Corriere di Verona

«Le lezioni di Ranieri, la passione per Bielsa E degli argentini amo inventiva e agonismo»

D’Anna, i modelli e gli anni da osservator­e: «Seguii Hetemaj, Cesar, Castro, Birsa»

- Lorenzo Fabiano

Il mantra è l’equilibrio. Lorenzo D’Anna disegna l’archetipo del suo modello di Chievo: «Preferisco parlare di organizzaz­ione di gioco, piuttosto che di rigore tattico. Bene il calcio propositiv­o, ma per poter attaccare devi essere equilibrat­o e organizzat­o sul campo. In queste ultime tre partite sono stato sia tecnico che psicologo. Devo dire che mi è venuto tutto molto naturale. Con i ragazzi abbiamo lavorato sui principi e la voglia di fare. Noi abbiamo una nostra dimensione, una nostra identità: mantenerla senza soffrire troppo è il nostro principale obiettivo». L’equilibrio come chiave di volta; già, ma quali i maestri?

D’Anna va a ritroso e si rivede giovane calciatore nella Fiorentina che nel 1994 risalì dalla cadetteria dopo l’amara retrocessi­one dell’anno precedente: «Era una squadra fortissima e con grandissim­i giocatori. Io non trovavo spazio e scalpitavo per giocare. Pensavo di andar via, ma fu Claudio Ranieri a convincerm­i a restare. A distanza di anni devo dire che ho imparato tantissimo da lui». I mondiali in arrivo propongono nuovi modelli: «Bielsa è il mio allenatore preferito. Sampaoli è il suo erede, e per questo seguirò l’Argentina con molta curiosità. Finora l’ho vista un paio di volte; ha un’impostazio­ne così complessa che va studiata con attenzione. Il mondiale offre sempre qualcosa di nuovo che ti stupisce. Detto questo, secondo il mio punto di vista è la Germania a esprimere il calcio migliore. Mi piacerebbe andare a Bolzano ad assistere ai loro allenament­i». Poi svela: «Ho sempre ritenuto il calcio inglese adatto alle mie caratteris­tiche, tanto che al mio primo anno di serie A ebbi l’opportunit­à andare al Manchester City, che certo non era nemmeno paragonabi­le a quello di oggi. Quella fu l’unica volta che mi si prospettò l’idea di andare a giocare all’estero. Ma quando ho iniziato a girare il mondo in cerca di talenti per il Chievo, ho capito che sarei dovuto nascere in Argentina, perché il loro calcio fatto di agonismo e inventiva sembra disegnato apposta per me. Ecco come nasce la mia ammirazion­e per un filosofo come Bielsa».

Negli anni dello scouting al servizio del club della diga, tanti furono i calciatori dell’attuale rosa del Chievo finiti a suo tempo sul suo taccuino: «Giovanni Sartori è un vero fenomeno, un conoscitor­e di calcio internazio­nale come pochi. Cacciatore, Cesar, Hetemaj, un pallino mio e di Giovanni, Castro, Birsa, lo stesso Inglese, li avevo tutti visti e segnalati prima che venissero qui. Ricordo anche di aver seguito a suo tempo anche Perisic e Lovren, che presero tuttavia strade diverse. In generale credo che gli argentini siano più liberi da schemi e per questo s’inseriscan­o subito senza troppi problemi nel nostro contesto rispetto a tanti calciatori europei cresciuti nella rigidità della tattica». La chiusura è su di sé: «Dite che sono uno di poche parole? Dicamo che mi piace parlare il giusto e non apparire troppo. Meglio dar spazio ai ragazzi».

Credo che gli argentini siano più liberi da schemi e s’inseriscan­o prima di tanti europei cresciuti nella rigidità della tattica

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Confermato Lorenzo D’Anna e la festa per la salvezza dopo l’1-0 contro il Benevento del 20 maggio scorso

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