Memoria e storia: il museo della Grande Guerra
Il progetto unico a livello nazionale sarà inaugurato il 3 novembre. «Un racconto che si ispira a modelli francesi e del Nord Europa». Oltre all’esposizione, itinerari sui luoghi delle battaglie
Impalcature ovunque, a circondare villa Pisani a Montebelluna. Dentro, un indaffarato muoversi di pittori con rullo e vernice, muratori e restauratori con attrezzi di rifinitura. In giardino, bancali e ancora attrezzi. Villa Pisani diventerà in pochi mesi il museo veneto della Grande Guerra.
Ieri il sindaco di Montebelluna Marzio Favero con il caschetto blu della sicurezza in testa ha tenuto a battesimo quello che diventerà il «Memoriale» veneto della Grande Guerra. La data di inaugurazione c’è già: il prossimo 3 novembre, lo storico giorno in cui a Villa Giusti di Padova venne firmato l’armistizio. Data simbolica, come simbolico è il monumento, «scelto per raccontare la prima guerra mondiale e costruirne la memoria, un progetto unico a livello nazionale», spiega la direttrice del Museo, Monica Celi. E la filosofia espositiva è spiegata dal sindaco Favero, che oltre a vestire la fascia tricolore, è intellettuale e storico. «I memoriali fascisti consideravano la guerra come una fiamma purificatrice, la valorizzavano - spiega - . Questo memoriale usa categorie inverse: recuperiamo la memoria ferita, anche di questa villa che fu ospedale militare in una città che patì sessanta bombardamenti, partendo dalla memoria delle 17 milioni di persone morte in quel conflitto». Un racconto storico che si ispira a modelli francesi e del Nord Europa e che si svilupperà per 24 sale in una villa oggetto di un radicale restauro, che ha riportato alla luce affreschi preziosi di cui si era totalmente persa memoria. Sono 24 le sale tematiche, articolate in 2100 metri di percorso. Ecco alcuni flash. Dopo l’ingresso, la sala due sarà dedicata al contemporaneo, la sala tre all’Ottocento e alla Belle Epoque, la quattro l’assassinio di Francesco Ferdinando, la quinta alla cronologia della Grande Guerra. Ma poi ci sono sale dedicate alla retorica della guerra e quindi al conflitto reale, con la guerra di posizione e quindi quella tra cielo e mare. La decima sala è dedicata alla geografia e alla geologia del conflitto, l’undicesima ai panorami di guerra e poi via via si parla di soldati, del loro quartier generale, della propaganda, del teatro della memoria, della società che cambia. Desterà curiosità la parte dedicata alle prostitute: immagini che raccontano di bordelli dove le donne erano l’ancora di salvezza di tanti giovani uomini. E poi ancora il dominio della ricerca declinato per le comunicazioni, per le armi, e il dominio della tecnica con la guerra documentata e la medicina. Fino alla fase della costruzione e della memoria che chiude il ciclo tornando al contemporaneo. «Ma non solo Memoriale, la villa sarà il centro da cui partiranno i percorsi dedicati alla grande guerra e ai luoghi delle battaglie», annunciano. Già dal parco della villa che lo ospita è possibile salire al Montello, affacciandosi così sulla piana del Piave. Ripercorrendo la vicina, vecchia ferrovia cantata dalla «Tradotta» (e oggi recuperata come pista ciclabile) si raggiunge Nervesa della Battaglia, con la memoria di Francesco Baracca e dei primi combattimenti aerei della storia. Si può salire sino a Cima Grappa e al Sacrario