Esu, l’attivo è un tesoro da 12 milioni E si pensa a nuovi alloggi per studenti
Il dato effetto del commissariamento e dell’operazione Corti Maddalene
Dodici milioni messi da parte, soldi che finora non è stato possibile spendere. In tempi di vacche magre per tutti c’è un ente pubblico, in questo caso della Regione, che ha un tesoretto «vero». È l’Esu, l’ente per il diritto allo studio universitario. Quello di Verona è sopravvissuto, negli ultimi anni, a tentativi di accorpamento con Padova e Venezia (è ritenuto troppo «piccolo», per numero di dipendenti) ma nel frattempo ha risparmiato accuratamente. È un effetto, anche, del lungo commissariamento (dovrebbe finire fra qualche settimana), che ha reso impossibili le spese fuori dall’ordinaria amministrazione. E in questi giorni, il commissario Francesca Zivelonghi ha reso noto il bilancio e la quantità di servizi erogati. A catturare l’attenzione sono soprattutto quei 12.763.579 euro di avanzo amministrativo. Soldi che vanno spesi, perché arrivano dalle tasse (anche dal contributo degli studenti). La cifra è rilevante soprattutto se si considera quanto ha speso l’Esu in questi anni. L’ente si occupa fondamentalmente di due cose: vitto (le mense universitarie) e alloggio. La prima voce, nel 2017, ha prodotto uscite per 719mila euro, la seconda per 820mila euro. Due dati in linea con gli ultimi anni.
Fatti due conti, con quanto messo da parte, l’Esu potrebbe sopravvivere in piena autonomia per almeno sette anni. Una parte consistente della cifra è arrivata, spiega Zivelonghi, a seguito dell’operazione Corti Maddalene. Un palazzo storico di Veronetta che l’Esu ha ristrutturato e reso una residenza universitaria. «In quella circostanza - spiega Zivelonghi - l’ente ha potuto accedere a diversi finanziamenti. Tutto bloccato dal patto di stabilità».
In realtà, l’Esu si è già guardato attorno ipotizzando possibili impieghi del tesoretto. «Verranno utilizzati - prosegue Zivelonghi - per acquisizione di immobili: stiamo già valutando diverse possibilità». Si guarda sempre a Veronetta, dove è maggiore la richiesta e dove hanno chiuso, di recente, alcuni collegi gestiti da ordini religiosi (tra questi le Orsoline di via Mazza, il cui immobile sarà destinato ad altro uso da parte della diocesi).
Ma potrebbe essere rimpinguato anche il fondo per le borse di studio (che però viene gestito direttamente dall’università). «Per gli alloggi c’è una richiesta molto alta - fa sapere il commissario - al momento abbiamo 429 posti letto, ma nella lista d’attesa ci sono altrettanti studenti». Degli studenti ospitati dall’Esu, oltre la metà, 257, sono borsisti, cinquanta provengono da altri Paesi e sono a Verona col programma Erasmus. Ventidue inquilini sono docenti universitari e o visiting professor. Quanto alla ristorazione, sono stati erogati nelle nove mense (l’ultima, a Santa Marta, aperta lo scorso anno) 225mila pasti. Il bilancio solido ha comunque permesso all’Esu di investire 545mila euro in servizi non obbligatori per legge. Molte risorse sono andate in eventi organizzati insieme all’università, come 4 Job, che propone incontri diretti con le imprese, e a iniziative per l’orientamento e la mobilità internazionale.