Partecipate, ora tocca ai manager I contratti dei dg al vaglio del Comune
Task force al lavoro, verifiche su Solori, Acque Veronesi e Verona Mercato
Tira aria di tempesta attorno a quasi tutti i direttori generali delle Aziende partecipate del Comune di Verona.
Siamo nel mezzo di nomine presidenziali: delicatissima e incerta quella dell’Amia, mentre è stata da poco chiusa non senza risentimenti politici quella di Acque Veronesi. Ma evidentemente la giunta comunale vuole controllare con la lente d’ingrandimento anche la situazione dei vertici tecnici aziendali.
E così, una copia di tutti i contratti di lavoro dirigenziali in essere è stata fatta pervenire al terzo piano di Palazzo Barbieri, dove una piccola task force li sta spulciando uno per uno.
Come ricorderete, si era partiti, mesi addietro, col traumatico allontanamento dall’Agec del direttore generale, Maria Cristina Motta.
Quella vicenda è adesso davanti ai giudici del lavoro, coi bookmaker (anche politici) che danno leggermente favorita la Motta per una vittoria legale. Ma per saperne di più bisognerà ovviamente aspettare la sentenza.
Un altro contratto sotto esame è quello di Alessandro Tatini, direttore dell’Agenzia di riscossione Solori. Due settimane fa, il 16 maggio, la consigliera del Movimento 5 Stelle, Marta Vanzetto, aveva presentato un’interrogazione in consiglio comunale, paragonando appunto il «caso Tatini» al «caso Motta», e affermando che pure il direttore di Solori (come, secondo quanto sostiene la giunta, la dottoressa Motta) sarebbe stato assunto «in assenza di qualsivoglia selezione pubblica comparativa».
E sotto questo punto di vista, anche la posizione del dottor Tatini è adesso all’esame dei tecnici municipali.
Il direttore di Solori è toscano ma è arrivato a Verona dopo aver gestito fino al 2014, come direttore generale, la Soris Spa, la società di riscossioni del Comune di Torino quando il capoluogo piemontese era guidato da Piero Fassino. Il suo stipendio lordo annuo è di 240 mila euro.
Sotto esame anche il contratto del direttore di Acque Veronesi, Francesco Berton, il cui contratto di lavoro scadrebbe peraltro già nel corso del prossimo anno, consentendo in ogni caso, subito dopo, di dar luogo alla selezione pubblica per trovare il successore.
Lo stipendio annuo lordo del direttore Berton è di 160 mila euro lordi l’anno, più un compenso variabile legato al risultato di 32 mila euro.
Situazione simile anche per un protagonista storico della vita cittadina, il direttore di Verona Mercato, Paolo Merci, anche lui con la prospettiva di una successiva selezione pubblica da affrontare assieme ad altri candidati.
Il compenso lordo annuo del direttore di Verona Mercato ammonta a 153.811, 93 euro.
Risulta ancora non assegnata, invece, la carica di direttore generale dell’Azienda veronese più importante, ossia l’Agsm.
Poche settimane fa, il consigliere comunale di Verona Civica, Tommaso Ferrari, aveva chiesto lumi sulla situazione «ma mi è stato risposto – racconta - che non ci sono tempistiche certe, mentre in un mercato come quello dell’energia che si avvia alla liberalizzazione, il protrarsi di un vuoto aziendale di questo tipo è estremamente deleterio per la città. E noi – conclude il consigliere Ferrari - dopo aver congelato la fusione con i vicentini di Aim, ora siamo ancora in stallo con il direttore generale, uno stallo che fa male a Verona».
Tornando all’esame dei contratti direttoriali, in corso al terzo piano di Palazzo Barbieri, c’è da rilevare infine che, in alcuni casi, la situazione sarebbe complicata da «collaborazioni esterne» che verrebbero mantenute (ma il condizionale è d’obbligo, aspettando i risultati dei controlli in corso) da parte di chi dovrebbe invece lavorare in esclusiva per l’Azienda di cui è alla guida. E anche questo sarà appunto un elemento da sviscerare, nei prossimi giorni, da parte dei dirigenti di Palazzo Barbieri.