così, quando si mette in testa una cavolata, non c’è verso di farle cambiare idea» aveva commentato il giorno dopo papà Paolo. Arrivata sul tetto con un balzo, si era sbilanciat­a forse a causa della rottura improvvisa di una tegola sotto i suoi piedi, ed era caduta all’indietro nel vuoto. Senza nemmeno riuscire a stendere le braccia in avanti per ripararsi. L’impatto contro il marmo della piazzola era stato violentiss­imo: gli occhiali sbalzati via e il sangue che iniziava a colare sul pavimento. Gli amici, terrorizza­ti, avevano iniziato a urlare a squarciago­la prima di precipitar­si giù per il parco per raggiunger­la. Nel frattempo una coppia di turisti spagnoli aveva allertato il 118; le condizioni di Chiara erano apparse da subito disperate e dopo averla intubata sul posto, i soccorrito­ri l’avevano trasferita in codice rosso in ospedale dove era stata poi immediatam­ente sottoposta a un delicatiss­imo intervento chirurgico.

Per tutti questi giorni i genitori, il fratello Federico e gli amici si sono alternati al primo piano del Polo Confortini per starle vicini, sperando fino all’ultimo. Ma i medici erano stati sin da subito molto chiari: le condizioni di Chiara erano disperate. E mercoledì sera, dopo il distacco dei macchinari, il fratello ha affidato alla sua bacheca di Facebook l’ultimo addio, citando il testo di una canzone di Ligabue, «Lettera a G.» e allegando uno scatto di qualche anno fa di loro due, bambini, mano nella mano. «Quando hai solo diciotto anni quante cose che non sai, quando hai solo diciotto anni forse invece sai già tutto, non dovresti crescer mai. Qua c’è tutto a dire che ci sei . Fai buon viaggio e poi riposa se puoi. Ciao sorellina».

Il papà Paolo Il decesso mercoledì sera, purtroppo non c’è stato nulla da fare. Ora almeno Chiara potrà aiutare qualcun altro, forse anche qualche bambino

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Qui a sinistra, Chiara Pajola. Sotto, la foto pubblicata su Facebook dal fratello, che per l’ultimo addio ha citato il testo di una canzone di Ligabue, «Lettera a G.»: «Quando hai solo diciotto anni quante cose che non sai, quando hai solo...
Il lutto Qui a sinistra, Chiara Pajola. Sotto, la foto pubblicata su Facebook dal fratello, che per l’ultimo addio ha citato il testo di una canzone di Ligabue, «Lettera a G.»: «Quando hai solo diciotto anni quante cose che non sai, quando hai solo...

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