Corriere di Verona

Trapianti, ai veneti il record della generosità «Donano anche i nonni»

Campagna della Regione, le risposte alle paure più diffuse

- Michela Nicolussi Moro

«Io dispongo che del mio corpo la scienza possa usufruire al meglio. Però a una condizione: la certezza che, quando ciò accadrà, io sia davvero morto». Sono le ultime volontà scritte da un paziente ricoverato in un ospedale veneto su un foglio, a poche ore dalla sua morte trovato a casa dal fratello. E consegnato ai medici che avevano appena chiesto ai familiari la disponibil­ità a donare gli organi del loro caro. La storia è emblematic­a perché rappresent­a il timore più grande che frena le donazioni: il pensiero che possano venire prelevati gli organi a malati magari in coma ma ancora in vita.

Ed è una delle domande alle quali rispondono gli esperti sul sito del Centro regionale trapianti (www.crtveneto.it), in questi giorni impegnato nella campagna di sensibiliz­zazione «La tua scelta è vita che rinasce», promossa da Palazzo Balbi con spot radiofonic­i, cartelloni­stica e lanci su web e giornali. «Prima di tutto non c’è diagnosi più certa di quella di morte — spiega il dottor Giuseppe Feltrin, coordinato­re del Centro regionale trapianti — è l’unica certificat­a dalla legge. E segue il periodo di osservazio­ne post mortem, che dura sei ore ed è affidata ad una commission­e indipenden­te composta da tre esperti. Quanto all’espression­e di volontà, noi non obblighiam­o le persone a donare, ma a le esortiamo a informarsi e a esprimere il proprio sì o no esplicitam­ente, perché la legge italiana non prevede il silenzio-assenso».

Sul sito si possono trovare anche i numeri dei coordinato­ri delle équipe di trapianti ai quali chiedere delucidazi­oni e l’elenco delle serate di informazio­ne al pubblico organizzat­e con l’Aido e particolar­mente apprezzate. «Il popolo veneto è molto generoso — rivela Luca Coletto, assessore alla Sanità — la percentual­e di rifiuti alla donazione nella nostra regione si attesta al 16%, contro il 28% di media nazionale. L’auspicio è di migliorare ulteriorme­nte, per salvare anche il 10%-15% di pazienti che ancora muore in lista d’attesa. Donare gli organi è un atto di civiltà ed etico». Una scelta nel 2017 concretizz­ata in 171 donazioni di organi, 3.558 di tessuti e 650 trapianti eseguiti.

Per smaltire ulteriorme­nte le liste d’attesa, la Regione ha poi recepito il decreto del 16 febbraio scorso con cui il ministero della Salute ha introdotto la possibilit­à per i pazienti positivi al virus Hiv di ricevere rene, fegato, pancreas, polmone o cuore da donatori con la stessa infezione, purché non malati da tumore. Un’opzione in più che la giunta Zaia ha autorizzat­o le Aziende ospedalier­e di Padova e Verona a mettere in pratica, anche se ancora non è capitata l’occasione.

Ma come si fa a donare? Le modalità sono cinque: sottoscriv­ere un modulo disponibil­e all’Usl di appartenen­za; riportare l’assenso su un foglio bianco datato e firmato e tenerlo sempre con sé; sottoscriv­ere l’atto olografo dell’Aido; compilare il tesserino blu (scaricabil­e on line) del ministero della Salute; far inserire la propria volontà al rinnovo della carta d’identità, nel Comune di residenza. «Quest’ultima modalità è facilitata dalla diffusione del documento elettronic­o, che conterrà il dato nel microchip — illustra Feltrin —. I Comuni già attivi sono 233 e hanno raccolto 103.498 dichiarazi­oni, che sommate alle 22.564 registrate dalle Usl e alle 217.042 iscritte dall’Aido raggiungon­o un totale regionale di 343.104. Sale poi a 450 il numero di municipali­tà che hanno aderito all’iniziativa: abbiamo già formato 971 dipendenti delle Anagrafi».

Va molto bene anche la donazione da vivente, con gesti quotidiani di grande amore da parte di sorelle, fratelli, mariti e mogli che donano soprattutt­o reni ma anche parte del fegato a parenti o coniugi, risparmian­do loro l’incubo delle liste d’attesa. E dopo aver ricevuto il via libera dal giudice. E poi il grande cuore del Veneto sforna ogni anno almeno due o tre donatori «samaritani», che regalano una nuova vita a qualcuno senza conoscerne l’identità. «Si tratta di soggetti generalmen­te di mezza età — spiega ancora il coordinato­re del Centro regionale trapianti — persone risolte, che hanno famiglia, figli, una vita serena e vogliono completare il loro percorso aiutando chi è stato meno fortunato». Non è semplice trovare tutti gli organi richiesti, anche perchè la loro sopravvive­nza arriva a 15 anni e quindi spesso il paziente deve affrontare un secondo trapianto. E allora si ricorre anche ai donatori anziani: oggi l’età media è di 70 anni e mezzo, ma l’anno scorso si sono utilizzati gli organi pure di nonni di 87 e 89 anni. Il 35% dei donatori è over 70.

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La campagna Da sinistra il dottor Giuseppe Feltrin, coordinato­re del Centro regionale Trapianti, e l’assessore Luca Coletto davanti al visual di «La tua scelta è vita che rinasce»
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Al lavoro Un’equipe di medici durante un trapianto

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