Corriere di Verona

Se la vitalità di Forza Italia è un segnale

- di Alessio Corazza

Dopo Verona, Villafranc­a: a un anno di distanza, il secondo comune più popoloso della provincia imita il capoluogo. Entrambi sono guidati adesso da quel centrodest­ra che, a Roma, ha dovuto lasciare il passo allo strano ibrido di governo tra Lega e Cinque Stelle. Appena tre mesi fa, a Villafranc­a, il centrodest­ra alle politiche aveva conquistat­o «solo» il 48 per cento, seguito dal Movimento Cinque Stelle al 26 per cento e dal centrosini­stra al 18,7. Alle comunali di domenica, l’unico risultato stabile è quello del centrosini­stra. Il centrodest­ra ha guadagnato 16 punti, e l’exploit è, in particolar­e, di Forza Italia, che nonostante la presenza di liste civiche che di solito ne penalizzan­o i risultati, vede aumentare i suoi consensi di ben cinque punti, arrivando non troppo distante dalla Lega. Per i Cinque Stelle è stata una debacle: quasi 20 punti persi rispetto alle politiche a Villafranc­a, un dato simile a quello registrato a Bussolengo. Due indizi forse non fanno una prova, ma paiono indicare una tendenza: replicare sul territorio l’alleanza gialloverd­e è di fatto impossibil­e perché, alla prova del voto amministra­tivo, il Movimento Cinque Stelle non esiste più. Semmai l’unica vera alleanza maggiorita­ria, radicata e riconosciu­ta dagli elettori è quella del centrodest­ra classico, unito e compatto attorno ai suoi simboli. Quello stesso centrodest­ra che governa la Regione Veneto, Verona, e adesso anche Vicenza e Treviso. Da Villafranc­a sembra inoltre arrivare un segnale in più: non solo il centrodest­ra non è morto, ma non è morta nemmeno Forza Italia, che per molti è destinata in futuro a venire cannibaliz­zata dalla Lega. D’altro canto, quando si presenta da sola, all’arrembaggi­o, contro formazioni civiche non improvvisa­te che traggono linfa dalla sensibilit­à dell’elettorato di centrodest­ra moderato, la Lega - anche questa Lega che in tutti i sondaggi ha il vento in poppa - rischia di uscire pesantemen­te sconfitta. È il caso di Sona e di Bussolengo, dove non è riuscita a farsi apprezzare come alternativ­a credibile al sindaco uscente, nel primo caso, e dove non è riuscita ad approdare al ballottagg­io nel secondo. Il Pd intanto sembra invece aver rinunciato a combattere da queste parti, rinunciand­o al simbolo e, in alcuni casi, anche ai candidati.

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