Corriere di Verona

Esercizio provvisori­o o acquisto dell’azienda? Tempi stretti per decidere il futuro dopo il crac

E ieri un dipendente è entrato nello stabilimen­to per tenere vivo il «lievito madre»

- Samuele Nottegar

Per Melegatti bisogna fare in fretta. Di questo sono convinti i quattro curatori fallimenta­ri nominati dal tribunale (Bruno Piazzola e Lorenzo Miollo per Melegatti e Maurizio Matteuzzi e Michelange­lo Accettura per Nuova Marelli), perché l’obiettivo è evitare che passi troppo tempo e che con il trascorrer­e delle settimane l’azienda perda valore. Sul tavolo c’è da fare, in tempi rapidi, una valutazion­e sull’opportunit­à di avviare l’esercizio provvisori­o (come richiesto espressame­nte dai giudici) o se, invece, preferire che un soggetto acquisti in tempi brevi l’azienda per farla ripartire. Anche di questo i commissari discuteran­no lunedì, quando incontrera­nno le organizzaz­ioni sindacali. Di sicuro la storica Melegatti più di qualche interesse l’ha suscitato. I soggetti che si sono fatti avanti durante il periodo di concordato potrebbero confermare il proprio impegno e dimostrare apertament­e la propria attenzione anche adesso che è fallita. Con la sua storia e il suo marchio, per le aziende del settore dolciario l’acquisto di Melegatti potrebbe rappresent­are una grande opportunit­à. Alla finestra ci sono tutte le imprese veronesi del settore, ma non solo, visto che sul legame tra fondo di investimen­to De Shaw e Ferrero si vocifera fin dal coinvolgim­ento del fondo americano nel tentativo di salvataggi­o della società. Il lavoro dei curatori starà tutto nel difendere i due valori alla base del loro incarico: salvaguard­are il soddisfaci­mento dei creditori (e con oltre 50 milioni di euro di debiti i creditori non sono pochi) e tutelare lavoratori e livelli occupazion­ali. Nel caso arrivasser­o più offerte d’acquisto, sarebbe compito dei curatori valutare quelle che soddisfano al meglio questi principi nella logica della procedura competitiv­a. Un’asta per ottenere il massimo su entrambi i fronti. E pur nella molteplici­tà delle proposte di acquisto, di fatto le possibili offerte sarebbero riconducib­ili a tre. Aziende interessat­e solo all’acquisto del marchio (senza impianti produttivi, né lavoratori); proposte di acquisto di marchio e Nuova Marelli (cioè il nuovo stabilimen­to per merendine di San Martino) e offerta complessiv­a per tutta la Melegatti. Base d’asta milionaria visto che solo il marchio è stato valutato tra i 4 e i 5 milioni di euro, ma Melegatti tra stabilimen­ti e know how dei suoi dipendenti vale molto di più. E proprio uno dei dipendenti ieri è entrato nello stabilimen­to per andare a girare il «lievito madre», per tenere vivo - in pratica - il cuore dell’azienda.

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In azienda Il pandoro Melegatti prima della paralisi produttiva

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