Verona capitale della cultura: meno Giulietta e più innovazione
Da Mantova e Parma consigli per il successo: «Una sfida che vale la pena»
Il segreto per diventare la «Capitale della cultura ?». Molta comunicazione, attenzione alle periferie ,« de muse a lizza zio ne », ossia puntare sul contesto oltre che sul patrimonio. Consigli che arrivano da due città che hanno vinto il titolo: Mantova, nel 2016, e Parma, che lo avrà nel 2020.
Palazzi Il risultato della vittoria? La rinascita di Palazzo Te
Briani Vogliamo partecipare dando segnali di discontinuità
Guerra Abbiamo individuato sette luoghi da riqualificare
Il segreto per diventare la «Capitale della cultura?». Molta comunicazione, attenzione alle periferie, «demusealizzazione», ossia puntare sul contesto oltre che sul patrimonio.
Consigli che non arrivano di certo dagli ultimi arrivati, ma da due città che hanno vinto il titolo: Mantova, nel 2016, e Parma, che avrà il titolo di capitale italiana nel 2020 (l’anno prossimo si salterà un giro, dato che Matera è stata eletta a livello europeo). Com’è noto, Verona ha annunciato, nei mesi scorsi, la propria candidatura. Il sindaco Federico Sboarina e l’assessore alla Cultura, Francesca Briani ne hanno indicato le linee guida: un polo museale unico, rinnovamento nelle esposizioni e nelle mostre e, infine, l’asso nella manica: il patrimonio «dantesco», nell’anno, il 2021, che vedrà ricorrere il 700esimo anniversario dalla morte del sommo poeta. C’è, infine, un aspetto particolare, quello della «degiuliettizzazione» del turismo scaligero. Detto in altre parole, si tratta di portare i grandi flussi di visitatori, soprattutto quelli che arrivano dall’estero fuori dal solito triangolo «piazza Erbe - via Cappello - piazza Bra», in cui molte comitive esauriscono la loro giornata a Verona. Basterà? Per la risposta non c’è che attendere: prima di tutto il bando, che allo stato attuale deve ancora uscire. Intanto c’è chi avvisa la giunta Sboarina: impossibile fare tutto in pochi mesi. È quanto afferma Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova e l’assessore Michele Guerra, docente dell’università di Parma e responsabile della Cultura per la giunta Pizzarotti. Entrambi sono intervenuti, giovedì sera, a un incontro alla Camera di Commercio, organizzato dal Partito democratico. «Al di là del risultato ha assicurato Palazzi - è una sfida che vale la pena cogliere. Nel nostro caso ci ha dato l’occasione di rivedere il nostro patrimonio. L’esempio arriva da Palazzo Te, che ha cominciato a vivere come spazio espositivo, diventando un posto dove si ritorna, anziché visitarlo una volta e basta». Quanto alle risorse, dal ministero dei Beni culturali arriva circa un milione di euro. «Li abbiamo spesi tutti in comunicazione - spiega poi abbiamo raccolto altri 3 milioni e 200 mila euro grazie a degli sponsor. Abbiamo puntato anche molto sul web e sulla digitalizzazione del patrimonio cartaceo». Il risultato? 47,2% di ingressi nei musei in più, di cui 90 mila solo a Palazzo Ducale. Gli arrivi sono aumentati di trentamila unità e sono aumentate anche le imprese, dell’1,1% in un anno (contro una media regionale dello 0,5%).
Per quanto riguarda Parma, invece, la strategia è stata duplice. «Da un lato abbiamo puntato sulla periferia, individuando sette luoghi da riqualificare, dall’alto su una suggestione, la “rigenerazione del tempo”, che è stata al centro del nostro dossier. Inoltre è stata messa in piedi una squadra che ha coinvolto il distretto del food. Abbiamo rivisto i marchi e la comunicazione, investendo un milione e trecentomila euro». All’appuntamento ha partecipato anche l’assessore Briani, che ha indicato tre priorità. «Dobbiamo dare segnali di discontinuità con il passato, rispetto a quello per cui Verona è tradizionalmente conosciuta - ha detto -. Quindi puntare su strumenti innovativi, tra cui, ad esempio, la realtà aumentata. Infine prestare particolare attenzione ai quartieri e coinvolgere i comuni limitrofi. Al bando parteciperà la “Grande Verona”».
Ma c’è l’incognita tempo: nel caso della città lombarda, la candidatura «vincente» è arrivata dopo quella fallita a capitale europea, quella emiliana, invece, ha partecipato senza successo al bando del 2018. Insomma, erano già preparate. A Verona basterà un anno per giocare al meglio la partita? Briani si dice ottimista, mentre i consiglieri del Pd Elisa La Paglia e Stefano Vallani sono più scettici. «Il rischio di arrivare al bando impreparati è concreto hanno affermato -. Speriamo l’amministrazione sappia coinvolgere più attori possibili in questa fase delicata e cogliere l’occasione anche per una riqualificazione delle periferie».