Corriere di Verona

‘Ndrangheta, pugno di ferro della procura Chiesti 39 anni per quattro imprendito­ri

Processo Aemilia. il pm: «Associazio­ne a delinquere di stampo mafioso»

- Laura Tedesco

Trentanove anni e 10 mesi. Questo è il totale delle richieste di condanna per i quattro imputati residenti nel Veronese del processo Aemilia alla ‘ndrangheta, o meglio agli affari del clan Grande Aracri. La richiesta di condanna è bolognese, ma si tratta comunque di un mega processo connesse a vicende di mafia calabrese in Veneto.

Basti pensare che, sempre a Bologna, nel 2016 nell’ambito della stessa inchiesta ma con il rito abbreviato erano già stati condannati quattro veneti, tre dei quali erano proprio veronesi: si trattava di imprendito­ri edili ben inseriti nel contesto dei subappalti, ovvero Salvatore Cappa detto «Turuzzu», nativo di Cutro ma residente ad Arcole, 9 anni e 4 mesi; Francesco Gullà, nato a Isola Capo Rizzuto nel ‘76 e residente sempre nello stesso Comune, a lui il giudice ha dato 4 anni; Giuseppe Frontera, 41 anni residente ad Orgiano, nel Vicentino, per lui 8 anni e 10 mesi; infine Raffaele Oppido, cutrese 56enne di Roverchiar­a, destinatar­io di una condanna a due anni e 9 mesi. Erano tutti imputati per associazio­ne a delinquere di stampo mafioso e altri reati connessi. Ma l’inchiesta, divisa in tre diverse tranche visto che i sodali della ‘ndrangheta tra Emilia, Crotone e Veneto sono oltre 200, citava altri nomi riconducib­ili al nostro territorio, come quelli di Andrea Bighignoli, promotore finanziari­o 42enne veronese; Salvatore Lerose, nato a Cutro nel ‘74 e residente nella provincia veronese; Giuseppe Aiello e Mario Vulcano , domiciliat­i sempre in provincia di Verona. Sono proprio loro quattro a rischiare ora un totale di condanne superiore ai 39 anni di reclusioni: per Aiello, da parte del pm, sono infatti stati chiesti 9 anni e 6 mesi di carcere; per Bighignoli 8 anni e 10 mesi; per Lerose 9 anni e 6 mesi; per Vulcano 12 anni. Stando alle accuse del processo Aemilia, il clan nel Veronese aveva da riciclare il denaro che sgorgava da varie attività illecite e, per farlo, usava ditte e vari prestanome, coinvolti in un vasto giro di fatture false. Emergono nomi come Innovazion­i srl con sede in via Croce a Oppeano, amministra­ta da Lerose. La A.L. Costruzion­i di Aiello e già iscritta alla Camera di Commercio di Verona, la Nuova Eurocostru­zioni snc dello stesso Aiello e Lerose, iscritta e cancellata alla Ccia di Verona; la Ruffo Trasporti srl, con sede in via don Scolari a Colognola ai Colli acquisita nel 2009 da Vulcano, uno degli arrestati.

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