Fa causa a papà per la paghetta e la perde
Una causa per vile denaro vista da una parte. La rivincita di un figlio verso un padre che non c’è stato, vista dall’altra. A chiedersi cosa possa spingere un trentenne a pretendere 900 euro di paghetta da papà, ne possono venire in mente tante. «Ma qui di sociale non c’era nulla» spiega l’avvocato Stefano Marrone, difensore dell’anziano genitore, dopo che il tribunale di Padova ha dato ragione al suo assistito: «Giusto è che a un certo punto si debba provvedere da soli a se stessi senza pesare sul genitore».
Genitore, è giusto ricordare, di un figlio non subito riconosciuto. Il giovane aveva chiesto 230 mila euro per affrontare università e master. E il tribunale all’inizio gli ha dato parzialmente ragione, costringendo l’anziano ad assicurargli 300 euro di assegno mensile. Ma il giovane si è rivolto di nuovo ai giudici nel tentativo di triplicare la somma. «A quel punto ricostruisce Marrone - io ho chiesto invece di eliminarla. Ed è ciò che è stato fatto». «Ma bastava uno solo degli orologi della collezione del padre milionario per pagargli l’università. E soprattutto che si presentasse ad una sola udienza per conoscere il ragazzo, perché è la vera cosa in cui lui sperava» capovolge le carte l’ex avvocato del trentenne Patrizia Bissi.