Corriere di Verona

Carel sbarca in Borsa nella bufera: «Non temiamo l’instabilit­à italiana»

Via al collocamen­to, esordio l’11 giugno. Alle famiglie proprietar­ie fino a 300 milioni

- Federico Nicoletti

Carel sbarca in Borsa nel bel mezzo della tempesta politica. La scaletta prevede che il collocamen­to agli investitor­i istituzion­ali, iniziato venerdì, chiuda il 6 giugno, e che il primo giorno di quotazione sul segmento Star della Borsa scatti l’11 giugno, con un prezzo di partenza per le azioni, di cui il 40% finirà sul mercato per altro in prima battuta solo ad investitor­i istituzion­ali e non al pubblico - compreso tra i 6,7 e i 7,8 euro, con un valore attribuito alla società tra 670 e 780 milioni di euro. Il problema è che da ieri la quotazione della multinazio­nale tascabile padovana dei sistemi di controllo per il condiziona­mento e la refrigeraz­ione di proprietà delle famiglie di Luigi Rossi Luciani e Luigi Nalini, che detengono il 60% e il 40% delle quote, accarezzat­a da tempo, è finita nella fase più violenta del ciclone politico italiano. Chiaro che ieri a Milano, alla presentazi­one della quotazione in Mediobanca, fosse questa la domanda scontata da cui partire, con il corollario dei rischi di uno stop all’ultimo minuto per la quotazione.

«Perché adesso? - ha replicato l’amministra­tore delegato Francesco Nalini -. Abbiamo in mente il progetto da anni e l’abbiamo avviato pensando di aver raggiunto la dimensione sufficient­e. Il processo dura mesi, non potevamo prevedere cosa sarebbe successo. La cosa però non ci preoccupa: la società non è indebitata, ha cassa e l’80% dei ricavi è realizzato all’estero; e anche il 20% in Italia è fatto fornendo clienti a loro volta grandi esportator­i. Abbiamo già fatto da venerdì incontri con gli investitor­i con ottimi riscontri: nessuno ci ha posto il tema italiano».

I dati d’altra parte parlano chiaro: Carel ha realizzato 255 milioni di fatturato nel 2017, +11%, e 31,2 milioni di utile netto, +21%. E nel primo trimestre 2018 i ricavi sono saliti a 67 milioni, rispetto ai 60 di un anno fa, e l’utile a 8 invece di 7. Con un’invidiabil­e posizione finanziari­a netta positiva per 9,1 milioni. In più nei centri di ricerca in Italia, Cina e Stati Uniti sono al lavoro 200 ingegneri e 70 sviluppato­ri software: «Investiamo il 6% del fatturato in ricerca e sviluppo e abbiamo capacità innovative difficilme­nte replicabil­i - ha aggiunto l’Ad -. Siamo globali: oltre la metà di noi lavora all’estero, tra gli stabilimen­ti in Italia, Croazia, Cina, Usa e Brasile e 21 filiali commercial­i dirette con una forza vendite di 400 persone. E abbiamo attraversa­to la crisi senza problemi, continuand­o a crescere in maniera organica - unico stop nel 2009 - e restando ampiamente in utile».

Le caratteris­tiche per andare in Borsa ci sono tutte, turbolenze politiche permettend­o. In più Carel promette di distribuir­e tra il 30 e il 50% degli utili in dividendi. La quotazione avverrà con la vendita di 35 dei cento milioni di azioni (21,1 da Rossi Luciani, 13,8 da Nalini), con un’opzione per aggiungern­e altri 5: nell’ipotesi che tutto vada in porto al prezzo massimo, le due famiglie proprietar­ie estrarrebb­ero 303 milioni di euro. Ma la quotazione con la vendita del 40% delle azioni, e non con un aumento di capitale, non è il primo passo per un disimpegno a lungo termine dei proprietar­i. Anche perché la quotazione scatta con un nuovo statuto che attribuisc­e la maggiorazi­one del diritto di voto a chi detenga le azioni da più di due anni. Così la proprietà parte per due anni con un vantaggio, visto che il 60% delle azioni varrà per il 75% dei diritti di voto. «Abbiamo le idee molto chiare su come pensiamo di andare avanti nei prossimi anni - ha concluso Nalini -. Crediamo nel valore dell’azienda e rimaniamo profondame­nte investiti nella società».

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Alla guida Francesco Nalini

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