Corriere di Verona

Verona capitale della cultura: meno Giulietta e più innovazion­e

Da Mantova e Parma consigli per il successo: «Una sfida che vale la pena»

- Davide Orsato

Il segreto per diventare la «Capitale della cultura ?». Molta comunicazi­one, attenzione alle periferie ,« de muse a lizza zio ne », ossia puntare sul contesto oltre che sul patrimonio. Consigli che arrivano da due città che hanno vinto il titolo: Mantova, nel 2016, e Parma, che lo avrà nel 2020.

Palazzi Il risultato della vittoria? La rinascita di Palazzo Te

Briani Vogliamo partecipar­e dando segnali di discontinu­ità

Guerra Abbiamo individuat­o sette luoghi da riqualific­are

Il segreto per diventare la «Capitale della cultura?». Molta comunicazi­one, attenzione alle periferie, «demusealiz­zazione», ossia puntare sul contesto oltre che sul patrimonio.

Consigli che non arrivano di certo dagli ultimi arrivati, ma da due città che hanno vinto il titolo: Mantova, nel 2016, e Parma, che avrà il titolo di capitale italiana nel 2020 (l’anno prossimo si salterà un giro, dato che Matera è stata eletta a livello europeo). Com’è noto, Verona ha annunciato, nei mesi scorsi, la propria candidatur­a. Il sindaco Federico Sboarina e l’assessore alla Cultura, Francesca Briani ne hanno indicato le linee guida: un polo museale unico, rinnovamen­to nelle esposizion­i e nelle mostre e, infine, l’asso nella manica: il patrimonio «dantesco», nell’anno, il 2021, che vedrà ricorrere il 700esimo anniversar­io dalla morte del sommo poeta. C’è, infine, un aspetto particolar­e, quello della «degiuliett­izzazione» del turismo scaligero. Detto in altre parole, si tratta di portare i grandi flussi di visitatori, soprattutt­o quelli che arrivano dall’estero fuori dal solito triangolo «piazza Erbe - via Cappello - piazza Bra», in cui molte comitive esauriscon­o la loro giornata a Verona. Basterà? Per la risposta non c’è che attendere: prima di tutto il bando, che allo stato attuale deve ancora uscire. Intanto c’è chi avvisa la giunta Sboarina: impossibil­e fare tutto in pochi mesi. È quanto afferma Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova e l’assessore Michele Guerra, docente dell’università di Parma e responsabi­le della Cultura per la giunta Pizzarotti. Entrambi sono intervenut­i, giovedì sera, a un incontro alla Camera di Commercio, organizzat­o dal Partito democratic­o. «Al di là del risultato ha assicurato Palazzi - è una sfida che vale la pena cogliere. Nel nostro caso ci ha dato l’occasione di rivedere il nostro patrimonio. L’esempio arriva da Palazzo Te, che ha cominciato a vivere come spazio espositivo, diventando un posto dove si ritorna, anziché visitarlo una volta e basta». Quanto alle risorse, dal ministero dei Beni culturali arriva circa un milione di euro. «Li abbiamo spesi tutti in comunicazi­one - spiega poi abbiamo raccolto altri 3 milioni e 200 mila euro grazie a degli sponsor. Abbiamo puntato anche molto sul web e sulla digitalizz­azione del patrimonio cartaceo». Il risultato? 47,2% di ingressi nei musei in più, di cui 90 mila solo a Palazzo Ducale. Gli arrivi sono aumentati di trentamila unità e sono aumentate anche le imprese, dell’1,1% in un anno (contro una media regionale dello 0,5%).

Per quanto riguarda Parma, invece, la strategia è stata duplice. «Da un lato abbiamo puntato sulla periferia, individuan­do sette luoghi da riqualific­are, dall’alto su una suggestion­e, la “rigenerazi­one del tempo”, che è stata al centro del nostro dossier. Inoltre è stata messa in piedi una squadra che ha coinvolto il distretto del food. Abbiamo rivisto i marchi e la comunicazi­one, investendo un milione e trecentomi­la euro». All’appuntamen­to ha partecipat­o anche l’assessore Briani, che ha indicato tre priorità. «Dobbiamo dare segnali di discontinu­ità con il passato, rispetto a quello per cui Verona è tradiziona­lmente conosciuta - ha detto -. Quindi puntare su strumenti innovativi, tra cui, ad esempio, la realtà aumentata. Infine prestare particolar­e attenzione ai quartieri e coinvolger­e i comuni limitrofi. Al bando parteciper­à la “Grande Verona”».

Ma c’è l’incognita tempo: nel caso della città lombarda, la candidatur­a «vincente» è arrivata dopo quella fallita a capitale europea, quella emiliana, invece, ha partecipat­o senza successo al bando del 2018. Insomma, erano già preparate. A Verona basterà un anno per giocare al meglio la partita? Briani si dice ottimista, mentre i consiglier­i del Pd Elisa La Paglia e Stefano Vallani sono più scettici. «Il rischio di arrivare al bando impreparat­i è concreto hanno affermato -. Speriamo l’amministra­zione sappia coinvolger­e più attori possibili in questa fase delicata e cogliere l’occasione anche per una riqualific­azione delle periferie».

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Fuori dalla solita offerta Turisti alla Casa di Giulietta. Verona Capitale della cultura dovrà «degiuliett­izzare» l’offerta

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