Governo al via, Fontana ministro
Nell’esecutivo legastellato anche la vicentina Erika Stefani e il trevigiano Riccardo Fraccaro
Al via il governo «legastellato» voluto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini e guidato da Giuseppe Conte. Tre i ministri veneti: il veronese Lorenzo Fontana, Lega, sarà ministro della Famiglia e della Disabilità; la vicentina Erika Stefani, Lega, sarà ministro per gli Affari Regionali e l’Autonomia; il trevigiano (ma trentino d’adozione) Riccardo Fraccaro, Movimento Cinque Stelle, sarà ministro per i Rapporti con il parlamento. Duro Renato Brunetta di Fi: «Un esecutivo innaturale».
Sembra aver funzionato l’appello del vescovo di Rovigo Pierantonio Pavanello, che ieri, nelle ore più concitate della trattativa per la formazione del nuovo governo, ha invitato tutti i sacerdoti e le comunità cristiane della sua diocesi «ad innalzare al Signore una preghiera per l’Italia, in questi giorni di smarrimento e preoccupazione seguiti all’aggravarsi della crisi politica». L’invito è stato diffuso alle 16.57. Alle 19.45 Carlo Cottarelli rinunciava all’incarico di dar vita ad un esecutivo tecnico e alle 21 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ri-riceveva Giuseppe Conte per il primo passo del nuovo governo Lega-Cinque Stelle.
Secondo le indiscrezioni trapelate in serata, il giuramento del premier e dei ministri dovrebbe avvenire oggi (la fiducia in parlamento è invece prevista tra lunedì e martedì) e tra questi ultimi sarebbero confermati i tre veneti già inseriti nella lista poi «bruciata» dallo scontro Salvini-Mattarella sull’economista Paolo Savona, adesso dirottato dall’Economia alle Politiche comunitarie. Dunque Lorenzo Fontana, 38 anni, veronese (è a tutt’oggi vicesindaco della città), vice segretario federale della Lega e vice presidente della Camera, diventerà il nuovo ministro della Famiglia e della Disabilità (quest’ultima una novità assoluta nel panorama dei dicasteri). Fontana, ex eurodeputato che proprio a Bruxelles ha conosciuto Salvini costruendo passo passo con lui un rapporto d’acciaio (è il regista del patto con Marine Le Pen), filo Trump, è un cattolico noto per le sue posizioni radicali in tema di famiglia e diritti delle donne (aderisce ai movimenti Pro-Vita, è contrario all’aborto e alle adozioni gay). Ha scritto con l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi un libro sul declino demografico italiano. Piccola curiosità: l’ultimo ministro veronese si chiamava pure Fontana, ma Giovanni, ministro Dc dell’Agricoltura nel 1992.
Fonti leghiste danno per certa anche Erika Stefani agli Affari regionali, ministero chiave per il Carroccio dal momento che lì si tireranno le fila del progetto autonomista tanto caro al governatore Luca Zaia (e a 2 milioni di veneti). Vicentina con un passato nell’amministrazione di Trissino, 46 anni, avvocato, senatrice al secondo giro (fu l’unica nella scorsa legislatura a rimanere fedele a Salvini, rinunciando a seguire le colleghe venete capitanate da Pasta trizia Bisinella nel progetto «tosiano» di Fare) nei giorni in cui pareva che tutto dovesse precipitare aveva commentato amara: «Che peccato, agli Affari Regionali avrei potuto portare a compimento il progetto iniziato da Veneto e Lombardia, ci attendeva un grande lavoro». Ora avrà l’occasione per rifarsi, con il plus dell’appoggio di Zaia che, dicono a Roma, sarebbe stato consultato nei giorni scorsi per la scelta dell’uomo, meglio, della donna giusta da mettere al posto giusto («È un avvocato molto preparato»).
Infine, per il Movimento Cinque Stelle ci sarà Riccardo Fraccaro, 37 anni, veneto di Riese Pio X (la famiglia vive ancora nel Trevigiano) ma trentino di adozione, visto che si trasferì nella Provincia autonoma per studiare all’università diritto internazionale dell’ambiente e non se n’è andato più. Eletto in que- legislatura questore della Camera, ruolo dal quale aveva promesso di procedere subito col taglio delle spese dei deputati e dei vitalizi («Li aboliremo in due settimane» azzardò), vicinissimo a Di Maio, è considerato uno degli esponenti di punta dell’ala «governista» che si contrappone a quella «movimentista» di Di Battista e Fico. Per lui c’è il delicato ministero dei Rapporti con il Parlamento e - pure questa un novità assolta, dai contenuti finora imprecisati alla Democrazia diretta.
Nell’attesa di conoscere la reazione delle imprese alla nomina di Di Maio al superministero chiave dello Sviluppo economico e del Lavoro, e quella dei leghisti veneti al ripristino del ministero del Sud (sarà occupato dalla pentastellata pugliese Barbara Lezzi), il Pd conferma la manifestazione di oggi a Milano e Roma «per la democrazia, per la Costituzione, per il futuro degli italiani». Dal Veneto, spiega il segretario Alessandro Bisato partiranno una decina di pullman. Erano invece cinque quelli organizzati dal M5S per la manifestazione di domani a Roma, che pure a ieri era confermata. Convocata contro Mattarella, è evidente che la piazza dovrà assumere ora toni e contenuti ben diversi, potrebbe tramutarsi d’incanto in un luogo per la celebrazione del primo, storico, esecutivo Cinque Stelle.
«Meno male che gli striscioni non sono da buttare sospira con sollievo un pentastellato - lo slogan #ilmiovotoconta va bene uguale, ricicliamo tutto».