Corriere di Verona

Il barman dei vip ha detto stop «Ho chiesto un solo autografo ma ricordo i clienti comuni»

- di Pierfrance­sco Carcassi

«Julia Roberts mi sorrideva, andava e veniva dalla saletta del Florian dove si cambiava per un servizio fotografic­o in Piazza San Marco: mi gustavo il suo sorriso, e ho chiesto alla schiera di guardie del corpo di avere un autografo. Mi hanno risposto: “Forse”, e alla fine non sono riuscito neppure a parlarle». E’ l’unica volta in cui Maurizio Fabbio, barman che oggi conclude la sua carriera lavorativa dopo 29 anni passati dietro al banco del Caffè Florian, ha chiesto un autografo: il suo «codice» profession­ale prevede contegno. Lui, giacca bianca della divisa sempre abbottonat­a – «Tranne quando sono seduto», precisa - e rigore d’altri tempi – «Non mi sono mai permesso di metter piede al Florian con i pantaloni corti per rispetto ai clienti, anche se fuori servizio» – per entrare in relazione con gli avventori celebri del caffè più antico di Venezia prepara un espresso. «Quando ho incontrato Isabella Rossellini le ho offerto un caffè – ricorda Fabbio – E’ venuta al banco, gentilissi­ma».

Si è formato alla «scuola» dell’Hotel Cipriani, dove ha lavorato all’inizio della sua carriera, per sette anni, con direttore Natale Rusconi: «Eravamo abituati ad avere a che fare con celebrità, ma in modo familiare, facendole sentire a casa. Guai a chiedere autografi». Prima di allora, un periodo al Danieli, come «discepolo» del barman che serviva da bere a Ernest Hemingway, e un secondo tempo fino al 1987: «Lì ho conosciuto Renato Guttuso; me l’hanno presentato e io non ci credevo. Gli ho stretto la mano», dice. Maurizio Fabbio, disegnator­e meccanico, si è appassiona­to alla preparazio­ne dei drink dopo aver lavorato una stagione estiva a Venezia, diventata la prima di una lunga serie. Gli inverni li passava all’esclusivo Annabel’s Club di Londra, tra il 1980 e il 1986, dove serviva da bere a Elizabeth Taylor e «Lady D». Per questo davanti al jet set italiano non si scompone: «Un giorno i colleghi mi hanno detto: “Hai idea di chi hai al bancone?”, c’era Elisabetta Canalis e io ho risposto che non potevo abbandonar­e i clienti. Oggi chi fa il mio lavoro non riesce a mantenere il contegno davanti a un calciatore».

Le conoscenze con i clienti, illustri o meno, durano un’ora al Florian, ma c’è chi torna. Gli habitué storici erano artisti: «Una volta ho conosciuto Emilio Vedova: è stato colpito da una mia osservazio­ne, e mi ha raccontato la sua visione della vita – racconta Fabbio – Spesso veniva Hugo Pratt. Per lui solo Campari Soda; non ha mai bevuto il drink che gli era intitolato, il “Corto Maltese”. Non gli piaceva». Non erano i soli illustri veneziani: «Tinto Brass passava spesso – chiarisce il barman - stava all’esterno, sigaro e whisky, ogni volta in compagnia di una delle sue attrici; Lino Toffolo veniva a bere un’ombra: simpaticis­simo», prosegue. In 29 anni Fabbio ha raccolto in un quaderno tutti i cocktail «personaliz­zati» su richiesta: ogni ricetta – arricchita con schizzi e bozzetti - è scritta da un cliente, cui si lega un ricordo di una parola o un sorriso. Statuniten­si, norvegesi, italiani, giapponesi, spagnoli. Niente vip: «Preferisco la condivisio­ne con la gente più che la caccia alle celebrità», commenta.

Uno dei gioiellier­i storici di Piazza San Marco beve al Caffè lo spritz con il vino fermo, quando la norma attuale lo vorrebbe con il Prosecco: è uno degli ultimi veneziani rimasti abbarbicat­i alla tradizione del Florian: «Ormai lavoriamo solo con grandi gruppi orientali, moltissimi coreani. Entrano, ordinano tutti la stessa cosa, cioccolata o spritz, e se ne vanno subito. Non ho tempo di spiegare la storia del locale e aiutarli ad apprezzare cosa bevono. Ma non abbiamo scelta, senza loro il Florian morirebbe». Un fenomeno parallelo alla scomparsa degli amanti dei cocktail: «Il futuro della profession­e è nero e io cerco di tenere duro con i drink classici. Ma sono stato fortunato, oggi un giovane non riuscirebb­e a fare la mia carriera». Da oggi Fabbio inizierà a sfogliare i suoi ricordi: «Non ho mai riletto il quaderno con le ricette dei clienti: è sempre stato in un cassetto, a disposizio­ne di tutti. Le cose importanti le conservo dentro di me».

 ??  ?? Polvere di stelle A sinistra il barman del Florian Maurizio Fabbio, nelle foto piccole, dall’alto verso il basso: Julia Roberts, Lady Diana Spencer ed Elizabeth «Liz» Taylor, tre sue «clienti per un giorno»
Polvere di stelle A sinistra il barman del Florian Maurizio Fabbio, nelle foto piccole, dall’alto verso il basso: Julia Roberts, Lady Diana Spencer ed Elizabeth «Liz» Taylor, tre sue «clienti per un giorno»
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