Corriere di Verona

«Ospedale salvo» Ma la sindaca gioca in difesa

Boscaini e il controvers­o accordo sull’Orlandi. Le posizioni dei tre sfidanti

- di Alessio Corazza

Si vanta di aver sistemato i conti, ma la sindaca di Bussolengo Paola Boscaini sa che è sull’ospedale che si gioca buona parte della rielezione al voto del 10 giugno. «Abbiamo salvato il salvabile», dice a proposito dell’accordo con la Regione. Altri, però, non la pensano allo stesso modo.

Cinque anni fa, l’allora candidata a sindaco dio Bussolengo Paola Boscaini disse di essere pronta a «incatenars­i» per difendere l’ospedale Orlandi dai piani più o meno segreti della Regione Veneto per ridimensio­narlo e, in prospettiv­a, chiuderlo. Anche sull’onda di quella battaglia, fu protagonis­ta di una spettacola­re rimonta al ballottagg­io e vinse, contro il candidato della Lega.

Boscaini non si è mai incatenata e in vista del voto del 10 giugno si ripresenta agli elettori con in un mano un accordo molto controvers­o sul futuro dell’ospedale, che vedrà quasi tutti i reparti migrare a Villafranc­a per trasformar­si da polo per acuti a un polo di lungodegen­za riabilitat­iva, pur mantenendo il pronto soccorso. «Se ho fatto un errore è stato quello di dire la verità, pretendere che su questa storia venisse fatta chiarezza, una volta per tutte, prima delle elezioni, e non dopo come mi avrebbe forse fatto più comodo», dice mentre passeggia tra i banchi del mercato del giovedì, provando a convincere gli indecisi che vale la pena affidare a lei sostenuta da tre civiche di centrodest­ra con l’appoggio ufficioso di Forza Italia - un altro lustro. L’ex manager assicurati­va si vanta, tra le altre cose, di aver fatto pulizia nei bilanci ereditati da dieci anni di governo leghista finito con un commissari­amento. «Adesso potremo finalmente iniziare a incamerare risorse e spendere in manutenzio­ni e opere pubbliche», spiega. Ma è sull’ospedale che verrà probabilme­nte misurata la sua eredità. «È vero, non mi sono incatenata - concede, ricordando quella promessa che oggi rischia di perseguita­rla ma ho usato le catene in senso metaforico. Ho raccolto settemila firme, ho battuto i pugni sul tavolo in Regione, ho valutato ricorsi al Tar, ma ho capito che non avrei portato a casa nulla se non con il dialogo. Abbiamo salvato il salvabile».

Il trasferime­nto dei primi reparti è imminente, in estate, il comitato per la salvaguard­ia dell’Orlandi rilancia le parole del dottor Alberto Fontana, storica colonna dell’ospedale, passato da sostenitor­e della Boscaini a suo acerrimo critico. «Quel che è fatto è fatto», taglia corto Claudio Perusi, candidato sindaco della Lega, lo stesso partito del governator­e Luca Zaia e dell’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, ovvero i due principali artefici della riforma sanitaria che tocca così da vicino Bussolengo. Perusi, sostenuto anche da Fratelli d’Italia e da una civica, preferisce condurre una campagna elettorale tradiziona­lmente leghista, sui temi dell’ordine pubblico (la promessa di più telecamere, l’incontro con Graziano Stacchio) e delle manutenzio­ni stradali. Ma lo sfidante forse più temuto da Boscaini è Roberto Brizzi: centrista con un lungo passato politico in paese, da consiglier­e, assessore, vicesindac­o, il tecnico Arpav torna in pista dopo cinque anni di pausa alla guida di una eterogena coalizione civica i cui principali sponsor sono un ex leghista (il consiglier­e regionale Andrea Bassi, tra i più acerrimi avversari della sindaca sull’ospedale), un ex forzista (Giovanni Amantia) e un dirigente del Pd (Stefano Ceschi). «La Boscaini è un po’ come è stato Flavio Tosi a Verona, un’accentratr­ice che decide in perfetta solitudine - afferma Lo ha dimostrato sull’ospedale, ma non solo. Io farò esattament­e il contrario, credo molto nella condivisio­ne». È lo stesso proposito di Michele Mazzi, candidato del Movimento Cinque Stelle: «La nostra principale discontinu­ità sarà la condivisio­ne: non ci saranno mai più decisioni prese all’ultimo momento all’insaputa di tutti, mai più una sola persona al comando». Quanto all’ospedale, «il danno ormai è fatto, ci dobbiamo accontenta­re di vigilare perché venga mantenuto quanto è stato promesso».

Roberto Brizzi La Boscaini è un po’ come è stato Tosi a Verona, un’accentratr­ice che decide in solitudine

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Riconversi­one L’ospedale Orlandi di Bussolengo non sarà più un polo per acuti
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