Corriere di Verona

Mancano 4 mila stagionali «I ragazzini scappano» «Sì perché li pagate poco»

Spiagge, tra Federalber­ghi e sindacati scambio di accuse

- Alessandro Macciò

Come quello dei turisti, il loro esercito è in crescita da anni. Saranno più di trentamila i lavoratori stagionali che quest’estate affolleran­no le spiagge e i principali luoghi di villeggiat­ura in Veneto: la conferma arriva dagli ultimi dati di Veneto Lavoro, secondo cui le assunzioni degli stagionali nel turismo sono passate da 40 mila 600 nel 2016 a 47 mila 400 nel 2017.

Il fenomeno non riguarda solo l’estate, dato che le assunzioni del primo trimestre sono passate dalle 7 mila 300 del 2017 alle 9 mila 900 di quest’anno; l’aumento più evidente comunque riguarda il secondo trimestre, dove si passa dalle 21 mila 400 assunzioni del 2016 alle 26 mila 600 del 2017, a cui vanno sommate le 7 mila 200 assunzioni del terzo trimestre 2017 (contro le 5 mila 800 dell’anno prima). Incrociare domanda e offerta però è sempre più difficile: secondo Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi Veneto, ad oggi mancano almeno due figure ad albergo.

Consideran­do che in Veneto, solo tra litorale e lago di Garda, ci sono quasi duemila alberghi, il conto è presto fatto: all’appello mancano quattromil­a stagionali. «E la ricerca è un disastro – commenta Michielli -. Il turista che viene in Italia vuole personale italiano, e fino a 15 anni fa non c’erano problemi a trovarlo. Poi per una decina d’anni c’è stato un massiccio afflusso di romeni, bravissimi e rapidi a imparare la lingua. Da 3-4 anni sono scomparsi anche loro per andare in paesi come Germania e Inghilterr­a o tornare in patria, dove l’economia è in ripresa. Intanto anche i pochi italiani profession­isti sono andati all’estero e il risultato è che qui sono rimasti solo dei ragazzini alle prime armi».

Il contratto di lavoro dei pubblici esercizi, della ristorazio­ne e del turismo, entrato in vigore dal primo gennaio di quest’anno, prevede sette livelli di retribuzio­ne (tutti con tredicesim­a e quattordic­esima): si va da un minimo di 1.237 euro al mese per i lavapiatti a un massimo di 1.831 per i capiserviz­io del catering, passando per addetti alle camere (1.321), camerieri semplici (1.394), gelatieri (1.487), cuochi, pizzaioli, barman (1.577) e capocuochi (1.673). Il problema è che non tutti concedono vitto e alloggio: «Del resto le strutture devono guadagnare l’equivalent­e di un anno in quattro mesi - dice Massimo Zanon, presidente di Confcommer­cio Veneto -. Concedere vitto e alloggio al personale non è automatico, se c’è una stanza libera la precedenza va al cliente».

Per Michielli il problema è culturale: «I ragazzini che guardano programmi come MasterChef pensano che fare il cuoco sia facile e non si rendono conto che si tratta di un mestiere faticoso, tanto che molti di loro resistono cinque giorni e poi scappano. Ci sono casi di alberghi che nell’arco di una stagione hanno cambiato 16 persone per 4 posti: le assunzioni aumentano anche perché aumenta la gente che non regge i ritmi e si licenzia. Intanto si fa di necessità virtù e c’è il rischio di abbassare la qualità del servizio». In questo contesto, torna al centro il tema della formazione: «Negli hotel a 5 stelle l’abolizione dei voucher non è stata un problema, ma in altri segmenti servirebbe­ro strumenti alternativ­i – afferma Antonello De Medici, presidente di Federturis­mo Veneto e area manager della catena Marriott-Starwood a Venezia -. Non trovando figure già formate, abbiamo elaborato dei percorsi di inseriment­o progressiv­o e training interno. E da questa sorta di fidelizzaz­ione è nato un bacino di profession­isti che tornano ogni anno». Escamotage a parte, le criticità sono evidenti: «Il sistema di collocamen­to è insufficie­nte, perché magari in Sicilia ci sono tanti aspiranti camerieri disposti a spostarsi in Veneto e io non lo so. E poi c’è un problema di qualità negli istituti profession­ali. L’abolizione dei voucher ha fatto aumentare il lavoro nero, mentre servirebbe­ro più differenze di stipendio: oggi paghiamo allo stesso modo un profession­ista e un ragazzino che non sa nemmeno portare un piatto».

«I contratti a chiamata aumentano la precarietà e spingono i lavoratori a emigrare replica Cecilia Depantz della Cgil Filcams Veneto, che punta il dito contro il fenomeno del lavoro grigio -. Quello del turismo è uno dei settori dove l’incidenza del sommerso è più alta e il Veneto è una delle regioni che paga meno, perché dove la retribuzio­ne è buona gli italiani non scappano. Gli stagionali vengono assunti con contratti di 20 ore la settimana e poi lavorano il doppio: chi si lamenta non ha voglia di pagare, perché formare i dipendenti costa. E chi vuole più legalità si sposta in altre regioni».

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