Sant’Antonio, il vescovo: «C’è troppa violenza sui social»
E’ stata una festa di Sant’Antonio legata alla realtà quotidiana, alla fatica del vivere, ai problemi del lavoro, della giustizia, ma anche al potere dei social network, spesso usati male, quella celebrata ieri a Padova alla presenza di oltre 50mila fedeli (10mila i panini benedetti e 2mila le bottigliette di acqua benedetta distribuiti dai cento volontari in Basilica, 10mile le ostie consacrate). Nella messa mattutina il vescovo Claudio Cipolla ha richiamato all’ordine anche i mass media: «C’è un aspetto in particolare della guarigione sociale che mi sta a cuore in questo tempo: la possibilità di ricominciare a vivere per le persone che hanno sbagliato. Nella mia vita ho incontrato carcerati, falliti, emarginati, persone che spesso hanno maturato la consapevolezza del loro errore. Sono tante le norme scritte e non scritte che regolano la condizione di chi ha sbagliato e ha pagato per questo. Per chi ha ruoli pubblici spesso c’è l’impedimento a svolgerli nuovamente, ed è comprensibile quando in gioco ci sono grandi responsabilità. Ma non sempre le regole prevedono questo: chi sbaglia, a volte in piccolo, è sottoposto a una pena eterna e universale, anche per i meccanismi (non necessariamente voluti) della comunicazione. Il pubblico peccatore o il colpevole di qualche reato per l’opinione pubblica rimane tale per sempre, anche quando si pente e ripara il male fatto o ha pagato il proprio debito con la giustizia. Mi piacerebbe pensare a una città e a una comunità — ha incalzato il vescovo — dove per chi ha sbagliato, ha pagato e si è ravveduto, ci sia il perdono. Ma spesso i percorsi di rinascita non sono aiutati dai meccanismi comunicativi». Quindi il passaggio sui Social: «Il mondo della comunicazione oggi ha una caratteristica particolare: è fatto anche da noi. Ciascuno può far sentire la propria voce, ogni volta che si trova su un social e digita parole, inserisce un video, registra un audio: ma qualcuno si esprime talvolta in modo indecente e permettendosi una violenza verbale devastante. Non indugiamo all’insulto, all’offesa, al giudizio superficiale, alla condanna eterna».
Ha invece segnato il debutto alla festa del Santo del nuovo delegato pontificio, monsignor Fabio Dal Cin, e del sindaco Sergio Giordani, la messa solenne del pomeriggio, celebrata dal ministro provinciale dei frati minori conventuali, padre Giovanni Voltan. «Vogliamo essere qui per provocazione — ha annunciato il padre rettore Oliviero Svanera — perché l’intercessione di Antonio si trasformi in volontà civile, politica, religiosa economica». Poi la processione per le vie del centro bardate a festa, «graziata» dalla pioggia. Del resto Antonio è il santo dei miracoli.