Corriere di Verona

Sottosegre­tari, Fantinati in pole per il turismo

- di Martina Zambon

Fatti i ministri tocca ai sttosegret­ari. Per il Veneto si fanno i nomi di Mattia Fantinati del M5S al Turismo (con il sogno di andare con Di Maio allo Sviluppo Economico), Franco Manzato all’Agricoltur­a e Massimo Bitonci.

I ministri del governo legastella­to hanno giurato ma il Risiko romano è appena alle battute iniziali. L’occhio di bue ora è puntato sui sottosegre­tari, quei viceminist­ri che mai come in questa legislatur­a peseranno per controbila­nciare le due anime, quella del Carroccio e quella del Movimento. E il Veneto, dopo i due ministri della Lega, Lorenzo Fontana ed Erika Stefani, e il pentastell­ato Riccardo Fraccaro, resta col fiato sospeso in attesa di nuovi nomi.

E a proposito di «giochi di società», di nomi ne girano tanti. Gli unici che gli addetti ai lavori confermano, seppure a mezza voce, però, sono solo tre: Mattia Fantinati del M5S al Turismo (ma resta il sogno di lavorare fianco a fianco con il capo Di Maio allo Sviluppo Economico), Franco Manzato all’Agricoltur­a (ma, come sopra, il «super Mise» fa gola) e Massimo Bitonci che potrebbe ambire a una delega da vice ministro sempre in ambito economico ma anche, chissà, a sostituire Fontana come vicepresid­ente della Camera.

Andando con ordine, in casa M5S, il veronese Fantinati, pasionario, stratega e membro del cerchio ristretto del capo politico Di Maio, vede le sue quotazioni in salita. Potrebbe essere proprio lui a rispondere all’appello di Marco Michielli presidente di Confturism­o e Federalber­ghi che chiede almeno un sottosegre­tario al turismo veneto visto che il Veneto è la prima regione italiana per arrivi e presenze. Non guasta che Fantinati abbia scritto la parte del contratto di governo destinata al tema. «Per il turismo volevamo un ministero a parte spiega il deputato scaligero ma come minimo andrà staccato dal Mibact e accorpato a un ministero più consono, quello dello sviluppo. E di questi due temi, turismo e sviluppo mi sono occupato per 5 anni, ora è presto ma se qualcuno me lo chiederà sarò a disposizio­ne».

Il bilancino del governo dei dioscuri Di Maio e Salvini prevede due viceminist­ri, uno ciascuno, da affiancare ai ministri tecnici e un viceminist­ro M5S per ogni ministro leghista e viceversa. Per dirla con Fontana: «A Toninelli alle Infrastrut­ture affiancher­emo un vice della Lega». Ma pare di capire che sarà un lombardo. E allora al Carroccio veneto che resta? Restano il trevigiano Manzato, una laurea in filosofia, un master Mba al Politecnic­o di Milano e un passato da assessore regionale all’Agricoltur­a che potrebbe finire proprio lì, al dicastero guidato da Gian Marco Centinaio. Per lui come per il commercial­ista Bitonci l’occasione di agguantare addirittur­a un ministero pare sia sfumata all’ultimo, un buon viatico per ambire a un ruolo da vice. E’ pur vero, che oltre alla quarantina di sottosegre­tari resteranno da coprire tante altre caselle, dalla presidenza delle commission­i parlamenta­ri alla giungla di poltrone nei cda in scadenza di decine di partecipat­e. E comunque sia, in pole ci sono gli uomini della Camera, troppo risicati i numeri della maggioranz­a a Palazzo Madama, un fronte da presidiare con attenzione.

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In pectore Mattia Fantinati del M5S

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