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L’idea di aprire due vasche per luglio e il sogno Fin
Salvate il soldato Lido. È ridotto male, rimetterlo totalmente in sesto potrebbe costare almeno un paio di milioni di euro, c’è chi dice anche tre - stime ufficiali ancora non ci sono - e l’ultima idea del Comune, cioè provare ad aprire due vasche su quattro entro fine mese per salvare la stagione estiva 2018, sembra uno scatto contro il tempo per non dire un’impresa quasi disperata. La piscina più amata dai veronesi (surrogato della spiaggia per chi non poteva permettersi il mare) non sembra potersi aggrappare nemmeno al sogno - forse condiviso dal Comune stesso - di Alberto Nuvolari, direttore del confinante Centro Federale, ossia che la Federazione italiana nuoto voglia rilevare il Lido per ampliare il proprio centro - palestra di campioni come Federica Pellegrini creando lì in viale Colonnello Galliano una mega struttura dove ospitare anche eventi di portata mondiale. «È un sogno - conferma Nuvolari - e se n’era parlato anni fa quando una gara per la gestione del Lido andò deserta, ma capisco anche le esigenze della Fin, perché l’esborso sarebbe di qualche milione di euro». Altri privati che potrebbero farsi avanti? Sin qui, zero.
E allora si resta a quell’idea del Comune: provare ad aprire entro fine mese la vasca natatoria di fianco a quella olimpionica - c’è da rifare l’80 per cento del fondo - e una delle due vasche per i bambini - qui il 50 per cento del fondo. «Faremo il possibile», diceva ieri l’assessore allo Sport, Filippo Rando, durante un sopralluogo che nell’ottica del Comune serviva a «dimostrare in che condizioni ci è stato riconsegnato il Lido». Lido ch’è stato riconsegnato il 29 maggio scorso dalla Sporting Club Verona srl di Enrico Cremonesi, lui che già il 9 maggio scorso spiegava molto chiaramente al Corriere di Verona: «Aspettiamo ancora una risposta dal Comune sul progetto esecutivo del parco acquatico, in due anni e mezzo abbiamo investito un sacco di soldi e gli incassi delle stagioni non hanno coperto le spese. La struttura è bruttissima, disastrata. Non possiamo che chiamarci fuori». Uno sfogo visto che a fine giugno del 2015, durante l’amministrazione della giunta guidata da Flavio Tosi, la Sporting s’era aggiudicata la concessione del Lido per 25 anni riaprendolo dopo due anni di inattività. La situazione della struttura, all’epoca, era se possibile peggiore di quella odierna. La via per la riqualificazione totale era stata individuata proprio nel progetto di un parco acquatico. Via ora naufragata. È noto come Sporting e nuova giunta comunale parlino ora per avvocati: sarà eventualmente il giudice, dunque, a stabilire chi ha ragione. E ieri Cremonesi ribadiva: «Quando l’abbiamo ricevuto il Lido era messo peggio di oggi». Dice Rando: «Quello che c’interessa adesso è restituire ai veronesi il Lido e garantirne la funzionalità. Non è solo la piscina storica della città ma anche il luogo in cui tante generazioni hanno passato le loro estati e imparato a nuotare, uno spazio che per molti, come il sottoscritto, ha un valore affettivo. Proviamo a salvare la stagione. Poi vedremo se si può fare una nuova gara». Ma salvare la stagione, e forse anche trovare un nuovo privato interessato a una struttura così grande vecchia e costosa, pare un’impresa disperata.
Rando È molto difficile ma proviamo ad aprire per l’estate: poi l’ipotesi di un nuovo bando