Hellas, arriva Grosso Filosofia e tattica del nuovo tecnico
Hellas, biennale per l’ormai ex tecnico del Bari. E resta Matos
VERONA L’ultimo campione del mondo passato per Verona ha fatto la storia, sul campo, dell’Hellas. Luca Toni, arrivato nell’estate del 2013, ha segnato vagonate di gol in gialloblù, battendo tutti i record e conquistando anche, in una straordinaria seconda giovinezza calcistica, il titolo di capocannoniere della Serie A. Se Fabio Grosso, da allenatore, dovesse ripeterne le imprese, il Verona si garantirebbe delle stagioni di gran festa. Intanto, però, c’è un primo obiettivo da inseguire: la promozione. Ed è per lottare per questo traguardo che Grosso, a breve, diventerà ufficialmente il tecnico dell’Hellas, sottoscrivendo un contratto biennale, dopo che è stata trovata con il Bari la quadra per svincolarlo dal club biancorosso. Lo scoglio della clausola rescissoria da onorare per svincolarlo sarà aggirato o con il pagamento di un indennizzo contenuto o con l’ingaggio di un giocatore del Bari: non è un problema, l’intesa di massima c’è e mancano soltanto i dettagli per il via libera a un’operazione fortemente voluta da Maurizio Setti.
L’annata di Grosso si è chiusa con l’eliminazione nei quarti di finale dei playoff di B, causata dal pareggio per 2-2 con il Cittadella, due domeniche fa, e da quel momento la trattativa è decollata. Epilogo amaro, l’uscita dagli spareggi, per il Bari e per la sua guida in panchina, di una stagione in cui l’andamento è stato in altalena, tra grandi prestazioni e inattesi rallentamenti. La prima esperienza come allenatore tra i professionisti, dopo il percorso fatto nella Primavera della Juventus, si è contraddistinta, sul piano tattico, per Grosso, sulla base di una linea di partenza: il modulo, un 4-3-3 in cui il centravanti non è una boa fisica, ma un riferimento mobile, votato al dialogo con i centrocampisti e le ali. Un compito, questo, che a Bari è stato spesso affidato al «veterano» Floro Flores – con in alternativa l’ex del Verona Nenê –, con il supporto di due esterni iper-offensivi quali Galano e Improta, capaci di garantire un cospicuo bottino di gol: proprio loro, e in particolare Galano, hanno fatto da grimaldelli designati nel gioco di Grosso. Un’impostazione d’attacco che ha permesso al Bari di esprimersi in modo spumeggiante, ma che l’ha anche costretto a correre molti rischi in difesa. E qui è emersa un’ulteriore caratteristica del Grosso allenatore, ovvero l’elasticità. Per coprirsi maggiormente in difesa, infatti, è passato per alcune partite al 3-5-2 – assetto caro a Serse Cosmi, primo maestro di Grosso ai tempi del Perugia –, alimentato dalla gran corsa dei terzini, in particolare di Djavan Anderson, olandese volante non per modo di dire. Non è, quindi, Grosso, un tecnico rigido, tant’è che all’occorrenza ha adottato anche il 3-4-3, in una versione aggiornata del classico WM, con due mediani di sostanza a proteggere i tre difensori. In questo si nota l’impronta che deriva dagli insegnamenti di Marcello Lippi, sempre abile a gestire i gruppi che ha avuto a disposizione in una carriera sontuosa a seconda dell’identità degli uomini in organico. Anche Fabio Pecchia (pure lui un allievo di Lippi), peraltro, nei suoi due anni all’Hellas ha variato molto spesso modulo e idee, sebbene la linea difensiva a 3 sia stata adottata di rado, e perlopiù in condizioni di emergenza. La scelta è risultata meno forzata per Grosso, teorico e pratico di un calcio in cui i laterali sono chiamati a spendersi in un moto perpetuo lungo le fasce e i tagli delle ali sono il propellente per creare pericolosità in zona avanzata.
E proprio da quest’area di campo, non per caso, è arrivato il primo tassello del nuovo Verona firmato Grosso: il prestito (con diritto di riscatto) di Ryder Matos dall’Udinese è stato formalizzato ieri. Un Hellas di corridori con qualità, che muova la palla a terra e che unisca tecnica e forza fisica: questo è il progetto di Grosso. Ora tocca a Tony D’Amico, il ds gialloblù con cui ha un rapporto di ferro, saldato attorno ad una conoscenza ventennale, consegnargli una rosa in grado di metterlo in pratica.