Corriere di Verona

Artuso, se il rugby è un derby in famiglia

Eccellenza, il capitano del Verona è figlio del dg e bandiera patavina

- Lorenzo Fabiano

Marco Artuso ha 26 anni, gioca da terza linea nel Verona rugby. Padovano scuola Petrarca, è un figlio d’arte: suo padre Giuseppe è dg ed ex colonna del Petrarca Padova. La prossima stagione, in Eccellenza, sarà derby in famiglia.

Marco Io nato col pallone da rugby, ma essere figlio d’arte non è stato facile Beppe Alla promozione di Marco con Verona ho pianto per la gioia

La vita è fatta di sogni. Vedi la tua cometa, la insegui, sembra lì a un tiro di schioppo ma lentamente si allontana facendosi sempre più piccola. Tuttavia, quando stai per arrenderti succede che accorci le distanze, ritrovi coraggio, l’afferri e t’illumini. La cometa in questione è la coppa tricolore che Marco Artuso, capitano del Verona Rugby, ha alzato al cielo una settimana fa allo Stadio Mirabello di Reggio Emilia.

Quella cometa è la metafora del suo sogno, realizzato tra i saliscendi di un lungo cammino. Marco, lo chiamiamo al telefono: «Scusa, ma ora non posso parlare. Sono da un cliente. Ci possiamo sentire tra mezz’ora?» ci risponde con garbo a bassa voce, mostrando un pudico rispetto verso di noi e soprattutt­o quel cliente cui si trova davanti. Il fascino del rugby è anche questo. Mattina e pomeriggio li passi come uno dei tanti che si fanno in quattro al lavoro, perché prima di ogni altra cosa c’è una pagnotta da portare a casa; non conta se sei il capitano di una squadra che ha appena vinto il campionato di serie A e che dopo 55 anni si è guadagnata un posto nell’Eccellenza del rugby italiano. Le passioni hanno i loro orari, non prima delle 18.00: prima i doveri, poi i piaceri. Vecchia scuola.

Marco Artuso ha ventisei anni, gioca da terza linea; altezza 185 per un peso di 95 chili, le sue misure. Padovano scuola Petrarca, Marco è un figlio d’arte. Suo padre Giuseppe, calabrese di origine ma padovano di adozione, è stato una bandiera Petrarchin­a, sia da giocatore (236 presenze in 19 anni, cinque scudetti negli anni ottanta), che da allenatore (Cadetti prima e Under 18 poi) e da dirigente (direttore generale in carica). Nel 1987 Beppe Artuso era in campo ad Auckland con la maglia azzurra contro gli All Blacks nella partita inaugurale del primo storico mondiale di rugby mai disputato. Finì 70-6 per i neozelande­si, che segnarono 12 mete (una di John Kirwan divenne mito) e conquistar­ono poi in modo trionfale il titolo. Gli azzurri, con giocatori come Bettarello, Cuttitta, Ghizzoni, e Masciolett­i, batterono poi le Isole Fiji e uscirono dal quel primo mondiale tutto sommato a testa alta. In dodici anni di nazionale, Beppe totalizzò 31 presenze.

Quella degli Artuso è una storia di padre in figlio, perchè la palla ovale a casa loro sta in tavola come il cesto del pane: «Sono nato con un pallone da rugby. Mio papà è stato il mio allenatore in campo e a casa. Ho iniziato a giocare quando avevo otto anni - ricorda oggi Marco -. Ho fatto tutte le giovanili al Petrarca, prima di stare con mio padre due anni a Rubano e successiva­mente un anno a Roma tra le fila della Lazio: quindi ho fatto rientro alla casa madre. Giocavo tra i Cadetti del Petrarca, ma avevo iniziato a lavorare ed ero ormai deciso a smettere, quando due anni fa è arrivata la proposta di Verona. Sono molto contento di essere qui e dei risultati che abbiamo raggiunto. Il progetto è qualcosa di unico nel panorama del rugby italiano. Dopo la vittoria di Reggio, mio padre mi ha inviato un bellissimo messaggio. Non è mai stato facile per me essere considerat­o “il figlio di...”. Anche per questo, mi sento orgoglioso di quanto abbiamo fatto». Orgoglio condiviso da suo padre Beppe: «La conquista dell’Eccellenza e la vittoria del campionato sono state una grande emozione. Da padre è una gran bella soddisfazi­one vedere un figlio riuscire a ritagliars­i un suo spazio. Non era facile con un papà dal passato “ingombrant­e” come il mio. Il Verona Rugby lo seguo da vicino, ovviamente per Marco, ma anche per l’amicizia che mi lega al presidente Raffaella Vittadello e suo marito Vladimir Payano. Stanno portando avanti un progetto fantastico».

Marco lavora come commercial­e per una ditta di distribuzi­one di prodotti per i capelli. La nostra chiacchier­ata prosegue tra una visita da un cliente all’altro: «Ringrazio il nostro presidente che mi ha dato la possibilit­à di ripartire. Io vivo a Padova, felicement­e fidanzato; Verona la conosco poco, giusto la strada per arrivare al campo di Parona e Piazza delle Erbe dove di solito andiamo a festeggiar­e le vittorie. La mia settimana si divide tra lavoro e allenament­i, quest’anno tre alla settimana, l’anno prossimo quattro. Da Padova arriviamo io, Zago, Furia, e Pavan (lui ci raggiunge da Treviso), ci troviamo alle 18 e partiamo per Verona. Il titolo tricolore ci ripaga di tanti sacrifici. Ora ho bisogno di staccare la spina. A luglio ci raduneremo per la nuova stagione». In Eccellenza Marco e Beppe si ritroveran­no, ma questa volta uno di fronte all’altro nel derby di famiglia che vedrà la matricola Verona Rugby sfidare il monumental­e Petrarca Padova («Per me sono dei fratelli» dice Marco). Bel quadretto, a cornice ovale.

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 ??  ?? Scuola di famiglia Marco Artuso, 26 anni, terza linea, sale col Verona in Eccellenza. Beppe Artuso, dg del Petrarca, vanta 5 scudetti da giocatore
Scuola di famiglia Marco Artuso, 26 anni, terza linea, sale col Verona in Eccellenza. Beppe Artuso, dg del Petrarca, vanta 5 scudetti da giocatore
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