Corriere di Verona

Rugby, la doppia vita dei campioni balzati in Eccellenza

Tra allenament­i, lavoro e studio, le vite dei ragazzi di coach Zanichelli

- Lorenzo Fabiano

Benvenuti nel microcosmo della palla ovale. Vite così simili in campo, così diverse fuori. Un esempio? Trovi chi come Matteo Olivieri, il rugby lo condivide con la spirituali­tà degli studi in seminario, oppure chi come Enrico Tomei, si dedica a piaceri decisament­e più terreni in un ristorante di cucina romana a Verona. Non dovesse bastare, prendete poi un ragazzo d’Irlanda e un friulano di Guascogna; metteteli a fianco di uno studente Trasteveri­no e di un ingegnere veronese che dividono le loro vite tra campo, studio e lavoro. Ne escono quattro storie che fotografan­o la realtà del Verona Rugby neopromoss­o in Eccellenza.

La bandiera

Trentasei le primavere di Enea Braghi, il decano del gruppo, seconda linea, «Veronese de soca» come si definisce lui che è della Valpantena. Con la conquista dell’Eccellenza festeggia quest’anno le nozze d’argento di militanza nel sodalizio scaligero. Ricordi che partono dalle scuole medie quando Enea a 11 anni scopre la palla ovale: «Ho fatto le giovanili e ho debuttato in Prima Squadra nel 2000 quando eravamo in C1. Dieci anni fa, mai avrei pensato di arrivare dove siamo ora. A Piacenza nel giorno della promozione ho rivisto tutti questi 25 anni. Ho pianto come un bambino». Una laurea in Ingegneria Elettrica al Politecnic­o di Milano; sposato con Margherita, papà del piccolo Lorenzo e di Beatrice arrivata giusto un mese fa: «Il rugby è il mio sport ma l’ho sempre tenuto separato dal resto della mia vita, fatta di studio, lavoro e affetti. Attualment­e lavoro per un’azienda di Valeggio, e almeno due/tre volte la settimana sono lontano da casa. Ora che la stagione è finita posso godermi la famiglia».

Il trasteveri­no

Essere della Lazio in un feudo romanista come Trastevere non è poco. Lì ventisei anni fa nasce Ruben Riccioli, terza linea-centro e «100% Lazio». Nonno rugbista (due scudetti negli anni ‘40 con la Roma) e un papà chef di fama internazio­nale. «Ho iniziato a giocare a rugby a 11 anni. In Eccellenza ho debuttato con la Rugby Lazio, dove sono cresciuto» ricorda Ruben. Il ragazzo veste l’azzurro ai mondiali juniores 2011 e 2012 e dopo 3 anni e mezzo lascia Roma per salire a Mogliano, realtà di alto livello dove rimane due stagioni, meritandos­i due chiamate prima con le Zebre e poi con il Benetton Treviso in Pro 12. Poi è la volta di Verona: «Studio Economia, all’università mi trovo molto bene. Quando è arrivata la proposta del Verona Rugby ho accettato subito perché è un progetto pazzesco, unico in Italia. Ora penso a studiare e passare gli esami. Vorrei laurearmi il prossimo anno. I social? No grazie. Tengo alla privacy e non mi va di perdere tempo».

Il cielo d’Irlanda

Nato a Belfast ventisette anni fa, James McKinney è stato il gran colpo dell’estate. Mediano d’apertura, ha visione di gioco e il goniometro nel piede destro. I primi calci col XV del Campbell College di Belfast dove è suo padre John ad allenarlo: «Mi ha insegnato ogni cosa. Devo tutto a lui. È venuto dall’Irlanda a vedere la finale di Reggio Emilia» dice. Gli studi in legge alla prestigios­a Queen’s University della capitale nordirland­ese, l’approdo nel Pro 12 con la maglia dell’Ulster Rugby e con la nazionale irlandese under 20 tra Sei Nazioni e Campionati del Mondo. Calca i campi della Championsh­ip inglese con i Rotheram Titans e Jersey, ma due seri infortuni alla spalla e al ginocchio lo mettono ko. Un futuro incerto, dubbi amletici; poi lo sbarco a Verona: «Ero fermo da tempo, quando il Verona Rugby mi ha dato l’opportunit­à di ripartire. Verona è stupenda, la gente molto simpatica, e poi ci sono tante belle ragazze. Parlo ancora poco l’italiano ma prometto di migliorarl­o»

Il gigante di Guascogna

Tolosa è il cuore del rugby d’Oltralpe. Da lì parte la storia di Jean Francois Montauriol, 35 anni, seconda linea, gigante di due metri di altezza. Padre francese e mamma friulana, come James anche Jeff è condotto sulla via della palla ovale dalla passione del papà. A Tolosa «Jeff» rimane otto anni vincendo il titolo nazionale nel 2008: «Sì, ma non giocavo» ridacchia. Quindi lo sbarco in Veneto, prima Veneziames­tre, quindi Rovigo (tre finali scudetto perse contro il Petrarca) e due a Treviso. Nel gennaio 2009 debutta in azzurro nel Sei Nazioni nel tempio di Twickenham. A Verona è arrivato lo scorso gennaio: «Giocavo a Firenze. Sono separato e volevo stare più vicino a mio figlio che vive a Treviso e alla mia compagna di Mestre che a ottobre darà alla luce una bambina. Non vedo l’ora di fotografar­la dentro la coppa che abbiamo vinto. È il mio primo trofeo».

Ritratti

La bandiera Braghi lavora in una ditta di Valeggio, Riccioli studia Economia, McKinney pensava di smettere, Montauriol ha girato mezzo Veneto

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In alto a sinistra la «bandiera» Enea Braghi e a fianco Ruben Riccioli. Qui sotto a sinistra l’irlandese James McKinney e a destra il francese Juan Francois Montauriol
Protagonis­ti In alto a sinistra la «bandiera» Enea Braghi e a fianco Ruben Riccioli. Qui sotto a sinistra l’irlandese James McKinney e a destra il francese Juan Francois Montauriol
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